En attendant Draghi

Giovanni Boggero

Le Borse europee ieri hanno chiuso in calo, complici le incertezze sul vertice Ue di oggi e domani: Francoforte meno 0,57, Parigi meno 0,11, Milano meno 1,24. Ora più che mai gli occhi degli investitori sono tutti puntati sulla seduta di oggi del consiglio direttivo della Bce.

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    Le Borse europee ieri hanno chiuso in calo, complici le incertezze sul vertice Ue di oggi e domani: Francoforte meno 0,57, Parigi meno 0,11, Milano meno 1,24. Ora più che mai gli occhi degli investitori sono tutti puntati sulla seduta di oggi del consiglio direttivo della Bce, impegnata in un delicato bilanciamento tra la difesa dell'ortodossia monetaria e una decisa iniezione di pragmatismo, così come atteso dai mercati. Secondo alcuni analisti, i dati congiunturali e le affermazioni recenti del presidente Mario Draghi lasciano presagire che l'Eurotower possa procedere a un nuovo taglio dei tassi di interesse, portando dall'1,25 all'1 per cento quello di rifinanziamento. Certo è che la strada inaugurata il mese scorso sembra ormai segnata. Sul tavolo del consiglio ci sono però anche altre decisioni scottanti – di cui si discuterà oggi in un pre summit straordinario con Draghi, Sarkozy e Merkel – alla luce del raffreddamento dell'economia previsto per il 2012. Secondo quanto anticipato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, per evitare la stretta creditizia la Bce potrebbe anche allargare l'orizzonte temporale dei prestiti agli istituti di credito da tredici mesi a due o forse tre anni e mitigare le regole sui collateral richiesti alle banche per l'emissione dei prestiti. Sul versante dei titoli di stato sembra invece improbabile che Francoforte possa manifestare già nel corso dell'odierna seduta l'intenzione a un acquisto illimitato sul mercato secondario. Nonostante gli avvertimenti sulla fragilità dell'Euroarea, diramati dall'agenzia di rating S&P's, le mosse dell'Eurotower che riguardano la stabilità finanziaria sono rimandate alla fine del vertice del Consiglio europeo, che tra le altre cose potrebbe anche decidere di attribuire una licenza bancaria all'Esm, il Fondo di stabilizzazione permanente sulla cui entrata in vigore ancora si sta negoziando. Come Draghi ha dato a intendere la settimana scorsa, se si dovesse raggiungere un accordo credibile per ridurre sensibilmente la possibilità per gli stati membri di accumulare ogni anno deficit fiscali, la Bce potrebbe forse imbracciare il famoso “bazooka” per liberare temporaneamente dalla pressione dei mercati i paesi più colpiti.

    Il che avverrebbe sempre “nel pieno dell'indipendenza” dell'istituto, secondo la formula cara alla cancelliera tedesca. Nicolas Sarkozy invece, secondo fonti dell'Eliseo, ha voluto leggere nel monito di S&P's di due giorni fa ai paesi a tripla A un invito  implicito alla Bce ad agire subito.

    Intanto però anche in Germania, dove il rischio di una politica monetaria inflazionistica è solitamente preso molto sul serio, mercati e giornali economico-finanziari paiono attendere con una certa trepidazione le scelte dell'italiano Draghi. Il quotidiano Handelsblatt, martedì, ha pubblicato la consueta tabella del tasso di interesse suggerito dal suo personale “consiglio ombra”, composto da quindici economisti che operano in istituzioni finanziarie o di ricerca europee di primo piano. Tutti, a parte il capo economista di Commerzbank, Jörg Krämer, si dicono a favore di un taglio dei tassi da parte della Bce. Tra i tedeschi favorevoli c'è anche il professor Gustav Horn, intervistato a novembre dal Foglio: “Non è tempo per una discussione sui principi – spiega Horn – Se non succede in fretta qualcosa, tra sei mesi ci ritroviamo senza Unione monetaria”. Non diversa l'opinione degli economisti che hanno risposto al sondaggio del Financial Times Deutschland. Ventidue su trentatré si dicono convinti che la Bce abbasserà i tassi. Tra loro anche Guntram Wolff, vicedirettore del think tank Bruegel, per il quale il tasso di interesse principale andrebbe ridotto subito di 75 punti base. La sensazione è che anche in Germania stia crescendo la consapevolezza che solo un forte intervento di Francoforte possa salvare l'Eurozona e la locomotiva tedesca, la cui Banca centrale – la Bundesbank – è sempre più esposta verso l'Eurosistema. Senza contare che, visto il ricalcolo dei criteri di ricapitalizzazione delle banche da parte dell'Eba, il governo tedesco sarebbe ora pronto a riaprire i battenti del fondo di sostegno alle banche (SoFFin) istituito nel 2008.

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