Ai tifosi lo spezzatino, ai giocatori il panettone

Rio Paladoro

“Si chiude stasera un turno di serie A durato 74 ore. Un campionato spalmato che resiste alle critiche dei nostalgici e delle curve: audience da record, pubblico allo stadio costante, allenatori che si adattano. Indietro non si torna più”. Queste parole scriveva Repubblica, uno dei tanti giornali saliti sul carro del “weekend spezzatino”

    “Si chiude stasera un turno di serie A durato 74 ore. Un campionato spalmato che resiste alle critiche dei nostalgici e delle curve: audience da record, pubblico allo stadio costante, allenatori che si adattano. Indietro non si torna più”. Queste parole scriveva Repubblica, uno dei tanti giornali saliti sul carro del “weekend spezzatino”. Piace da matti, a tutti, almeno così sembra, il fine settimana di partite non-stop: da venerdì sera a lunedì sera. Calcio senza sosta, in un calendario che ha abbandonato i match concentrati la domenica pomeriggio. Ma allora uno si chiede: se davvero l'Italia è così vogliosa di adeguarsi allo spezzatino inglese, perché anche quest'anno, tra Natale e l'Epifania, la serie A va in letargo? In tutto il mondo è quello il periodo in cui si chiede ai giocatori il maggior “sacrificio”. In Italia no. Perché?