Votare non basta, se nessuno vuol mettere la faccia su riforme di “lacrime e sangue”

Giuliano Zincone

Per scongiurare il conflitto d'interessi, dovrebbe dimettersi dalla Juventus. Dopodiché, Gianluigi Buffon sarebbe un premier perfetto. Certo, è di destra, ma ha un seguito entusiasta, ampiamente bipartisan, ed è un emblema della coesione Nazionale. Nello spot televisivo (che è ciò che conta) si presenta come un moderato, né troppo liscio né troppo frizzante: sarebbe un presidente Ferrarelle. Che egli sia affidabile lo sa ogni tifoso.

    Per scongiurare il conflitto d'interessi, dovrebbe dimettersi dalla Juventus. Dopodiché, Gianluigi Buffon sarebbe un premier perfetto. Certo, è di destra, ma ha un seguito entusiasta, ampiamente bipartisan, ed è un emblema della coesione Nazionale. Nello spot televisivo (che è ciò che conta) si presenta come un moderato, né troppo liscio né troppo frizzante: sarebbe un presidente Ferrarelle. Che egli sia affidabile lo sa ogni tifoso.

    Oltretutto potrebbe guardare Sarkò dall'alto in basso, senza temere le sue risatelle, che forse hanno ricordato a Berlusconi il verso immortale di Mogol/Battisti: “Un sorriso, e ho visto la mia fine sul tuo viso”. Altrimenti, come affronteremo la procella? Il diktat europeo ci infligge “sangue, sudore e lacrime” à la manière dell'antico Churchill. Ma gli italiani, asserragliati nelle loro pizzerie (non esageriamo con i ristoranti, Cavaliere!), non sentono il rombo della Luftwaffe, né sono disposti a “se faire foutre chez les Grecques”. Antonio Di Pietro si è già ribellato contro i sacrifici, bollandoli come “macelleria sociale”. Suppongo che Vendola parlerà, come minimo, di norcineria.

    Osserviamo le ipotesi. 1) Al primo scoglio (oggi), l'opposizione diserta l'Aula e lascia al governo il fardello delle misure impopolari. Dopodiché, vota la sfiducia e, comunque vada, provoca la crisi, perché il governo non può durare, se beccheggia con la maggioranza di tre voti; 2) Si allestisce un gabinetto di larghe intese che (en passant) garantirebbe la pensione ai parlamentari. Bersani ha già detto che Gianni Letta e Schifani non potrebbero presiederlo, perché sono di centrodestra. Casini afferma che non si può fare a meno del Pd. Dunque, rieccoci al vecchio compromesso storico. Premier Mario Monti (e chi sennò?).

    Resta da vedere se i partiti di questa coalizione (politica: finché c'è un Parlamento, non esistono governi “tecnici”) oseranno accollarsi le responsabilità delle riforme, da quelle soprattutto simboliche (niente vitalizi per i parlamentari, dimezzamento del loro numero, prosciugamento dei loro stipendi, etc.) a quelle strutturali: tassa sui grandi patrimoni, abolizione delle province e delle pensioni d'anzianità (qui la Lega scappa), dismissione dei beni statali (anche delle aziende?), eccetera. Oltre al prelievo forzoso sui risparmi, ai licenziamenti, ai tagli sulla spesa pubblica. Le piazze, suppongo, si riempirebbero di indignados; 3) Elezioni anticipate.

    Bisognerà abolire il Porcellum (o no?). Bisognerà affrontare un paio di mesi di campagne elettorali ferocissime, e allestire coalizioni che, inevitabilmente, litigheranno al loro interno, producendo paralisi e nuove sfiducie internazionali. Non ci resta che Buffon, con pieni poteri da capitano: “Provideant consules”, dicevano gli antichi, quando arrivava la tempesta.