Scusate l'interferenza

Giuliano Ferrara

Baricco l'ha fatta grossa. E' così belloccio, così talentuoso nel parlare e porgersi, così moderno (anche oscenamente jobsiano, una mela morsicata incarnata), che forse gli faranno grazia di insulti e linciaggi. Preferiranno ignorarlo, come sta già accadendo, deformarlo o rubricarlo sotto la dicitura: follie d'una serata; per poi imporgli una qualche correzione di tiro da agitare come lo scalpo della menzogna che deride la verità.

Leggi I nostri autoinganni di Alessandro Baricco - Leggi Renzi e la sua carta di identità

    Baricco l'ha fatta grossa. E' così belloccio, così talentuoso nel parlare e porgersi, così moderno (anche oscenamente jobsiano, una mela morsicata incarnata), che forse gli faranno grazia di insulti e linciaggi. Preferiranno ignorarlo, come sta già accadendo, deformarlo o rubricarlo sotto la dicitura: follie d'una serata; per poi imporgli una qualche correzione di tiro da agitare come lo scalpo della menzogna che deride la verità. Ma noi non possiamo evitare di interferire, e di comminargli un'onesta e sinistra approvazione.

    Il Foglio ha posizioni conservatrici, e uno stile che non prevede se non per grave errore da sanzionare parole come “stoppare”, americanismi come “conservativo” e altre deviazioni dal Logos universale di lingua italiana. La stessa idea di un appello ai giovani che non sia suffragato dall'agitazione di uno scudiscio, stavolta da scuola inglese, ci fa accapponare la pelle. L'idea di spingere a osare, farsi avanti, e magari prima del tempo e dell'esperienza, ci rende spaesati e scettici. Però, oltre che un giornale conservatore, siamo un giornale radicale.

    Anzi pensiamo, in inaudita sintonia con il nuovo Alessandro Baricco, che nel mondo contemporaneo nessuno è stato così radicale e libertario come i conservatori, dalle riforme dell'attore di Hollywood e della figlia del droghiere, Reagan e la Thatcher, allo smantellamento dell'old labour del pimpante e ormai ricchissimo Tony Blair, fino alla sterminata serie di atteggiamenti profetici e liberanti, e di gaffe e barzellette, che hanno costellato la parabola di Berlusconi, parole e fatti. Sono quelli che hanno giocato con i bianchi, che hanno rischiato, che hanno dato una mano ai deboli immettendo mobilità nella società, che hanno vinto tutte le partite tranne l'ultima, perché c'è sempre un'ultima partita fatta apposta per farti perdere.

    Se parafrasiamo e parodizziamo con simpatia il pensiero di un maestro che non ci riguarda è perché qualche volta succede. Succede che dalla tribuna che non ti aspettavi arriva la parola che non ti aspettavi. E la sorpresa è fun, se Baricco permette, è l'anima del teatro, è il colpo di scena, la cosa per la quale vale la pena di pagare il biglietto. Sicché anche i più tosti odiatori del club letterario dell'Italia che si piace dovranno riconoscersi in quell'accento di sincerità, di devozione anche tecnica al vero della politica, presente nel discorso alla Leopolda che pubblichiamo qui sopra.

    Lo scrittore che si è rotto di fare il tenore su uno spartito senza fantasia, senza inventiva, pieno di rancorosi interdetti vocali, di stecche inverosimili, di battute e frasi moralmente sghembe e demopedagogiche, si è assunto le sue responsabilità e in sette minuti ha seppellito con semplicità, e una vanità garbata che alla fine non guasta, milioni di chilometri quadrati di sciocchezze su carta di cui sono pervasi i giornali e i libri correnti, per non parlare delle vere e finte icone televisive, degli scrittori ispirati al banalmente corretto (il genere lagnoso di un Saviano), dei direttori che hanno fatto della torinesità un'arte agguerrita del perdere bastonando molto, e sempre immergendosi in una risentita infelicità di gruppo foriera di enorme tristezza costituzionale, degli opinionisti che inseguono la giovinezza del mondo cantando l'etica pro domo propria, e di quelli che chiedono la promozione di un colpo di stato e di quelli che leggono Kant la sera e se ne vantano, senza sapere che la sera Kant era esausto per le sue cene con i mercanti, altrettanto nutrienti del suo spirito critico esercitato sulla ragione pura,  e per la infinita curiosità con cui si rifaceva il sangue illuminista in enormi abbuffate con i Lavitola della Prussia orientale. Ecco, Baricco ha messo a posto il suo mondo, il che è un contributo notevole a ridimensionare tutto ciò che è pretenzioso, abnorme, arrogante, esteticamente sproporzionato nel partito intellettuale a cui Baricco appartiene. 

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.