Così Pannella se la ride di chi scruta il futuro radicale

Redazione

Marco Pannella guarda in tv Gianni Alemanno che parla di polizia a Roma, spegne le luci di Torre Argentina e fuma una sigaretta. Marco Pannella sale in macchina nella notte mentre la botticella attraversa la piazza. Marco Pannella cammina nel buio, saluta il tizio che gli dice “daje”, si fa fotografare come un turista, ascolta il giovane che declama “semo straggnieri nella nostra nazione”, dice che Tunisi è “casa sua”, si rallegra di “fare da valium” al signore che gli contesta le “ore di chiacchiere” a Radio Radicale e guarda una “palmetta” piantata nel '66.

    Marco Pannella guarda in tv Gianni Alemanno che parla di polizia a Roma, spegne le luci di Torre Argentina e fuma una sigaretta. Marco Pannella sale in macchina nella notte mentre la botticella attraversa la piazza. Marco Pannella cammina nel buio, saluta il tizio che gli dice “daje”, si fa fotografare come un turista, ascolta il giovane che declama “semo straggnieri nella nostra nazione”, dice che Tunisi è “casa sua”, si rallegra di “fare da valium” al signore che gli contesta le “ore di chiacchiere” a Radio Radicale e guarda una “palmetta” piantata nel '66.

    E' il Pannella-attore che interpreta se stesso nel video “Marcodoppiozero” di Guido Votano – doppiozero come la farina buona, spiega Pannella. “Marco sei un mito”, “Marco non mollare”: era una notte di fine estate, e ancora l'uomo della strada non si era scatenato contro il Marco presunto “traditore”. L'innocenza è “conquista del vecchio”, diceva Pannella da giovane – ed è forse per tributo a quella massima che, nelle settimane precedenti al congresso di Radicali italiani (da domani al primo novembre a Chianciano Terme), Pannella s'è fatto protagonista di una sequela di più che innocenti “marameo”.

    Più che innocenti nel senso di pensati e motivati in tutta la loro provocatorietà – e infatti Pannella sorride, se qualcuno li trova colpevoli, e a Lucia Annunziata che a “In mezz'ora” sbuffa a sentir nominare la parola “regime”, ripete che l'accusatore è a sua volta innocente, ché “la partitocrazia”, “ladra di verità”, non permette di informarsi. E dunque marameo fa Pannella non a chi gli sputa ma a chi pensa che a sputargli sia stato un black bloc. Erano “italiani brava gente”, ha detto. “Se io avessi avuto le informazioni che avevano loro”, ha aggiunto, “di sicuro mi sarei sputato”.

    Pazienza se sui siti radicali infuria il lancio d'insulti che neanche alla vecchia Radio Bestemmia (allora Pannella diceva che in quegli insulti “c'era il paese” e ora spiega il “no” all'Aventino del Pd e ribadisce il “no” al governo Berlusconi – da cui tuttavia va a cena perché, dice, da Berlusconi “i Radicali magneno, s'abbuffano, trattano grana” e trovano “ascolto” sui temi “dei quali avremmo voluto parlare con il Pd”: “ascolto” sull'amnistia come chiave per l'interruzione dello “stato di illegalità” e “ascolto sulla riforma elettorale su cui tormenta il Pd – “non dicevate che eravate per il doppio turno alla francese?”).

    “E' il Pd che ha preferito il Vaticano a noi” Marameo, dunque, pure a Rosy Bindi che ai Radicali ha dato di “stronzi”: “Noi non siamo delle merde”, dice Pannella a Lucia Annunziata che vorrebbe parlare di future alleanze, e però Pannella insiste sul “ricatto immondo” accettato ai tempi di Veltroni. Sono “loro” (il Pd) “ad aver chiuso con noi per avere Casini, il Vaticano e la Confindustria”, dice Pannella, e non “noi ad aver chiuso con loro”. Ma la domanda è già tormentone: con chi andrete? Le solite ipotesi sulla rivalità Pannella-Bonino riaffiorano (ma Bonino dice le stesse cose di Pannella in forma istituzionale) e la lettera di convocazione congressuale fa sfoggio di baldanza: “Arriviamo a questo appuntamento consapevoli di essere ancora oggi i più attrezzati a governare” (il segretario Mario Staderini informa che non ci sarà Pier Luigi Bersani: “L'anno scorso ci hanno mandato Rosy Bindi e il buongiorno si è visto dal mattino. Chi arriverà stavolta?”).

    Di linea politica al Congresso ovviamente si parlerà, ma a casa Pannella non è (mai) così semplice: c'è chi, nel mondo radicale, dice che a spingere per il “no” all'Aventino sono stati soprattutto i deputati radicali e non il corpaccione del partito, chi ipotizza lo scenario dei Radicali divisi e sparsi tra i due poli, chi fa notare che l'“Aventino” mostra un Pd sempre più diviso e bloccato sulle riforme economiche, chi ricorda che Pannella ha sempre sognato l'“alternativa liberale”, chi dà per scontata una “maggiore indipendenza” dei gruppi parlamentari radicali e chi rammenta che i Radicali, già negli anni Novanta, raccoglievano firme per la riforma pensionistica e parlavano di abolizione di articolo 18 (motivo per Marco Cappato, consigliere comunale radicale nella Milano di Pisapia, dice: “Verrebbe naturale sfidare entrambi i poli sulle nostre proposte politiche”). Intanto Pannella fa marameo pure ai dietrologi e punta per così dire “alto” (e ad altro): la sua priorità, ha detto come leader del Partito radicale transnazionale, è “fare verità” sulla morte di Gheddafi.