Davanti a Real e Barcellona. Perché il primo posto del Levante non è solo un caso

Francesco Caremani

Un allenatore semi sconosciuto, un'economia di guerra (così la definiscono in società) e una rosa piena zeppa di ex. Non sarà l'elisir di lunga vita, ma è il mix che permette al Levante di guardare Real Madrid e Barcellona dall'alto in basso, dopo anni vissuti nella periferia del calcio. Risultato che fa gridare al miracolo sportivo.

    Un allenatore semi sconosciuto, un'economia di guerra (così la definiscono in società) e una rosa piena zeppa di ex. Non sarà l'elisir di lunga vita, ma è il mix che permette al Levante di guardare Real Madrid e Barcellona dall'alto in basso, dopo anni vissuti nella periferia del calcio. Risultato che fa gridare al miracolo sportivo, non solo per la formazione allenata da Juan Ignacio Martinez, ma anche per le vicissitudini economiche che la seconda squadra di Valencia (anche se è nata un decennio prima) ha patito alcuni anni fa, rischiando il fallimento.

    E' una storia epica quella dei blaugrana valenziani, che durante la guerra civile videro lo stadio completamente distrutto, ma i giocatori sopravvissero iniziando un cammino fatto, a tratti, anche di dilettantismo; questa è la settima partecipazione al massimo campionato spagnolo. Sull'orlo del fallimento (2007-08), con l'italiano Gianni De Biasi in panchina, arriva la retrocessione nella Liga Adelante insieme alla clamorosa protesta dei giocatori rimasti senza stipendio. La società aveva contratto nei loro confronti un debito di 18 milioni di euro, così decisero d'iniziare la partita contro il Deportivo La Coruna senza muoversi per alcuni secondi, occuparono gli spogliatoi del Città di Valencia dormendoci e minacciarono di non scendere più in campo, rischiando di finire nell'ultimo campionato dilettantistico.

    Due stagioni in purgatorio, il ritorno nella Liga e quest'anno l'ingaggio di Juan Ignacio Martinez, che le cose migliori le aveva fatte con il Cartagena, Segunda B. In squadra qualche promessa dimenticata e capitani di lungo corso come Farinos (ex Valencia e Inter), del Horno (ex Athletic Bilbao e Chelsea), Juanfran (ex Celta e Ajax), Xavi Torres (ex Barcellona e Malaga) e Koné (ex PSV e Siviglia). Per un valore di mercato poco superiore ai 34 milioni di euro, penultimo nella Liga davanti al Rayo Vallecano e dietro il Racing Santander. Tanto per fare un esempio, la rosa del Barcellona ha un valore di mercato di 606.100.000 euro, quella del Real Madrid di 531.000.000.

    Ben cinque giocatori sono in prestito, Aranda, del Horno, Farinos, Barkero ed El Zhar sono arrivati a parametro zero, mentre Felipe Caicedo è stato ceduto al Lokomotiv Mosca per 7,5 milioni di euro, chiudendo la campagna acquisti con un più 6.250.000. Il Barcellona ha speso 60 milioni (meno 15.750.000), il Real Madrid 55 (meno 47 milioni). La scorsa stagione il Levante, neopromosso, ha ceduto e acquistato giocatori solo a parametro zero. Situazione che non gli ha impedito di accumulare 61 milioni di euro di debiti, come tutti i club spagnoli (chi più, chi meno), ma di non essere tra gli otto che rischiano il fallimento, come Maiorca, Betis Siviglia e Real Sociedad. Conti della serva a parte, Juan Ignacio Martinez resterà negli annali del club valenziano, per averlo portato in testa alla classifica per la prima volta, dopo 102 anni di storia. Non solo, era dal 1979 (Diaz Novoa con lo Sporting Gijon) che un allenatore spagnolo non iniziava così bene il campionato con sei vittorie, due pareggi e la miglior difesa (solo 3 gol subiti). Con i dovuti distinguo sembra il corrispettivo spagnolo dell'Udinese, ma non ditelo a Guidolin.