Le tre regine all'Opera, ma in un cinema

Giuseppe Pennisi

Da qualche giorno l'opera si può vedere al cinema. Grazie alla tecnologia, infatti, è possibile assistere alla stagione del Metropolitan Opera di New York in diretta. Il programma è in funzione con successo già da quattro anni in 54 paesi (e in 1600 sale) tra cui Russia, Israele, Cina, Cipro, Repubblica Domenicana, Marocco, Slovenia e S. Thomas nelle Isole Vergini. Con l'Italia si aggiungono 42 grandi schermi. Per tutti i dettagli, basta andare al sito.

    Da qualche giorno l'opera si può vedere al cinema. Grazie alla tecnologia, infatti, è possibile assistere alla stagione del Metropolitan Opera di New York in diretta. Il programma è in funzione con successo già da quattro anni in 54 paesi (e in 1600 sale) tra cui Russia, Israele, Cina, Cipro, Repubblica Domenicana, Marocco, Slovenia e S. Thomas nelle Isole Vergini. Con l'Italia si aggiungono 42 grandi schermi. Per tutti i dettagli, basta andare al sito.

    Perché l'Italia è rimasta sino a ora fuori?
    Da un lato i “teatri di tradizione”, quelli più piccoli e in gran misura di provincia, temevano la concorrenza tra una “Traviata” casereccia e uno spettacolo del Met. Da un altro, è nato il circuito solo italiano, quello dei micro-cinema, per lo più sale parrocchiali dismesse in piccoli centri che mostravano l'opera in diretta da teatri italiani oppure in dvd su grande schermo.

    Ma chi difende l'esistente perde sempre. Nel caso specifico le esperienze del Met digitale negli altri paesi mostrano che lo strumento non fa perdere pubblico all'opera dal vivo, anzi ne porta di nuovo, giovane. Chi ha visto e ascoltato, per esempio, Anna Netrebko in digitale in “Anna Bolena” di Gaetano Donizetti (lo spettacolo inaugurale), vuole vederla dal vivo. In Italia, in questi ultimi anni, si sono viste di frequente le opere del cosiddetto “ciclo delle regine Tudor” di Donizetti, cioè “Anna Bolena” (Verona, Palermo, Trieste), “Maria Stuarda” (Roma, Macerata, Milano, Catania) e più raramente “Roberto Devereux” (Roma, Bergamo). Riascoltate in sequenza, l'una dopo l'altra, le tre “Regine” hanno una grande presa.

     In Anna Bolena il virtuosismo vocale domina su una scrittura orchestrale a servizio della voce. E' una delle opere che più hanno contribuito al successo di Maria Callas (che ne accentuava le tonalità gravi, per scolpire una personalità altamente drammatica) e di Monserrat Caballé (che invece puntava sugli acuti e presentava una Bolena quasi fragile). Nella versione del Metropolitan (edizione integrale di circa 3 ore e 45 minuti compreso un intervallo di mezz'ora), Anna Netrebko sceglie una strada molto simile a quella della Callas: è superba nel modo in cui ascende alle tonalità acute per discendere alle gravi.
    La regia di David McVicar, le scene di Robert James, i costumi raffinatissimi di Jane Tiramani offrono uno spettacolo tradizionale ma grandioso. La tensione drammatica è accentuata dalla concertazione tesa di Marco Armiliato. Si era in un cinema dei Pairoli a Roma, ma grande emozione; il pubblico applaudiva come si fosse al Lincoln Center.