Non gettare la lobby con la corporazione

Redazione

Michele Ainis ha ragione da vendere quando sul Corriere della Sera di ieri indica nell'intreccio di interessi corporativi la rete invisibile che ostruisce la crescita dell'Italia e ne blocca la mobilità sociale. Privilegi di casta, chiusura degli ordini professionali, nepotismo istituzionalizzato, sono aspetti diversi di un fenomeno unico, quello che crea vantaggi di posizione inamovibili che immobilizzano settori importanti dell'economia, deprimono le spinte innovative, bloccano anche le necessarie riforme politiche.

    Michele Ainis ha ragione da vendere quando sul Corriere della Sera di ieri indica nell'intreccio di interessi corporativi la rete invisibile che ostruisce la crescita dell'Italia e ne blocca la mobilità sociale. Privilegi di casta, chiusura degli ordini professionali, nepotismo istituzionalizzato, sono aspetti diversi di un fenomeno unico, quello che crea vantaggi di posizione inamovibili che immobilizzano settori importanti dell'economia, deprimono le spinte innovative, bloccano anche le necessarie riforme politiche. E' necessaria una riforma che distrugga le corporazioni, ma la loro forza impedisce di realizzarla, scrive Ainis nel suo intervento, e c'è solo da sperare che il suo pur fondato pessimismo dell'intelligenza venga smentito dai fatti, e non solo dall'ottimismo della volontà.

    Nello scritto di Ainis la parola lobby non compare neppure ma, probabilmente per ragioni di spazio tipografico nella titolazione del suo articolo si può leggere che è “l'Italia delle lobby” quella da smontare. Questo piccolo equivoco linguistico può però servire per mettere a fuoco un problema serio, e discutere della differenza tra la “corporazione”, che è un vasto conglomerato di interessi dotato di poteri propri, e la “lobby”, che rappresenta interessi più specifici, settoriali o aziendali, e che in molte legislazioni, a cominciare da quella americana, riceve una regolamentazione e un riconoscimento.

    Che gruppi di interesse interloquiscano in modo trasparente con chi ha la responsabilità di legiferare nei campi specifici di intervento è utile. Che questi interessi, invece, si facciano valere attraverso la partecipazione a intrecci corporativi è un danno duplice, per gli interessi specifici così come per la libertà del legislatore. Scomporre il blocco conservatore delle corporazioni riconoscendo invece la rappresentanza degli interessi specifici, specialmente se volti a promuovere iniziative nuove e di sviluppo, è un modo per modernizzare il sistema, senza cadere nell'illusione della “purezza” di una politica priva di rapporti con i problemi delle imprese, dei settori economici e persino sociali.