Il keynesiano doc di Madeira

Ecco l'isola portoghese dove il governatore non fa sbarcare l'austerity

Michele Masneri

Il Portogallo potrebbe mancare gli obiettivi della riduzione del disavanzo per il 2011 individuati nel piano di aiuti accordato al paese da Unione europea e Fondo monetario internazionale. Lo ha dichiarato ieri il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, aggiungendo che “inevitabilmente, le misure attuate per ridurre il deficit hanno inciso principalmente sul lato delle entrate”.

    Il Portogallo potrebbe mancare gli obiettivi della riduzione del disavanzo per il 2011 individuati nel piano di aiuti accordato al paese da Unione europea e Fondo monetario internazionale. Lo ha dichiarato ieri il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, aggiungendo che “inevitabilmente, le misure attuate per ridurre il deficit hanno inciso principalmente sul lato delle entrate”. Il governo dei socialdemocratici di Pedro Passos Coelho ha presentato un nuovo piano di austerità per i prossimi due anni, che prevede un aumento delle imposte e nuovi tagli alla spesa.

    Queste misure drastiche
    non mancheranno di produrre contraccolpi: i sindacati hanno annunciato di voler organizzare un nuovo sciopero generale, il primo da novembre 2010, ma c'è chi invece non si scompone, come Alberto João Jardim, il potente governatore dell'isola di Madeira. Jardim è il ras locale da quando l'isola in mezzo all'Atlantico ha ottenuto l'indipendenza e lo status di regione autonoma negli anni Settanta. Ma soprattutto è un deciso fan del partito della spesa pubblica. Il mese scorso ha annunciato un piano di opere pubbliche per 1,1 miliardi di euro, per collegare alcune campagne al distretto rurale di Calheta. “Non possiamo fermare l'attività economica, continueremo ad andare verso i bisogni della popolazione. Le costruzioni continuano”, ha detto il sessantottenne governatore che è stato appena eletto per il suo decimo mandato, con una maggioranza del 48 per cento andata al suo Partito socialdemocratico all'Assemblea legislativa locale.

    “Alberto João”, come viene chiamato amichevolmente dai suoi cittadini-sudditi, è il genius loci dell'isola. Possiede il Jornal da Madeira, l'unico del posto, vende 150 mila copie, naturalmente ottiene fondi pubblici per 4 milioni di euro l'anno. Il governo regionale da solo occupa il 10 per cento della popolazione dell'isola (250.000 persone). Alberto João ha sfidato Fondo monetario internazionale e Commissione europea dicendo che andrà avanti con le spese smodate perché “l'unica ricchezza di Madera è il turismo”, e quindi non si farà bastare le già esistenti 120 gallerie autostradali che in questi anni sono state costruite in un'isola di soli 741 chilometri quadrati.

    Criticato e sfottuto per i suoi
    modi più da ras sudamericano che non da governante europeo (il più longevo d'Europa, essendo in carica da 33 anni, secondo solo al re Juan Carlos di Spagna), per il suo aver riportato in grande stile le celebrazioni del carnevale a Madeira, dove ama apparire vestito di volta in volta da pompiere, da zulu, da re con mantello di ermellini, per il suo chiamare l'opposizione “un branco di ruffiani”, ora è soprattutto accusato di portare il Portogallo alla rovina.

    In campagna elettorale si è scoperto che l'indebitamento dell'isola è arrivato a 5,8 miliardi di euro. L'agenzia Moody's ha prontamente tagliato il rating sui titoli della comunità locale e da Lisbona filtra la notizia che le spese di Madeira comportano da sole un aumento dello 0,3 per cento del rapporto debito/pil del Portogallo.

     “Fino a quando sarò vivo, non chiuderò alcun cantiere e non licenzierò un dipendente pubblico”, ha detto qualche giorno fa Jardim. Il “Jardimismo” è ormai l'emblema di un modo di intendere la cosa pubblica in Portogallo, molto criticato per gli aspetti di paternalismo (come ha scritto la giornalista Maria Henrique Espada nella biografia non autorizzata “Alberto João Jardim, o Rei da Madeira”) e sicuramente Alberto João è più simile al comandante Achille Lauro che non a John Maynard Keynes.
    Ma qualcuno riconosce anche i meriti di questo modello: nel 1978, quando Alberto Jardim entrò in carica per la prima volta, Madeira era la regione più povera del Portogallo che a sua volta era il paese più povero d'Europa. Tra morire di fame e crescere a debito, João fece una scelta di campo precisa: scuole, strade, tunnel, uffici pubblici, porti, cantieri (magari sottoutilizzati). Tutto di stato e tutto a debito. Però adesso Madeira produce il 3 per cento del pil portoghese, e 5,3 miliardi di euro l'anno derivanti soprattutto dal turismo. Non sarà un amministratore virtuoso, e il Financial Times ha definito Madeira “isola canaglia”, “rogue island”. Per l'economista Medina Carreira, ex ministro delle Finanze, in fondo tutto è relativo: “Madeira è per noi portoghesi quello che il nostro Portogallo è per la Germania”.