Parlano gli industriali
“Confindustria? Solo chiacchiere e distintivo”
“Confindustria? Chiacchiere e distintivo”. Ossia non sei nulla, non vali nulla, sei solo parole. Ugo Calzoni, braccio destro del presidente Luigi Lucchini in Confindustria dall'84 all'88 e poi direttore generale dell'Ice e di Confindustria Lombardia, ricorre alla frase con cui Robert De Niro, nel ruolo di Al Capone, apostrofava il poliziotto che l'aveva fatto arrestare per definire l'attuale vertice confindustriale.
Leggi le interviste a Corrado Sforza - Bernabò Bocca - Ernesto Auci - Giancarlo Galli - Leggi l'intervento di Edoardo Narduzzi
“Confindustria? Chiacchiere e distintivo”. Ossia non sei nulla, non vali nulla, sei solo parole. Ugo Calzoni, braccio destro del presidente Luigi Lucchini in Confindustria dall'84 all'88 e poi direttore generale dell'Ice e di Confindustria Lombardia, ricorre alla frase con cui Robert De Niro, nel ruolo di Al Capone, apostrofava il poliziotto che l'aveva fatto arrestare per definire l'attuale vertice confindustriale. Ma Calzoni, classe 1945, manager che ha spaziato dal gruppo Lucchini alla Fiera di Parma passando per la Sea (aeroporti milanesi), nasconde dietro l'ironia una serissima convinzione: l'uscita della Fiat capitanata da Sergio Marchionne da Confindustria produrrà presto smottamenti tumultuosi nella confederazione, dove le aziende si rivolteranno contro i vertici dell'associazione che “tradendo una delle richieste storiche del padronato sull'articolo 18 dello statuto e sui contratti aziendali” hanno preferito un'alleanza tutta politica con la Cgil" [continua a leggere l'intervista a Ugo Calzoni]
Idee per smantellare il paradigma declinista che disorienta gli economisti
Né pietrificata dalle bocciature delle agenzie di rating, né appagata dai buoni fondamentali dell'economia italiana. Per superare le turbolenze di queste settimane, la classe dirigente del nostro paese deve innanzitutto cambiare attitudine. Ne è convinto Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia, che in un colloquio con il Foglio prova a sfatare il “paradigma declinista” con evidenze molto concrete. Come l'“anomalia” Veneto: “E' una delle poche regioni in cui il piano casa approvato dal governo nel 2009 ha funzionato egregiamente. E allo stesso tempo è la prova che l'economia si riprende se lasciamo spazio alle energie vitali del paese" [continua a leggere l'intervista a Corrado Sforza Fogliani]
Perché i capi azienda alla Marchionne lasceranno Confindustria
Per capire l'addio di Fiat a Confindustria occorre volgere lo sguardo oltre il cortile di casa. La globalizzazione ha anche dato vita all'imprenditore globale. Personaggi in grado di immaginare strategie di business da mappamondo e con una personalità tale da renderle possibili. Persone maniacalmente focalizzate e quasi non più umane tanto sono concentrate nel realizzare il loro obiettivo. Negli Stati Uniti di imprenditori globali ce ne sono già un discreto numero. E non sarebbe concepibile che uno di loro, un Warren Buffett o un Bill Gates, possa sprecare tempo in una Confindustria qualsiasi. Sono imprenditori da anni impegnati a giocarsi una partita globale, e le esigenze di lobbying le hanno delegate a strutture professionali [continua a leggere l'intervento di Edoardo Narduzzi]
Idee anti decliniste per attrarre i capitali esteri
“Dire che l'Italia è in ginocchio non vuol dire soltanto fare eccessivo pessimismo, ma anche accettare una premessa errata sulla quale si fonderanno ricette altrettanto sbagliate per sostenere i nostri imprenditori”. Bernabò Bocca, presidente nazionale di Federalberghi, in un colloquio con il Foglio mette in guardia dai rischi che dipendono, prima ancora che dalla crisi, dal clima cupo e declinista di queste settimane. “Oggettivamente l'Italia è in una situazione migliore di molti altri paesi europei. Riguardo ai principali indicatori, siamo davanti anche alla Spagna”. Sarà, ma gli analisti tengono gli occhi puntati sull'enorme debito pubblico italiano [continua a leggere l'intervista a Bernabò Bocca]
“Quando Luigi Lucchini nel giugno 1985 diede la disdetta della scala mobile, la Confindustria si trovò di fronte un problema delicato: quel lunedì, infatti, erano ancora aperte le urne per le elezioni. E così si decise di tenere la conferenza stampa tra le 14, dopo la chiusura dei seggi, e le 15, prima delle proiezioni sul voto. In questo modo, non si poteva essere accusati né di aver condizionato il voto né di esser stati condizionati dal risultato”. Ernesto Auci, che a quei tempi gestiva la comunicazione di viale dell'Astronomia (incarico tenuto anche con Sergio Pininfarina), spiega con questo esempio quel che dev'essere la terzietà di Confindustria rispetto alla politica [continua a leggere l'intervista a Ernesto Auci]
Un rompighiaccio in Confindustria
Sergio Marchionne è un alieno per questa Confindustria, certo, ma allo stesso tempo si inserisce in una grande tradizione di rupture lunga come la storia Fiat. Ne è sicuro Giancarlo Galli, giornalista economico e saggista, “fiatologo” di lungo corso, autore di “Gli Agnelli. Il tramonto di una dinastia” (Mondadori, 2003). Galli, in un colloquio con il Foglio, prima elogia il “realismo” che ha spinto l'ad di Fiat a “internazionalizzarsi, a differenza dei sindacati e – ancora più grave – a differenza dell'attuale Confindustria”. Poi spiega perché il manager abbia in realtà stretti legami con i suoi predecessori [continua a leggere l'intervista a Giancarlo Galli]


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
