Tu quoque Barroso
Barroso promuove gli eurobond: "La Grecia resterà nell'Ue"
L'Unione europea è così disunita che in questo 2011 è costretta a subire due discorsi sullo stato dell'Unione. Nel primo, il 16 giugno, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, proponeva di sostituire la parola “Eurozona” con “Eurolandia”, perché altrimenti l'unione monetaria “sembra una qualche zona industriale lontana dal centro della città”.
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Il presidente della Commissione europea Barroso, nel suo discorso sullo stato dell'Unione davanti alla plenaria di Strasburgo, ha rilanciato gli eurobond: "Una volta che l'eurozona sarà dotata degli strumenti necessari per assicurare sia l'integrazione e la disciplina l'emissione del debito comune sarà considerata un passo naturale e vantaggioso per tutti. Tuttavia – ha precisato Barroso – la condizione è che gli eurobond siano obbligazioni di stabilità". Poi sulla Grecia: "E' e resterà un paese membro della zona euro".
L'Unione europea è così disunita che in questo 2011 è costretta a subire due discorsi sullo stato dell'Unione. Nel primo, il 16 giugno, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, proponeva di sostituire la parola “Eurozona” con “Eurolandia”, perché altrimenti l'unione monetaria “sembra una qualche zona industriale lontana dal centro della città”. Nel secondo, oggi davanti all'Europarlamento, il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, rilancerà l'illusione degli Eurobond e della tassa sulle transazioni finanziarie come soluzione alla crisi della zona euro. Nella loro bolla dorata bruxellese, i due leader continuano a rifiutare la realtà. I governi, i banchieri centrali e i cittadini sono divisi non soltanto sulle modalità, ma anche sulla necessità di salvare la Grecia e aiutare altri paesi. Il voto del Bundestag tedesco domani sul Fondo salvastati e il secondo bailout greco potrebbe affondare mercati ed euro. Se non sarà oggi, accadrà domani, visto che le ricette in discussione sono già vecchie e già ci si scontra sull'ipotesi di nuove soluzioni più costose.
Barroso e la sua Commissione portano una responsabilità importante per l'esplosione della crisi del debito. Nel febbraio del 2008 Barroso assicurò che non c'era “alcun motivo razionale di temere la recessione” dopo il sisma Lehman Brothers. Sei mesi dopo, congelò il Patto di stabilità per permettere ai governi di fare deficit e debito per combattere la recessione. Le regole antitrust furono sospese per le banche e il settore automobilistico, con danni permanenti al mercato interno. Negli ultimi mesi, Barroso ha permesso che Francia, Italia e Danimarca facessero a pezzi Schengen. In agosto, con il consenso della Commissione, la Spagna ha reintrodotto le barriere all'ingresso di lavoratori romeni.
Le esitazioni sull'allargamento hanno accelerato la deriva autoritaria della Turchia. In politica estera, la baronessa Ashton e l'Ue sono invisibili, nonostante le guerre e le rivoluzioni alla frontiera meridionale dell'Europa. L'Ue è quello che è: una creatura degli stati, che hanno il diritto di farne ciò che vogliono. Ma la Commissione ha il dovere di difendere l'interesse comune e i trattati. Prima di scimmiottare le pratiche americane, i leader dell'Ue farebbero bene a prendere atto dello stato di disunione.
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