L'eroe popolare

Giuliano Ferrara

Berlusconi non è un imputato e nemmeno un qualunque uomo politico. E' un eroe popolare, che una parte di italiani odia di un odio fortissimo e un'altra parte ama di un amore fortissimo. E' stato un liberatore. Ha cambiato i termini della lotta politica, il suo linguaggio. Aveva sbaragliato come editore televisivo la compunzione, l'ipocrisia, la noia della vecchia Italia che diceva di andare a letto presto, subito dopo Carosello, e che affettava buone abitudini, come coricarsi leggendo Kant, o era schiava di quegli idoli di status spacciati per cultura.

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    Berlusconi non è un imputato e nemmeno un qualunque uomo politico. E' un eroe popolare, che una parte di italiani odia di un odio fortissimo e un'altra parte ama di un amore fortissimo. E' stato un liberatore. Ha cambiato i termini della lotta politica, il suo linguaggio. Aveva sbaragliato come editore televisivo la compunzione, l'ipocrisia, la noia della vecchia Italia che diceva di andare a letto presto, subito dopo Carosello, e che affettava buone abitudini, come coricarsi leggendo Kant, o era schiava di quegli idoli di status spacciati per cultura. Siamo sempre stati un paese di bigami e trigami, un gran bordello, un elisir d'amore abitato dalle tenerezze del melodramma e dalle facezie dei dottor Dulcamara, sempre. Non solo quello. Anche un paese serissimo e pieno di risorse non solo creative, non solo private, non solo frivole e vane. Ma anche quello, sempre. La nostra Inquisizione fu assai più mite di quella spagnola. Le nostre guerre un susseguirsi eterno di dolenti e variopinti caroselli. In tutto questo arte, ricchezza, spiritualità e umorismo non ce li siamo fatti mancare, com'è universalmente noto. E per questo piacciamo tanto ai fatui e ignoranti denigratori puritani che pensano oggi di castigarci sulla scena internazionale, ma non vedono l'ora di stare qui, vivere qui, mangiare qui, passeggiare nel nostro gran teatro, godere l'ombra delle nostre chiese, fare l'amore qui. In più, l'eroe popolare ci ha dato la possibilità di scegliere chi ci governa, la costituzionalizzazione di forze estranee al patto repubblicano originario, come la destra e la Lega, e un'idea del denaro, della ricchezza sociale prodotta, dello spirito imprenditoriale che sfuggiva allo schema banale e un po' triste delle vecchie oligarchie di establishment, spesso caricature dell'anglofonia in bombetta. Per non parlare dei partiti e delle leadership, che sono cambiati irrevocabilmente da quando l'eroe si lanciò, rifiutando compromessi molto più comodi per l'industriale, nella politica nazionale. E l'eroe ha conosciuto il dolore, il prezzo accanito e rancido di un'avversione fatta di malagiustizia, di uso fazioso della norma, il gioco delle regole in cui è specialista la classe che non sa fare, e quindi insegna. Contro di lui si è scatenato l'inferno, fino al ragazzino Torquemada invitato a parlare in uno stadio dai Talebani di sinistra e dai moralisti neopuritani dell'Italia bene.

    Alla fine, sfruttando le sue debolezze private, lo hanno incastrato a colpi di intercettazioni. C'è un solo modo per uscirne all'altezza di quel che Berlusconi è stato: dire la verità. C'è una sola persona che può dare il via al contrattacco sul fondamento unico a disposizione: la verità. Questa persona è lui stesso, e la verità la conosce. Non deve fare l'imputato. Non deve proteggersi dietro i cavilli. Non deve negare la sua umanità e debolezza. Deve scusarsi per le cose che non avrebbe mai dovuto fare, e farlo in modo solenne, a pegno della sua umiltà, della sua sincerità, che è il suo valore eroico di fronte ai sepolcri imbiancati che lo perseguitano. Deve affrontare i magistrati mettendoli nella condizione che è loro, gente che si impiccia e che fa politica devastando storie e vite private, insultando il funzionamento regolare delle istituzioni e lo status del paese nel mondo, offendendo la privacy che è la prima delle libertà individuali. Stare in difesa è tipico dei deboli, un atteggiamento rigido, impacciato. Mostrare arrogante inconsapevolezza della propria fallibilità è tipico dei disgraziati. Berlusconi è pieno di grazia, anche nelle sue follie, ha una storia umana, intima e privata, che può spiegare senza tante storie e che svuoterebbe il calice delle accuse riempito per avvelenarlo. E può, su questa base, denunciare con forza lo scandalo politico di un partito dei magistrati e dei media che vuole cambiare di forza il governo del paese. Ma solo su questa base. 

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.