Oltre al rating c'è di più

Le Borse ondeggiano proprio come il dibattito sull'Europa unita

David Carretta

Il declassamento di due grandi banche francesi da parte di Moody's e le voci su un imminente default della Grecia fanno sì che l'Europa prenda ora in considerazione un grande salto federalista. Ci vuole un “nuovo momento federativo”, ha detto ieri il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso. Il suo esecutivo “presenterà presto opzioni per gli Eurobond”. Dopo un'apertura al ribasso, ieri le Borse europee si sono entusiasmate.

    Strasburgo. Il declassamento di due grandi banche francesi da parte di Moody's e le voci su un imminente default della Grecia fanno sì che l'Europa prenda ora in considerazione un grande salto federalista. Ci vuole un “nuovo momento federativo”, ha detto ieri il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso. Il suo esecutivo “presenterà presto opzioni per gli Eurobond”. Dopo un'apertura al ribasso, ieri le Borse europee si sono entusiasmate all'idea che la zona euro possa emettere obbligazioni comuni.

    Il downgrade di Société Générale e Crédit Agricole – Moody's ha deciso di tenere sotto osservazione Bnp Paribas – era stato invece ampiamente anticipato dai mercati lunedì. Ma se i listini hanno digerito il giudizio negativo, il panico e la confusione della politica sono ai massimi. Parigi è terrorizzata dall'insolvenza greca. Anche perché un intervento pubblico per salvare le banche pesantemente esposte in Grecia attirerebbe l'attenzione degli investitori sulla realtà dei conti francesi: 5,3 per cento di deficit nel 2012 e un debito vicino al 90 per cento, senza tener conto del rallentamento economico e di eventuali aiuti alle banche. Martedì il presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, aveva chiesto ad Angela Merkel una dichiarazione congiunta sulla Grecia, che Berlino ha negato.

    Ieri sera il presidente francese, la cancelliera tedesca e il premier greco si sono riuniti invece in videoconferenza. Oltre alla mini-patrimoniale sugli immobili approvata la scorsa settimana, il socialista George Papandreou punta per l'ennesima volta sulle privatizzazioni. “Il futuro di Atene è nell'Eurozona”, hanno fatto sapere Sarkozy e Merkel. Anche perché “è certo che un default della Grecia o una sua uscita dall'euro avrebbero conseguenze drammatiche non sono per Atene, ma per tutti i paesi dell'area euro, per l'Ue e per i nostri partner mondiali”, ha spiegato il commissario agli Affari economici, Olli Rehn. D'altronde l'allarme è globale: dopo il ventilato intervento dei paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina più sud Africa), il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, ha fatto sapere che sarà all'Ecofin informale di venerdì in Polonia.

    In quella sede si discuterà anche d'Italia. La Camera ieri ha definitivamente approvato la manovra, ma questa è la settimana dell'incubo Moody's per la zona euro. Sabato scadono i tre mesi che l'agenzia si era data per rivedere il rating dell'Italia. La deludente asta di Btp di martedì evidenzia “le difficoltà del governo nel gestire il debito”, ha scritto il Wall Street Journal: “L'Italia potrebbe vedere il proprio rating tagliato nei prossimi giorni”. Secondo Gary Jenkins di Evolution Securities, “la prossima mossa di Moody's sarà l'Italia. Ci aspettiamo un downgrade entro la fine della settimana”. Il potenziamento del Fondo salva stati rischia altri ritardi: il Parlamento austriaco ieri ha bocciato la corsia preferenziale per ratificare l'accordo del 21 luglio dai leader della zona euro. Il governo socialista in Spagna corre preventivamente ai ripari, ripescando la patrimoniale abolita nel 2007. Con la crisi che tocca tutti i grandi paesi tranne la Germania, gli analisti ritengono che solo Merkel abbia la chiave: secondo Martin Wolf del Financial Times, la cancelliera deve scegliere tra un'unione monetaria “diversa dalla grande Germania che era stata promessa ai tedeschi” e la fine della zona euro.

    Ieri però il vicecancelliere Philipp Rösler ha detto “espressamente no” agli Eurobond. Secondo Libération, Merkel avrebbe accettato “il principio”, a condizione che il salto federale sia una “Unione di stabilità”. Secondo quanto appreso dal Foglio, la cancelliera andrà all'Europarlamento il 5 ottobre e alcuni si aspettano nuovi annunci sulla modifica del trattato. In realtà, ciascuno ha idee diverse sul “momento federativo”. Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, chiede un “ministro del Tesoro dell'euro”.

    L'Europarlamento sogna gli “Stati Uniti d'Europa” e il ministro dell'Economia italiano blandisce gli spiriti più “spinelliani” con la sua proposta di Eurobond. Il premier olandese, Mark Rutte, pretende uno “zar della disciplina di bilancio” per espellere i cattivi. L'“Unione di stabilità” di Merkel non è compatibile con l'opzione minimal di Sarko (“governo economico”). E modificare i trattati è impresa lunga e controversa.