Le teorie maoiste sulla delazione nuocciono all'economia
"Il popolo, il popolo soltanto, è la forza motrice, il creatore della storia". Così parlava Mao Tse Tung nel lontano aprile del 1945, quando la Cina era vicina solo nei film di Bernardo Bertolucci. Eppure quei lontani discorsi possono tornare utili nella grande guerra che in Italia si combatte contro l'evasione fiscale. Battaglie finora perdute, nonostante gli sforzi compiuti dagli apparati burocratici: Guardia di Finanza in testa.
di Gianfranco Polillo
Lettori cosa ne pensate? Dite la vostra su Hyde Park Corner, Twitter o Facebook
"Il popolo, il popolo soltanto, è la forza motrice, il creatore della storia". Così parlava Mao Tse Tung nel lontano aprile del 1945, quando la Cina era vicina solo nei film di Bernardo Bertolucci. Eppure quei lontani discorsi possono tornare utili nella grande guerra che in Italia si combatte contro l'evasione fiscale.
Battaglie finora perdute, nonostante gli sforzi compiuti dagli apparati burocratici: Guardia di Finanza in testa. E il ricorso alle più fantasiose disposizioni legislative: fino al susseguirsi dei condoni. Hanno fatto riemergere imponibili per troppi anni nascosti. Poi, come in un torrente carsico, quel fiume si è di nuovo inabissato. Nessuna tregua definitiva, nessun trattato di pace, ma uno scontro che continua, in un'indignazione – ecco la novità – sempre più generalizzata.
Quindi ripensare alla vecchia massima di Mao può servire. Serpeggiano strane teorie, che talvolta in questi giorni qualcuno vuole trasformare in pratica. Organizzare la delazione, vale a dire la denuncia di massa contro i possibili evasori. Una sorta di “dagli all'untore” di infausta memoria. Vincenzo Visco, quando era stato ministro delle Finanze, aveva addirittura organizzato una hot call. Chiamate il 117 – se non ricordiamo male – e sotto l'usbergo dell'anonimato denunciate i vostri vicini. O solo chi vi ha fatto un torto o vi è semplicemente antipatico.
Non fu una buona scelta. Furono in pochi a togliersi quello sfizio. E i risultati furono modesti. In questi giorni, la Padania – il giornale della Lega nord – ci ha riprovato: trasformatevi in tanti 007 e non abbiate timore di fare il vostro dovere di onesti cittadini, ha scritto in sostanza. Ancora più ardita la proposta di uno dei sindacati di polizia: la figura del poliziotto fiscale infiltrato nella giungla dell'evasione grande e piccola. Un costo non valutabile in relazione ai possibili risultati. Esiste un sistema più semplice? Forse sì: mobilitare il popolo, come avrebbe detto Mao, e un pizzico di fantasia legislativa.
Per battere i furbi dell'evasione basta utilizzare negli acquisti il bancomat o la carta di credito, e l'emissione dello scontrino fiscale o della fattura sarà conseguente. Nelle grandi città la diffusione di questa forma di pagamento è ormai prevalente. Nei supermercati è quasi una regola. Meno diffusa nei ristoranti, dove è invalsa l'abitudine di presentare una ricevuta non fiscale, che si trasforma in scontrino solo su richiesta. Una piccola furbizia che viene meno automaticamente se la forma di pagamento diventa quella indicata.
Come si vede, lo stato non deve fare molto. Basterebbe un po' di “pubblicità progresso” per rendere edotti i cittadini e far scattare la tax compliance. Accogliendo così uno dei suggerimenti dell'Ocse, che punta innanzitutto sulla partecipazione attiva dei cittadini. Nella tax compliance il senso civico è essenziale. L'uso della moneta elettronica ne fa un'arma poco invasiva e senza costi aggiuntivi. Ci guadagnano le banche? Indubbiamente. Ma questo è il corrispettivo di un servizio prestato a favore non solo del consumatore ma dell'erario.
Cosa deve fare allora la politica? Può restringere la forbice della tracciabilità specie per le prestazioni professionali e rendere semmai deducibile parte del costo della prestazione. Sarebbe sufficiente uno scambio, nel momento in cui si discute tanto di rivedere i meccanismi delle deduzioni e delle detrazioni. Si eliminino alcuni forfait e si consenta di dedurre il costo di alcune prestazioni. Il tutto a parità di gettito. Un sano conflitto d'interessi può essere più efficace di qualsiasi apparato repressivo. Specie nel momento in cui l'evasione, nell'immaginario collettivo, è sempre meno sopportata.
di Gianfranco Polillo
Lettori cosa ne pensate? Dite la vostra su Hyde Park Corner, Twitter o Facebook


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
