Tamarri & Fitch

Molte persone serie sono convinte ormai da tempo che i vestiti di Abercrombie & Fitch siano il piede di porco che ha violato una volta per tutte la già fragile saracinesca della decenza, che le code italofone sulla Fifth Avenue siano un orrore superato soltanto dalle code anglofone in via Matteotti, che tutta quella gioventù perfetta e androgina esibita dietro le casse metta voglia di distruggere qualcosa di bello, come dice l'anima buona di Tyler Durden in “Fight Club”.

    Molte persone serie sono convinte ormai da tempo che i vestiti di Abercrombie & Fitch siano il piede di porco che ha violato una volta per tutte la già fragile saracinesca della decenza, che le code italofone sulla Fifth Avenue siano un orrore superato soltanto dalle code anglofone in via Matteotti, che tutta quella gioventù perfetta e androgina esibita dietro le casse metta voglia di distruggere qualcosa di bello, come dice l'anima buona di Tyler Durden in “Fight Club”.

    Alcune di queste persone dovranno rivedere le loro solide convinzioni e ammettere che quando la suddetta marca di abiti decide di pagare il capo dei tamarri di “Jersey Shore”, Mike “The Situation” Sorrentino, per non indossare i suoi abiti, ecco che da nemica giurata della civiltà occidentale Abercrombie si trasforma improvvisamente in muraglia contenitiva della tamarraggine dilagante. Martedì la compagnia dell'Ohio ha pubblicato una nota ufficiale intitolata “A win-win Situation” (il gusto per il calembour non manca mai) in cui segnala “profonda preoccupazione” per l'associazione del suo brand con la figura di dubbio gusto di The Situation. E quindi offre al “guido” italoamericano – parodia della parodia della parodia dell'emigrato italiano – un “compenso sostanzioso” per indossare un'altra marca di vestiti. “Sappiamo che lo scopo dello show è l'intrattenimento, ma crediamo che questa associazione sia contraria alle aspirazioni del nostro marchio, e potrebbe infastidire molti dei nostri acquirenti”, spiegano quelli di Abercrombie. I problemi sono cominciati il 4 agosto, quando in America hanno iniziato a trasmettere la serie girata a Firenze, quella in cui il cattivo gusto viene grottescamente associato a sublimi scorci della cultura (come se ce ne fosse stato bisogno). Gli azionisti terrorizzati hanno iniziato a fare domande sui pantaloncini verdi con la scritta “loudly (and proudly)” che Mike sfoggiava per le vie della città e con ancora più terrore hanno letto le dichiarazioni del tamarro in chief sul New York magazine: “Mi hanno detto che la maglietta più venduta è quella con la scritta ‘Fitchuation'. Da dove l'hanno presa? Da me, ovviamente”.

    Da faine del marketing quali sono, quelli di Abercrombie hanno deciso di aumentare l'utile netto di Mike (5 milioni di dollari nel 2010, con ampie prospettive di crescita) per impedire che il più cafone dell'emisfero boreale potesse lordare con la sua cafonaggine l'eleganza cristallina di un marchio simbolo di distinzione. Non l'hanno messa giù proprio così, ma il concetto è lo stesso. E' vero: l'idea che Abercrombie si autoelegga arbiter elegantiae ed espliciti il suo ribrezzo per un qualsivoglia personaggio è un fatto che metterebbe alla prova l'ottimismo di un Tonino Guerra, ma allo stesso tempo spiega – come se ce ne fosse bisogno – che il buon Mike non merita nemmeno di indossare capi del colosso dell'abbigliamento. Gli acquirenti si lamentano, le azioni crollano, le vendite calano, la popolarità cede il passo alle scritte dorate, ai pettorali glabri, alle risse da periferia disagiata, all'arroganza rumorosa  di un bulletto sul booster che non è nemmeno del New Jersey (gli abitanti della zona in cui fanno le riprese, persone normali, giustamente odiano i propalatori forestieri di luoghi comuni italoamericani, a prescindere dai vestiti).

    Probabilmente convinto di essere il motore segreto del successo della compagnia, The Situation non ha ancora risposto alla richiesta di Abercrombie. In Ohio hanno fretta di liberarsi dalla zavorra tamarra e delle sue ripercussioni negative. Temono che i tamarri si riversino in massa da Abercrombie, che diventi un brand da gentaglia con bandana e catena d'oro, che finisca nelle grinfie di una sottocultura ignorante che scorrazza rumorosamente sotto le finestre disturbando la quiete della gente perbene; probabilmente tutto questo è già avvenuto, ma solleva che di fronte alla bruttura senza fine un impulso che si credeva dimenticato si riscopra capace di protestare. Mike continuerà senza problemi a vestirsi come ha sempre fatto, cioè male.