Un'estate di serie tv/ 4

Perché i vampiri di True Blood sorpassano Dracula

Federico Tarquini

Se pensiamo a tutti i racconti, romanzi e film che negli anni hanno trattato il tema dei vampiri il senso di queste parole non può che sorprendere. Dal Dracula di Francis Ford Coppola in poi, tutti, (amanti e non del genere, esperti o incompetenti, appassionati o indifferenti) si sono abituati a pensare ai vampiri come esseri soprannaturali assetati di sangue umano. Neanche True Blood fa eccezione: per quattro stagioni racconta il conflitto tra vampiri e umani, ma è il "come" a fare la differenza.

    “Buona sera, signore e signori. Mi chiamo Eric Northman.
    Sono un contribuente americano e posseggo una piccola attività nel grande stato della Lousiana. E si da il caso che sia anche un vampiro”


    Se pensiamo a tutti i racconti, romanzi e film che negli anni hanno trattato il tema dei vampiri il senso di queste parole non può che sorprendere. Dal Dracula di Francis Ford Coppola in poi, tutti, (amanti e non del genere, esperti o incompetenti, appassionati o indifferenti) si sono abituati a pensare ai vampiri come esseri soprannaturali assetati di sangue umano. Neanche True Blood fa eccezione: per quattro stagioni racconta il conflitto tra vampiri e umani, ma è il "come" a fare la differenza.

    Il serial, creato da Alan Ball e basato sui romanzi del Ciclo di Sookie Stackhouse della scrittrice Charlaine Harris, si innesta nel filone con una dissonanza rispetto alla consolidata figura di vampiro che abita il nostro immaginario: i vampiri fanno parte della comunità esattamente come gli altri gruppi etnici. Insomma, per dirla con un sociologismo vintage, in True Blood i vampiri sono una delle tante trame del tessuto sociale degli Stati Uniti.

    Addirittura (e qui sta il colpo di genio) i vampiri nel mondo di True Blood sono una specie di “categoria protetta” alla ricerca del pieno riconoscimento dei propri diritti. Dalla sua comparsa sul canale satellitare HBO a oggi si è detto e scritto di tutto su questo serial, che negli states ha recentemente tagliato il traguardo della quarta stagione. Molti analisti hanno visto nella particolare condizione dei vampiri di True Blood la metafora della attuale realtà di molte minoranze, dai gay agli afroamericani, presenti negli Stati Uniti, attribuendo alla serie una potente carica allegorica. Di sicuro, se consideriamo l'ambientazione del serial nel profondo sud statunitense e le attitudini sessuali dei protagonisti, gli ingredienti per arrivare a queste conclusioni non mancano. Ciò che più attrae delle gesta di Sookie e dei vampiri Bill ed Eric è però il tratto umano troppo umano che, con una vena paradossale, caratterizza loro, le fate, i licantropi, i mutaforma e tutti i tipi strani che animano questa serie tv. A questo punto, senza voler fare torto a nessuno, crediamo che True Blood in realtà possa aggiudicare molte metafore del nostro presente e delle nostre abitudini: dai sentimenti che muovono l'azione di ogni personaggio, ai vizi, alla difficile convivenza con chi è differente dai noi.   

    Che le serie televisive siano tra i prodotti che maggiormente hanno messo in discussione i confini tra bene e male è ormai noto, e True Blood è chiaramente espressione di questa tendenza. Ed è un ottimo motivo per non perdere o rivedere questo splendido serial.