Europa a freno tirato

Il direttorio Merkel-Sarkozy perde colpi sulla crescita

Redazione

Il direttorio franco-tedesco c'è ancora, ma come motore dell'Europa perde colpi. La crescita in Germania, infatti, è improvvisamente ferma e dalla scorsa settimana il rating tripla A della Francia è in bilico; la distinzione tra “commissari” e “commissariati”, all'interno dell'Unione europea, è durata solo pochi giorni. Comunque ieri, nel loro vertice di Parigi, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel hanno dettato la loro agenda per un “governo economico” dell'Eurozona.

    Bruxelles. Il direttorio franco-tedesco c'è ancora, ma come motore dell'Europa perde colpi. La crescita in Germania, infatti, è improvvisamente ferma e dalla scorsa settimana il rating tripla A della Francia è in bilico; la distinzione tra “commissari” e “commissariati”, all'interno dell'Unione europea, è durata solo pochi giorni. Comunque ieri, nel loro vertice di Parigi, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, senza consultare gli altri partner dell'Unione europea come era già accaduto con l'incontro di Deauville nell'ottobre 2010, hanno dettato la loro agenda per un “governo economico” dell'Eurozona. Il programma, in sintesi, prevede il “no” agli Eurobond e a un rafforzamento del Fondo europeo di stabilità finanziaria che, con i suoi 500 miliardi, non ha le risorse per salvare Italia o Spagna. Gli Eurobond “metterebbero in pericolo i paesi più stabili”, si è giustificato il presidente francese. Per risolvere la crisi non basta “il colpo di bacchetta magica”, ha detto la cancelliera tedesca. Quanto alla governance da rafforzare, i due capi di stato hanno spiegato che Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, dovrebbe assumere anche la presidenza stabile del Consiglio dei capi di stato e di governo dell'euro, che si riunirà due volte l'anno. Non solo: i diciassette membri della moneta unica dovranno introdurre nelle loro costituzioni una “regola d'oro” per iscrivere l'obiettivo del pareggio di bilancio. E ancora: in settembre Francia e Germania chiederanno una tassa sulle transazioni finanziarie e sin da ora lavoreranno per armonizzare i propri regimi fiscali nel settore delle imprese, come per dare il buon esempio al resto dell'Ue.

    Mentre Sarkozy e Merkel spiegavano
    alla stampa che queste misure basteranno a “ristabilire la fiducia”, il Dow Jones però scendeva di più dell'1,5 per cento. Se finora i mercati erano rimasti delusi dalla debolezza dei compromessi politici, adesso – spiegano gli analisti – hanno di fronte anche le conseguenze della crisi sull'economia reale. Le Borse europee ieri sono tornate in rosso perché il pil tedesco è cresciuto solo dello 0,1 per cento nel secondo trimestre dell'anno: Francoforte ha chiuso a meno 0,45, Parigi a meno 0,25, Milano a meno 0,87. Un rallentamento dell'attività era stato messo in conto, ma nessuno si aspettava l'arresto della locomotiva Germania. I dati rappresentano “un punto di svolta”, spiega Andreas Rees, analista di Unicredit a Monaco: “Il periodo di crescita esuberante è alle spalle”. Tanto più che la bilancia commerciale della potenza esportatrice ha pesato negativamente sul pil: le importazioni hanno superato le esportazioni anche a causa del calo dell'export verso i paesi in difficoltà dell'area euro. Anche la Francia è ferma: zero crescita da aprile a giugno. E ieri, in una colazione con il premier François Fillon, il presidente francese ha ribadito che sarà necessaria una manovra aggiuntiva per il 2012. La brusca frenata dei due paesi, a sua volta, rende ancora più evidente il rallentamento di tutta la zona euro, la cui crescita complessiva si è fermata allo 0,2 per cento nel secondo trimestre.

    Il Wall Street Journal ieri ricordava
    come Mervyn King, il governatore della Banca d'Inghilterra, abbia spiegato che “ci sono molti rischi che non possiamo ragionevolmente quantificare, perché appartengono alla voce dell'inimmaginabile o dell'innominabile”. Anche per questo, forse, tornano in pista ipotesi finora ufficialmente accantonate, come quella degli Eurobond. Ieri la Commissione Ue, prima che Merkel e Sarkozy chiudessero la porta ancora una volta, ha detto di ritenere “un'idea molto interessante” la possibilità di emettere titoli pubblici congiunti a livello di Eurozona. A Berlino, al di là delle dichiarazioni ufficiali, se ne starebbe discutendo. Ma per l'economista Jacques Delpla, autore con il Bruegel Institute di una delle proposte più quotate di realizzazione degli stessi Eurobond, la Germania “temporeggia per portare i paesi periferici europei sull'orlo del collasso e creare un vantaggio competitivo per Francoforte”. Merkel – dice al Foglio Delpla – vuole “prima attrarre banche e investimenti in Germania e rendere Francoforte la New York d'Europa”.