London's burning
La rivolta dei BlackBerry umilia di nuovo Scotland Yard e inguaia Cameron
Quando un codice postale di Londra è in doppia cifra è un brutto segno. Tottenham, epicentro delle violenze nelle notti di sabato e domenica, conferma questa regola non scritta: nel codice dopo la N (“zona nord”) c'è il 17 e la zona è tra le peggiori della capitale. Arrivare in centro da Tottenham è un'impresa – ci sono venti chilometri di mezzi pubblici da fare – e quando i ragazzi di periferia, meglio noti con l'acronimo derisorio di ‘chave' (Council house associated violence, “Associazione della violenza delle case popolari”), ci arrivano, gli altri li evitano.
Quando un codice postale di Londra è in doppia cifra è un brutto segno. Tottenham, epicentro delle violenze nelle notti di sabato e domenica, conferma questa regola non scritta: nel codice dopo la N (“zona nord”) c'è il 17 e la zona è tra le peggiori della capitale. Arrivare in centro da Tottenham è un'impresa – ci sono venti chilometri di mezzi pubblici da fare – e quando i ragazzi di periferia, meglio noti con l'acronimo derisorio di ‘chave' (Council house associated violence, “Associazione della violenza delle case popolari”), ci arrivano, gli altri li evitano.
I londinesi invece passano da Tottenham soltanto per due ragioni: per sbaglio o per entrare nei grandi centri commerciali sorti sulle zone industriali dismesse. Di recente gli yuppie del centro, affascinati dal fatiscente e dal degrado, hanno investito su alcune vecchie zone popolari. Tottenham però non è stata scelta e il quartiere è rimasto un ghetto dove da trent'anni si mescolano immigrati e classe popolare inglese. File di casette tutte identiche, costruite con gli stessi mattoncini marroni, si diramano da High Road, il corso “chic” del quartiere, dove anche il supermercato locale tradisce la povertà della zona: sulla strada si affaccia soltanto un Asda – la peggiore catena d'Inghilterra. Negli ultimi anni la ghettizzazione dei quartieri esterni si è fatta più forte. Londra si era sempre distinta per una politica delle abitazioni che integrava invece di escludere: le case popolari, pur con eccezioni come South Kensington, erano costruite a fianco di quelle borghesi. Poi l'aumento vertiginoso degli affitti ha creato un effetto centrifugo, le case popolari in centro sono state vendute a offerenti capaci di farle rendere e il resto della capitale si è trasferito in periferia.
Anche Mark Duggan, il 29enne ucciso giovedì sera durante uno scontro con la polizia – ma lui era disarmato –, era cresciuto nelle case popolari di Tottenham, anzi in uno dei complessi residenziali peggiori, conosciuto come “the Farm” (la fattoria). Sono cresciuti alla Farm anche i suoi compagni – Duggan era a capo della Star Gang, che è una filiale locale della Man Dem Crew, una banda di neri musulmani di Brixton – che alle 8:20 di sabato sera hanno assaltato due auto della polizia, a duecento metri dal commissariato del quartiere. Le volanti sono state spinte in mezzo a High Road e date alle fiamme. In un attimo la protesta si è allargata, razzi e bottiglie molotov contro autobus, negozi e banche, e sono cominciate le razzie. Le ragazze si sono servite da sole al negozio di H&M e hanno riempito le borse con i vestiti.
Come ormai capita in ogni rivolta che si rispetti, c'è stata una tecnologia in particolare che ha diffuso il contagio: le piazze arabe avevano Twitter e Facebook, qui nessuno intendeva lanciare messaggi al mondo, serviva un mezzo veloce, a disposizione di tutti e il più possibile sotterraneo. A Tottenham è stata la rivolta del BlackBerry Messenger, il servizio di messaggi immediati e gratuiti installato sui telefoni cellulari nati per i businessmen e che ora, nell'era dell'iPhone, sono svenduti con abbonamenti a basso prezzo.
La fidanzata di Mark Duggan assicura che “le rivolte non erano preparate”, ma “nessuno ci ha dato delle risposte sulla morte di Mark e questi sono i risultati”. Per l'ex sindaco di Londra, il laburista Ken Livingstone, la colpa è dei “tagli imposti dal governo, che creano divisione sociale”. Le misure di austerità del governo di David Cameron non sono però ancora in vigore, anche se non è possibile escludere che nella rabbia di Tottenham pesino la crisi e la sensazione diffusa di nuovi sacrifici in arrivo.
Scotland Yard, appena screditata dallo scandalo delle intercettazioni del News of the World, ne esce malissimo: colpevole di aver sparato senza troppo pensarci e presa alla sprovvista dalle rivolte. Al termine di una riunione d'emergenza alle 7 del mattino di domenica, il portavoce della Metropolitan police, Adrian Hanstock, si era sbilanciato: “Resteranno sorpresi tutti dalla nostra risposta estrema”. In serata, invece, sono tornate le scene di guerriglia, con cento nuovi arresti. “Atti di violenza opportunistici e senza senso”, ha detto il vicepremier britannico, Nick Clegg, che ieri ha visitato Tottenham. Il sindaco di Londra, Boris Johnson è invece in vacanza e, al contrario del ministro dell'Interno Theresa May, non è tornato subito. “Non serve”, ha detto, ma nella serata di ieri i disordini si sono allargati a Birmingham e ai quartieri di Hackney, Lewisham e Peckham. E' atteso per oggi.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
