Affrettarsi lentamente

Redazione

Da più parti giungono al governo italiano inviti ad accelerare la riduzione del deficit. Al riguardo si sono formati due partiti. Innanzitutto, con maggior voce, quello catastrofista di cultura neo keynesiana, per cui per rispondere alla richiesta dei mercati è necessario un insieme di azioni per azzerare il deficit nel 2012, anticipando il pareggio di bilancio previsto per il 2014, con misure draconiane anche di tipo tributario.

    Da più parti giungono al governo italiano inviti ad accelerare la riduzione del deficit. Al riguardo si sono formati due partiti. Innanzitutto, con maggior voce, quello catastrofista di cultura neo keynesiana, per cui per rispondere alla richiesta dei mercati è necessario un insieme di azioni per azzerare il deficit nel 2012, anticipando il pareggio di bilancio previsto per il 2014, con misure draconiane anche di tipo tributario. C'è un secondo partito, più moderato, di cui appare espressione Jean-Claude Trichet, in parte come presidente uscente della Bce e in parte come esponente degli interessi francesi in Italia, che sostiene come il nostro governo debba “fare di più” anticipando al 2012 e al 2013 parte della manovra di finanza pubblica assegnata al 2013-2014.

    E Mario Draghi aveva osservato che, non essendo previsto per il 2012 alcun taglio delle spese assistenziali ingiustificate, si sarebbe rischiato di procedere, nei due anni seguenti, all'adozione della clausola di salvaguardia che comporta la riduzione degli esoneri fiscali. E' quindi da apprezzare la scelta annunciata ieri dal governo di anticipare la tempistica per il raggiungimento del pareggio del bilancio dal 2014 al 2013.

    In questo modo, da un lato, si placheranno le polemiche divampate negli scorsi giorni per il presunto tentativo dell'esecutivo di scaricare i tagli della spesa pubblica alla prossima legislatura e, dall'altro, la maggioranza Pdl-Lega di fatto si impegna in maniera ancor più chiara a respingere ulteriormente le ingiuste accuse di lassismo sulla finanza pubblica che sui mercati si è cercato impropriamente di accreditare.