Operazione Marco Polo

Redazione

Mentre Moody's ha confermato la tripla A per il debito federale statunitense, limitandosi ad aggiungere un segno meno all'indomani dell'accordo raggiunto sul debito, l'agenzia cinese di rating Dagong lo ha degradato ieri da A+ ad A con il segno negativo, prodromo di un rating di serie B. I cinesi, primi detentori stranieri di debito pubblico statunitense, non possono vendere una parte dei Treasuries che posseggono perché ne farebbero cadere le quotazioni, però hanno bisogno di continuare a investire all'estero i loro surplus valutari, onde evitare un'eccessiva rivalutazione dello yuan.

    Mentre Moody's ha confermato la tripla A per il debito federale statunitense, limitandosi ad aggiungere un segno meno all'indomani dell'accordo raggiunto sul debito, l'agenzia cinese di rating Dagong lo ha degradato ieri da A+ ad A con il segno negativo, prodromo di un rating di serie B. I cinesi, primi detentori stranieri di debito pubblico statunitense, non possono vendere una parte dei Treasuries che posseggono perché ne farebbero cadere le quotazioni, però hanno bisogno di continuare a investire all'estero i loro surplus valutari, onde evitare un'eccessiva rivalutazione dello yuan. Ma l'accordo di Washington per il rialzo del tetto del debito con una limitata riduzione del deficit federale li ha disillusi circa la volontà di Washington di risolvere il problema dell'indebitamento. E, pertanto, come ha dichiarato ieri il governatore della Banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan, sono alla ricerca di una diversificazione del loro portafogli per i nuovi investimenti. Più in generale, ciò riguarda il mercato finanziario asiatico nel suo complesso che non può non essere influenzato dalle valutazioni dei macro operatori della finanza cinese. Si apre così una nuova prospettiva per gli stati dell'Eurozona, e anche per noi, per diversificare la clientela dei grandi acquirenti del nostro debito pubblico. Finora la componente estera è stata costituita soprattutto da banche e altri soggetti finanziari europei attirati dai Bund e da fondi pensioni statunitensi e altri intermediari finanziari americani che investono in Tresuries e hanno soltanto in seconda battuta un qualche appetito per il nostro debito. Per questo la missione in Cina del direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, che ha l'obiettivo di incontrare gestori di fondi sovrani e istituti privati, non va considerata come un'operazione di routine ma come l'inizio di una nuova strategia asiatica.

    E' vero che lo spread dei nostri Bpt
    sui Bund è molto elevato. Ma i nostri fondamentali sono buoni, come ha ricordato ieri correttamente il premier Silvio Berlusconi, e quindi questo investimento, per i clienti asiatici, con minori problemi domestici da affrontare, può essere molto interessante. Occorre però che a questa “missione Marco Polo” facciano seguito altre mosse per rafforzare il rapporto dell'Italia con la Cina, che non va vista più come una minaccia ma come una proficua opportunità.