Lo scrittore Bruce Bawer decifra il doppio volto della strage di Utoya
"Nonostante tutte le mie critiche alla Norvegia, amo il paese, è casa mia, ho pianto per due giorni, è un paese così piccolo che quando accadono stragi simili è come se succedesse a te”, dice lo scrittore e giornalista norvegese Bruce Bawer a colloquio con il Foglio.
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"Nonostante tutte le mie critiche alla Norvegia, amo il paese, è casa mia, ho pianto per due giorni, è un paese così piccolo che quando accadono stragi simili è come se succedesse a te”, dice lo scrittore e giornalista norvegese Bruce Bawer a colloquio con il Foglio. Bawer è un giornalista gay americano che alcuni anni fa si è trasferito a Oslo, in cerca di libertinismo e tolleranza. “Gli scandinavi erano il più omogeneo popolo sulla terra e si vantavano di non avere pregiudizi, ma in verità stavano vivendo una nuova Weimar”. Bawer la propria conversione al politicamente scorretto l'ha raccontata, di getto, nel best seller “While Europe Slept”, testo in cui racconta il multiculturalismo europeo.
Con il Foglio Bawer decifra l'uccisione di 76 civili da parte di Anders Behring Breivik, di cui ieri ha scritto anche sul Wall Street Journal. Nel delirante manifesto del killer di Utoya, Bawer è citato venti volte a dimostrazione del fallimento multiculturale. Per questo la strage è stata per lui un doppio choc. “Quando venerdì sono esplose le bombe nel complesso di edifici governativi nel cuore di Oslo, ho pensato, come hanno fatto tutti più o meno, che gli autori fossero terroristi islamici. Ma nel corso della giornata è emerso che questa atrocità non era opera di una organizzazione jihadista internazionale, ma di Breivik, motivato da una ostilità verso politiche multiculturali che, a suo avviso, stanno portando il suo paese lungo il sentiero dell'islamizzazione. La sua risposta era una furia omicida che ha preso la vita di quasi ottanta persone. La Norvegia era stata attaccata da un terrorista biondo, dagli occhi azzurri e anti islamico. Molti di noi hanno scritto che l'islamismo in Europa e il fallimento dei principali leader politici nell'affrontare responsabilmente le sfide avrebbero comportato l'emergere di estremisti come Breivik. Ma ero sbalordito nello scoprire che Breivik era un lettore del mio libro ‘While Europe Slept'. Nel suo manifesto, scritto in un buon inglese tanto che ci si chiede se abbia ricevuto l'aiuto di un madrelingua, Breivik cita il mio nome ventidue volte. E' agghiacciante pensare che gli articoli che ho composto nella mia casa nella parte occidentale di Oslo nel corso degli ultimi due anni venissero letti e copiati da questo futuro assassino di massa. Inoltre è agghiacciante vedere il modo in cui si muove da una preoccupazione legittima per i veri problemi a una ‘soluzione'. Breivik considerava il partito laburista, il partito dominante in Norvegia dalla Seconda guerra mondiale, responsabile delle politiche che stanno portando alla islamizzazione d'Europa, e dunque colpevole di tradimento. L'attacco a Oslo è stata l'esecuzione degli attuali leader del partito. Il massacro al campeggio, dove i giovani aspiranti politici si erano riuniti per ascoltare i discorsi del primo ministro Jens Stoltenberg e dell'ex premier Gro Harlem Brundtland, aveva lo scopo di distruggere la prossima generazione di leader”.
Bawer spiega così la Norvegia multiculturale. “La Norvegia, come il resto d'Europa, è in guai seri. Milioni di musulmani europei vivono in famiglie rigidamente patriarcali in enclave in rapida crescita e dove le donne sono cittadine di seconda classe e i non musulmani non osano avventurarsi. I sondaggi mostrano che una percentuale inquietante dei musulmani in Europa rifiuta i valori occidentali, disprezza i paesi in cui vive, sostiene l'uccisione degli omosessuali, e vuole sostituire la democrazia con la legge della sharia. C'e motivo per essere profondamente preoccupati per tutte queste cose, ma questa causa è stata seriamente danneggiata da Anders Behring Breivik. In Norvegia, parlare negativamente di qualsiasi aspetto della fede musulmana è sempre stata una questione delicata, tacciabile di ‘islamofobia' e di razzismo. Sarà, temo, sempre più difficile affrontare questi temi, ora che questo pazzo omicida è diventato il simbolo della critica dell'islam. Il massacro è quindi una doppia tragedia per la Norvegia. Non soltanto abbiamo perso 76 persone, ma temo che anche il legittimo criticismo verso l'islam sia stato profondamente discreditato dall'associazione con questo assassino lunatico”.
Bawer parla dell'impreparazione della Norvegia al terrorismo. “Una certa innocenza e naïveté ha reso tutto questo possibile. Perché gli edifici governativi erano privi di protezione? Perché l'isola, dove avrebbe parlato il premier il giorno dopo e dove aveva appena parlato l'ex primo ministro, era del tutto insicura? Vivo a cinque minuti dagli edifici governativi. La mancanza di sicurezza non è inusuale per la Norvegia, qui la polizia non ha armi e la stessa idea di portare armi è considerata un passo indietro nella evoluzione umana. I media norvegesi hanno sempre scritto dei killer solitari degli Stati Uniti come cose che non sarebbero mai potute succedere in Norvegia. In norvegese si dice ‘amerikanske tilstander', e non significa nulla di buono. La Norvegia ama definirsi ‘il paese pacifico'. I norvegesi volevano credere che il proprio paese fosse una bolla di pace e serenità, un pianeta superiore rispetto al mondo reale”.
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