Solo sangue e sesso? Come si spiega il successo delle nuove serie tv

Federico Tarquini

I serial televisivi, insieme ai reality show, sono il fenomeno televisivo più interessante dell'ultima decade. In questo alveo si sta facendo strada un sottogenere molto interessante: quello che racconta la vita di famiglie legate a doppio filo alle vicende del potere terreno. Dai Borgias ai Kennedys passando per i Tudors sembra che l'intrigo di palazzo, o di corte, sia ancora capace di generare un interesse rilevante.

    I serial televisivi, insieme ai reality show, sono il fenomeno televisivo più interessante dell'ultima decade. In questo alveo si sta facendo strada un sottogenere molto interessante: quello che racconta la vita di famiglie legate a doppio filo alle vicende del potere terreno. Dai Borgias ai Kennedys passando per i Tudors sembra che l'intrigo di palazzo, o di corte, sia ancora capace di generare un interesse rilevante, oltre che nel pubblico, anche nei divi dello schermo, che scelgono sempre più spesso di interpretare ruoli importanti a tali rievocazioni televisive.

     

     

     

    Al di là degli indici di ascolto, dei budget milionari delle star hollywoodiane e delle ingenti dosi di sangue e sesso, il successo di questi serial evidenzia la costante attualità di un sentimento atavico dell'animo umano che, da Semiramide in poi, si traduce ciclicamente nello sfrenato e generalizzato appetito verso il “corpo” del potente, verso la grande e storica contraddizione tra dimensione pubblica e dimensione privata. A essere “messi in scena”, e ad accendere i desideri dei telespettatori, sono i lati perversamente umani di figure teoricamente superiori all'imperfezione terrena, come quelle del Papa, dei re e dei presidenti. Ad attrarre non è tanto il cinismo in sé, ma la possibilità che a essere cinico sia Papa Alessandro VI Borgia – magistralmente interpretato da Jeremy Irons – una figura “sulla carta” pura per investitura divina, e così via fino all'invincibile presidente Kennedy e alle sue dipendenze dai farmaci e dalle gonnelle.

    Da come raccontiamo le vicende di queste famiglie, si può risalire, più che alla verità storica, al rapporto che abbiamo con il potere. Sulla grande superficie del nostro immaginario sgorga il desiderio di forzare la patina dei bollettini ufficiali e vedere fino in fondo il lato oscuro del potere. Oltre a consolare un mondo di poveri peccatori, la presenza di una porzione di cattiveria nel temperamento di queste figure storiche sancisce un'inversione di tendenza nelle strategie narrative dei prodotti di punta della televisione contemporanea. I confini sempre più sfumati tra bene e male, tra dovere e desiderio, tra pubblico e privato, evidenziati da questi tre serial, ci raccontano il senso profondo di un mondo in cui la tensione tra giusti e cattivi sembra tramontare favorendone invece la commistione in tutte le sue accezioni, da quelle sessuali a quelle mistiche. La voglia sfrenata di conoscere i dettagli delle attività notturne di Silvio Berlusconi o di Domique Strauss-Kahn si connette alla ribalta di queste figure della serialità televisiva, elevandosi in tal modo a canone di alcuni dei racconti principali del nostro tempo.


     

     

    Tutto ciò non significa una rilettura “gossippara” di eventi storici evidentemente già edulcorati dalla loro stessa leggenda. Gli elementi che caratterizzano la loro rievocazione televisiva sono connessi a una tendenza generale della cultura occidentale, in cui gli aspetti maligni, perversi e miseri del potere, diventano paradossalmente motivo d'identificazione e di vicinanza da parte del grande pubblico. Forse è questo che spaventa molti sacerdoti della cultura, tradizionalmente avversi a simili prodotti. Eppure la tendenza appena tratteggiata, connessa come detto anche alle figure “reali” del potere contemporaneo, si comprende a partire dalla televisione, che già in sé rappresenta metaforicamente l'irruzione del pubblico nello spazio privato e viceversa. D'altronde come sostenne Marshall McLuhan: “We become what we behold. We shape our tools and then our tools shape us”.