In fisco aequitas

La parabola di Equitalia

Redazione

Si chiama Equitalia, evoca equità ma sempre più spesso è vista non solo come sinonimo di riscossione dei tributi ma anche di vessazione, come ha detto di recente anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a proposito delle ganasce fiscali. Equitalia è la croce ma anche la delizia per tutti i governi. Delizia perché la società pubblica a cui lo stato 5 anni fa ha affidato il compito di riscuotere l'evasione accertata, l'evasione poi l'ha morsa davvero, riuscendo a più che raddoppiare gli incassi.

    Si chiama Equitalia, evoca equità ma sempre più spesso è vista non solo come sinonimo di riscossione dei tributi ma anche di vessazione, come ha detto di recente anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, a proposito delle ganasce fiscali. Equitalia è la croce ma anche la delizia per tutti i governi. Delizia perché la società pubblica a cui lo stato 5 anni fa ha affidato il compito di riscuotere l'evasione accertata, l'evasione poi l'ha morsa davvero, riuscendo a più che raddoppiare gli incassi, da 3 miliardi e 800 milioni di euro nel 2005 a quasi 9 miliardi nel 2010 (più 130 per cento, per l'esattezza). Ma anche croce – dicono gli addetti ai lavori delle Finanze – perché in un paese come l'Italia in passato le cartelle di riscossione inviate dal fisco erano ritenute innocue comunicazioni da ignorare come gli auguri degli sconosciuti a Natale. Ma adesso, in tutti gli schieramenti, dopo le proteste di artigiani, commercianti e imprenditori, dicono che Equitalia esagera.

    Ieri, per esempio, l'associazione Libertiamo e i finiani di Fli (unico partito) hanno aderito a un sit in organizzato da alcuni comitati spontanei contro “lo stato di polizia e il suo bastione, Equitalia”. Il presidente della Camera, dunque, protesta contro “lo stato di polizia tributaria in Italia”. E quindi anche contro il suo vero capo, ovvero Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle entrate. Ovvero il roccioso e scorbutico cacciatore di elusori ed evasori, quasi un Vincenzo Visco redivivo, il ministro del fisco del centrosinistra causticamente definito da Tremonti un “Dracula nella sede dell'Avis”. Del resto Befera e Visco un tempo sono stati amici, il primo il maestro e il secondo l'allievo, entrambi convinti che l'evasione fiscale ora arrivata a oltre 120 miliardi di euro fosse il male di tutti i mali per la crescita del paese. Poi le vicende della vita e della politica li hanno portati su strade diverse e ora Befera è il pupillo proprio di Tremonti, portato in palmo di mano dal ministro che ha voluto rinnovargli la fiducia e l'incarico pochi giorni fa, ignorando scientemente che l'insofferenza verso Equitalia stesse toccando il culmine.E nonostante autorevoli ambienti della maggioranza suggerissero al ministro dell'Economia l'opportunità di un ricambio, magari con un personaggio più malleabile e meno rigoroso.

    Tanto che il sesto rapporto annuale presentato ieri dal centro studi Economia Reale presieduto dall'ex viceministro dell'Economia, Mario Baldassarri, ha sottolineato criticamente i “cinque anni di continuità delle politiche fiscali e tributarie da Visco a Tremonti”: “La politica di bilancio messa in campo dall'attuale governo di centro destra – si legge nel rapporto – si pone in una sostanziale continuità con l'impostazione del precedente governo Prodi-Visco-Padoa-Schioppa. In effetti, dopo tre anni di legislatura, la pressione fiscale si attesta ancora al 42,6 per cento, meno di un punto al disotto del livello lasciato dal governo Prodi-Visco-Padoa-Schioppa”.

    L'insofferenza nei confronti di Befera, cioè nei confronti dei risultati ottenuti, ma soprattutto dei metodi usati per ottenerli, sta montando in tutta Italia ed è politicamente trasversale. Anche perché la crisi economica morde di più. Contro Equitalia si stanno mobilitando cittadini e contribuenti non organizzati dalle tradizionali associazioni di rappresentanza. A Cagliari erano addirittura più di 10 mila, un paio di settimane fa, incluso il neonato movimento dei Tea Party Italia, davanti alla sede locale, accusata di usare la garrota. In via Togliatti a Roma un gruppo di contribuenti esasperati ha preso a pomodorate un ufficio Equitalia; due giorni fa, sempre nella capitale, in uno sportello di Equitalia i dipendenti sono stati aggrediti, mentre negli scorsi giorni a Lonigo di Vicenza un funzionario è stato sequestrato per cinque ore.