Un fisco per l'estate

Ecco i pochi contenti e i molti scontenti della riforma tremontiana

Redazione

Cercasi riforma fiscale disperatamente. Tutti la cercano, tutti la vogliono. Ma Giulio Tremonti quanto l'appronta? “Il ministro dell'Economia inizia a parlare seriamente di riforma tributaria”, ha detto ieri Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, nel corso dell'assemblea annuale di Assolombarda. Ma le innovazioni allo studio del Tesoro partono da un presupposto: la riforma sarà a invarianza di gettito.

    Cercasi riforma fiscale disperatamente. Tutti la cercano, tutti la vogliono. Ma Giulio Tremonti quanto l'appronta? “Il ministro dell'Economia inizia a parlare seriamente di riforma tributaria”, ha detto ieri Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, nel corso dell'assemblea annuale di Assolombarda. Ma le innovazioni allo studio del Tesoro partono da un presupposto: la riforma sarà a invarianza di gettito. Ovvero: le minori entrate saranno compensate da maggiori entrate. Un metodo messo per iscritto, con la firma di Tremonti e del premier Silvio Berlusconi, nei documenti di finanza pubblica inviati alla Commissione di Bruxelles. Per questo c'è chi all'interno della maggioranza si chiede: ci potrà essere una vera frustata all'economia senza una effettiva riduzione della pressione fiscale?

    E' quello che si chiede anche Berlusconi. Eppure lo stesso presidente del Consiglio ha condiviso un percorso che prevede un graduale spostamento della tassazione dalle persone alle cose. In altri termini, meno carichi fiscali sui redditi e sul lavoro (meno Irpef), più imposizione sui consumi (più Iva). L'impostazione generale è condivisa dalle imprese riunite in Assonime e in Confindustria. Anche se la base dei piccoli della confederazione di viale dell'Astronomia, come si evince dalle parole di Jacopo Morelli, neo presidente dei Giovani di Confindustria, preferirebbe un taglio dell'Irap e delle altre imposte sulle società.

    In verità sullo scambio “meno aliquote Irpef, più aliquote Iva” inizia a nutrire dubbi lo stesso ministro dell'Economia. Il timore è che aumentando la tassazione sui consumi, in una fase in cui la domanda è già fiacca e i consumi ristagnano, gli effetti possano essere contrari a quelli sperati. E' quanto da tempo sostengono i commercianti, contrari a un aumento dell'Iva e fautori invece di un taglio secco delle tasse: “Una buona riforma fiscale deve essere improntata verso la semplificazione, per ridurre i costi burocratici, ancora eccessivi per le imprese. E deve arrivare anche, incrociandosi con il federalismo fiscale, alla riduzione delle tasse”, ha detto ieri il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli.

    Eppure, nonostante i mugugni dei commercianti, un Berlusconi incalzante, la Lega scalpitante e gli industriali in attesa, non mancano i sostegni all'operato del titolare del Tesoro. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ieri ha sottolineato come la riforma tributaria “sarà intrecciata con la protezione sociale” e “non agirà soltanto dentro al sistema delle aliquote fiscali e uscirà dell'ideologia secondo cui le imposte dirette sono le uniche che valgono”. La flemma tremontiana è condivisa anche da Giuliano Cazzola, vicepresidente Pdl della commissione Lavoro della Camera: “Condivido la linea di Tremonti. Le riforme delicate non si fanno per disperazione, nella speranza di recuperare consensi. Anche perché è tutto da dimostrare che il fisco sia il tema decisivo per vincere nel 2013”. Anche da ambienti confindustriali giunge un plauso al ministro dell'Economia: “La riforma è la benvenuta ma è importante tenere i saldi di bilancio”, ha detto Giorgio Squinzi, presidente di Federchimica e candidato in pectore alla successione di Marcegaglia come Gianfelice Rocca. Filotremontiano anche il ragionamento di Alberto Meomartini, presidente di Assolombarda, che ieri ha tenuto l'assemblea annuale: “Gran parte delle multinazionali in Italia sono localizzate a Milano e molti dei loro manager lottano per convincere la casa madre a restare con attività produttive e di ricerca in Italia dove a loro dire trovano capitale umano di qualità ma temono soprattutto una cosa: il fisco conta ma non lo mettono al primo posto perché la loro preoccupazione più grande è l'instabilità normativa, la difficoltà di valutare il quadro delle leggi di riferimento”.

    In verità plausi sempre più chiari, seppure felpati su rigore e impostazione della riforma fiscale a costo zero, arrivano dal centro e dalla sinistra, indispettendo larghi settori del Pdl e adesso anche della Lega che paventano uno scenario in cui Tremonti sia il perno di nuovi equilibri politici. A intensificare questi segnali ha contribuito ieri l'incontro di Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle con il ministro dell'Economia a Milano. Un colloquio che segue una presa di posizione a sorpresa di ItaliaFutura, la fondazione promossa da LCdM, che dopo aver chiesto per mesi un taglio fiscale pro crescita, ha sostenuto più di recente l'impossibilità di una riduzione della pressione fiscale. Ma a smentire significati politici, o terzopolisti, dell'incontro di ieri è stato lo stesso Montezemolo: “Ci era stato chiesto da tutti gli azionisti di Ntv (Nuovo trasporto viaggiatori, ndr) di vedere il ministro. Gli abbiamo illustrato il progetto e le prospettive della società e anche le difficoltà”.