Santoro lascia la Rai
Il botto de La7 e del Tg3, la tv di sinistra e il paradosso De Benedetti
Paradosso dei paradossi: tra qualche giorno un manipolo di belli, bravi, ricchi e famosi antiberlusconiani potrebbe ritrovarsi a lavorare in una tv di successo (La7) comprata dal presidente di un gruppo editoriale antiberlusconiano (Carlo De Benedetti) proprio con i soldi di Silvio Berlusconi. Questo se la Corte d'appello di Milano, via sentenza sul lodo Mondadori, costringerà il Cav. a versare all'Ing. cinquecento milioni di euro, e se l'Ing. davvero la comprerà, La7. D'altronde La7 di successo lo è già, e per meriti suoi.
Paradosso dei paradossi: tra qualche giorno un manipolo di belli, bravi, ricchi e famosi antiberlusconiani potrebbe ritrovarsi a lavorare in una tv di successo (La7) comprata dal presidente di un gruppo editoriale antiberlusconiano (Carlo De Benedetti) proprio con i soldi di Silvio Berlusconi. Questo se la Corte d'appello di Milano, via sentenza sul lodo Mondadori, costringerà il Cav. a versare all'Ing. cinquecento milioni di euro, e se l'Ing. davvero la comprerà, La7. D'altronde La7 di successo lo è già, e per meriti suoi. Anzi, è già una Rai di fatto cui tiene testa, dalla Rai, il pur sempre di sinistra Tg3 della pur autorevole Bianca Berlinguer. Insomma, sono le otto di sera del lunedì di spoglio elettorale e c'è quel record assoluto: 13,79 per cento di share per il telegiornale di Enrico Mentana. E c'è, a La7, una certa giustificata grandeur da redivivo sogno del terzo polo tv (il sogno infranto del duo Lorenzo Pellicioli-Roberto Colaninno). Arriva Michele Santoro. Anzi, arriva Fabio Fazio. E Luciana Littizzetto. E Milena Gabanelli. E Roberto Saviano. E Marco Travaglio con Vauro e tutto il cucuzzaro. Non passa giorno senza che le sorti de La7 non conoscano un rumor magniloquente (e non così lontano dal vero).
Fatto sta che una volta si diceva “l'italiano medio, di fronte a calamità naturali, epidemie o elezioni, si sintonizza sul Tg1” e invece oggi anche il nonno guarda Mentana, se il suo speciale elezioni fa una media dell'11,68 per cento, con più di 1.300.000 spettatori e un picco del 17,19 e se anche in giorni non elettorali il tg delle otto fa cinque volte quello che faceva un anno fa. Mentana se lo spiega così: “Primo: ho lavorato come un fabbro ferraio per un anno. Secondo: avendo impostato tutta l'informazione sulla politica e facendo in maniera molto percepibilmente libera questo lavoro, i risultati si vedono. Terzo: sarebbe ipocrita non dire che il pubblico televisivo ci ha seguito di più in un momento in cui la Rai e Mediaset hanno tenuto bassa la politica. Abbiamo acceso la rete, conquistando l'immagine di canale affidabile su questi temi”.
Il record mentaniano delle otto ha dunque illuminato d'immenso pure l'Otto e mezzo di Lilli Gruber (record, lunedì, con il 9,68 per cento di share media e un picco dell'11,19) e L'Infedele di Gad Lerner (record anche qui, con 10,78 di share media e un picco del 15,08). Per la verità Lerner se n'era accorto già durante la diretta, di aver fatto il botto – ho due milioni di spettatori, diceva, e sul suo blog si è concesso “la debolezza” di richiamare l'attenzione del lettore “sullo share dell'Infedele”, abbandonandosi altresì all'amarcord: “Mi piace ricordare da dove abbiamo cominciato: il sabato sera, con un nucleo ristretto di infedelissimi… ora non ci montiamo certo la testa, i numeri sono il frutto di una crescita complessiva de La7 di cui ci sentiamo a tutti gli effetti partecipi. Ma almeno voglio dirvi grazie”.
Stesso giorno, stessi orari, e il Tg1 di Augusto Minzolini è arrivato a un robusto 24,28 alle venti ma solo al 12,07 con lo speciale del pomeriggio, battuto per la prima volta (come “genere”) da RaiTre: lo speciale elezioni in assoluto più seguito tra le 15 e 30 e le 18 di lunedì è stato infatti quello diretto da Bianca Berlinguer (13, 82 per cento di share e un milione e 400 mila spettatori). Berlinguer rende omaggio a Sandro Curzi (“lo speciale elezioni è nel Dna di RaiTre”) e dà merito al suo speciale: “C'era informazione senza settarismo, secondo il modello di ‘Linea Notte': ospiti non scontati, collegamenti, approfondimento per un pubblico attento alla politica”.
Di fronte ai dati, il consigliere Rai di centrosinistra Nino Rizzo Nervo dice che Mentana “ha illuminato l'intero palinsesto de La7, aiutato anche dalla caduta di autorevolezza del Tg1”, mentre il vicepresidente pdl della commissione di Vigilanza Giorgio Lainati invita a riflettere sulla “moltiplicazione di offerta e competizione televisiva sugli eventi elettorali. Ora si fa zapping, prima c'era solo RaiUno”.


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