Money League/27

Quanto costa vincere la Champions League?

Francesco Caremani

Giocarsi una finale, nel calcio del terzo millennio, non è solo un fatto sportivo. Quando due squadre scendono in campo e sfiorano la coppa dalle grandi orecchie mettono in ballo orgoglio, appartenenza geografica, leadership singole e di gruppo, ma soprattutto la zavorra del budget economico investito.

    Giocarsi una finale, nel calcio del terzo millennio, non è solo un fatto sportivo. Quando due squadre scendono in campo e sfiorano la coppa dalle grandi orecchie mettono in ballo orgoglio, appartenenza geografica, leadership singole e di gruppo, ma soprattutto la zavorra del budget economico investito per arrivare lì e quando uno spende tanti soldi vuole avere ragione, a tutti i costi.

    Le ultime dieci Champions, Porto di Mourinho a parte, sono state vinte da squadre tedesche, italiane, spagnole e inglesi, appartenenti ai quattro massimi campionati continentali e ognuna di loro ha fatto importanti sforzi economici per raggiungere il traguardo più ambito, perché ormai, nell'immaginario collettivo e in quello dei diritti commerciali, diretti e indiretti, niente vale come vincere quella che una volta era chiamata Coppa dei Campioni.
    Prendendo in considerazione, per lo stesso periodo, le rispettive campagne acquisti (fonte transfermarkt.de) sostenute dai due club finalisti abbiamo scoperto che nel 2006 il Barcellona ha vinto la coppa senza sborsare un centesimo, con un attivo di mercato di 10 milioni di euro, riuscendo a prendere van Bommel a parametro zero dal PSV e liberandosi di Riquelme, Rochemback e Sergio Garcia. Mentre l'Arsenal registrava un passivo di mercato di 21 milioni, avendone spesi 46 per Hleb (l'unico a giocare la finale), Song, Vela, Diaby, Adebayor, Mannone e Walcott.

    La finale, da questo punto di vista, meno dispendiosa del decennio è stata quella fra Porto e Monaco, le due squadre hanno speso 17.900.000 di euro per esserci: 3,2 i francesi (per quell'Adebayor che sarà ceduto successivamente ai Gunners), il resto i Dragoes, di cui 5,2 per Thiago Silva. Senza dimenticare che le squadre vincenti si costruiscono nel tempo e che la conquista della Champions è spesso il traguardo finale di un ciclo, dove l'acquisto dell'ultima stagione può risultare decisivo ma non è una regola fissa.

    Il Real Madrid ne è l'esempio in entrambi i casi. Nel 2002 ha vinto la sua nona Champions spendendo 73,5 milioni di euro solo per Zidane, contro i 12,1 del Bayer Leverkusen, ma l'anno precedente (per essere eliminata in semifinale) ne aveva investiti addirittura 119.250.000 tra Figo (60), Flavio Conceiçao, Munitis, Makélélé e altri. Si può dire, quindi, che quella vittoria ebbe due padri, il mediano francese che teneva insieme tutti i reparti e il talento franco algerino che a Glasgow segnò la rete decisiva. Le dieci squadre vincenti hanno speso nelle rispettive campagne acquisti 555.900.000 euro contro i 393.850.000 delle perdenti, in tutto quasi un miliardo di euro, permettendoci di dire che per una Champions servono in media 100 milioni da investire nel mercato. La cifra tonda che è servita al Barcellona nel 2009 per battere il favorito Manchester United, che ne aveva spesi meno della metà per Berbatov e Tosic, anche se Eto'o e Messi facevano già parte della rosa.

    La finale più dispendiosa è stata quella del 2008: Manchester United-Chelsea che insieme avevano speso 164.400.000 euro e per lo stesso motivo la sconfitta economicamente più amara è stata quella dei Bleus con quasi 61 milioni messi sul piatto per Anelka, Di Santo, Ivanovic, Malouda e Belletti. Ma alla fine a segnare furono Cristiano Ronaldo e Lampard mentre Terry sbagliò il rigore che poteva mettere ko i Red Devils. A volte il mercato viene fatto in prospettiva: lo United spese 31,5 milioni per il portoghese Anderson proprio in quella stagione. E tra due giorni, a Wembley, per la terza finale in quattro anni, lui ci sarà.

    Il peggior passivo di mercato tra le dieci squadre vincitrici spetta al Real del 2002 con meno 73,5 milioni di euro, mentre per le perdenti è del Bayern Monaco, sconfitta l'anno scorso dall'Inter, con un meno 51.750.000. Di contro il Milan nel 2007 è quella che ha vinto con il miglior attivo (più 15,2) mentre il Valencia, 2001, è il club che ha perso con un più 12,2 nella bilancia dei trasferimenti.
    Nel 2003 la finale tutta italiana tra Milan e Juventus ha messo in campo 102.700.000 euro con i rispettivi passivi di 20,1 e 35.590.000. Quella finale terminò ai rigori (è successo quattro volte negli ultimi dieci anni), decisivi nei quarti di finale i gol di Pippo Inzaghi contro l'Ajax, autore anche della doppietta che nel 2007 stese il Liverpool nella rivincita di Atene. Al Milan era costato 40 miliardi di vecchie lire più Cristian Zenoni e a guardarsi indietro mai soldi furono meglio spesi per un giocatore capace, con le sue reti e quelle due vittorie, di ripagarsi completamente, più che un attaccante un Bot senza scadenza che ha garantito interessi eccezionali. Nel gioco economico della Champions League il migliore.