La tirannia della pornocrazia

Giulio Meotti

Dominique Strauss-Kahn è vittima e artefice della propria distruzione”, dice Roger Scruton a colloquio con il Foglio. Fra i massimi pensatori conservatori viventi, Scruton è docente di filosofia in università inglesi e americane, da quella di Boston alla St. Andrews, la terza per età e prestigio nel mondo anglosassone. “Fino a che non sarà riconosciuto colpevole, Strauss-Khan è innocente. Si chiama garantismo. Ma possiamo già riflettere sul significato culturale della vicenda”.

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    Dominique Strauss-Kahn è vittima e artefice della propria distruzione”, dice Roger Scruton a colloquio con il Foglio. Fra i massimi pensatori conservatori viventi, Scruton è docente di filosofia in università inglesi e americane, da quella di Boston alla St. Andrews, la terza per età e prestigio nel mondo anglosassone. “Fino a che non sarà riconosciuto colpevole, Strauss-Khan è innocente. Si chiama garantismo. Ma possiamo già riflettere sul significato culturale della vicenda”.

    Le idee di Scruton sul sesso sono esposte nel saggio “Sexual desire”. Scritto nel 1986, nel libro il filosofo inglese passa in rassegna l'erotismo, l'amore, la perversione, la moralità sessuale, il genere e il desiderio, dissociandosi sia dal puritanesimo religioso sia dal permissivismo, ma tentando di demolire l'impianto ideologico del famoso “rapporto Kinsey”, dal nome dello zoologo-sessuologo americano Alfred Kinsey, diventato il guru della rivoluzione sessuale in tutto il mondo. Il libro di Scruton, giudicato dal New Yorker “uno dei più influenti filosofi al mondo”, passa in rassegna secoli di filosofia e di letteratura, da Schopenhauer a Kundera, da Foucault a Sartre e Freud.

    Veniamo al ruolo di vittima di Strauss-Kahn. “L'isteria della liberazione sessuale ritiene ogni maschio colpevole”, spiega Scruton. “L'uomo è colpevole per definizione. La donna invece è la grande vittima ideologica del nostro tempo. Strauss-Kahn è una sorta di capro espiatorio di un moto iniziato negli anni Sessanta. Prendiamo il cosiddetto ‘date rape', lo stupro nel caso in cui le due persone sono almeno in parte consezienti o si conoscevano. E' un ottimo esempio del modo in cui le femministe hanno saputo rovesciare la questione sessuale, manipolarla, modificarla. Prima l'uomo ottiene il consenso, poi questo consenso viene ritirato, ovvero prima le donne sono incoraggiate a fare sesso con chiunque vogliano, perché è questo che proclamano, poi rinnegano il consenso per punire l'uomo. E' il ciclo di ossessione e alienazione che circonda oggi il sesso”.

    Ma l'economista è anche artefice della sciagura. “Non si poteva scegliere una vittima migliore per la vita che Strauss-Kahn conduceva”, dice Scruton. “Strauss-Kahn è un figlio della cultura sessantottina parigina. La differenza fra America e Francia è abissale, Strauss-Kahn è stato fermato sulla scaletta dell'aereo, immagine abbastanza simbolica del fatto che gli americani restano puritani nel proprio cuore. Uno stupro è un crimine grave perché è una invasione della libertà della vittima. Lo stupro non è un crimine perché è un atto di forza, lo è perché è una profanazione che deturpa e contamina ciò che, nella natura femminile, è da conservare fino a che può essere concesso di propria volontà. Se il desiderio sessuale fosse solo il desiderio di sensazioni sessuali, il saccheggio del corpo non potrebbe avvenire: essere stuprati non sarebbe peggio di ricevere uno sputo in faccia. E' quanto ci viene tolto a livello esistenziale che umilia e distrugge: è una sorta di assassinio; è ridurre la persona incarnata a cadavere”.

    Per questo, continua Scruton
    , lo stupro è diventato un crimine sempre più difficile da pensare. “Se descrivi il desiderio sessuale come fanno i partigiani della liberazione sessuale, lo scandalo dello stupro è inspiegabile. Il filosofo tedesco Max Scheler ha descritto il pudore sessuale come Schutzgefühl, è uno scudo che ti protegge dall'abuso. Oggi invece si dà per scontato che non vi sia differenza fra il sesso omosessuale e quello eterosessuale, che non ci sia alcuna differenza fra il desiderio puro e quello perverso, che la castità sia una scelta ma non una virtù, che le sole questioni morali che circondano l'atto sessuale siano quelle del consenso e della sicurezza. La barriera fra i sessi è diventata così permeabile. O per dirla con Michel Foucault, si ‘problematicizza' il sesso. Il caso Strauss-Kahn dimostra quindi la distruttività della liberazione sessuale, la furia del femminismo ideologico. Il concetto di ‘violenza sessuale' è diventato una accusa autoproliferante, un modo per rilasciare la rabbia femminile contro gli uomini, una rabbia che è lo stesso prodotto della liberazione sessuale.  Il partner sessuale non è più l'oggetto del desiderio ma un mezzo, la componente della macchina del piacere. Il gesto sessuale è descritto con una tale esplicitezza che è stata rimossa l'area del pudore e del mistero, ridotto a funzione corporale, emancipato dalla moralità, lanciato in mostra nel supermercato del piacere. Che uno sia freudiano o marcusiano o un seguace di Erich Fromm, il liberal vede il sesso come una forza da ‘liberare' e che ci nuoce quando viene ‘represso'. Freud ha introdotto una sorta di pedofilia vicaria che ci impone di vedere i nostri figli come esseri sessuali, che fin dal primo momento della coscienza sarebbero impegnati nelle strategie della seduzione. Non comprenderemo mai la proibizione dell'oscenità e dell'indecenza se le pensiamo in termini liberal. La continuità della società umana non potrà essere garantita se le persone continueranno a giudicare il sesso in questi termini. Le persone sono state ‘liberate', ma in una specie di vuoto”.

    L'amore personale, conclude Roger Scruton, è stato sostituito da una ossessione mentale per i genitali. “Oggi si parla in maniera mortificante del sesso, degli organi sessuali, delle sensazioni, delle secrezioni sessuali, si crede che così facendo ci si ‘liberi' dal potere misterioso del sentimento erotico. Si disseziona il sesso per demolire la vecchia morale. Allora la pedoflia diventa sbagliata semplicemente perché manca il consenso fra adulti, mentre tutto ciò su cui gli adulti condividono in privato diventa anche moralmente ineccepibile. Alla fine siamo diventati così isterici che pensiamo che là fuori ci siano soltanto dei pedofili. Si è imposta una sorta di etica della polluzione e del tabù. La tirannia della pornocrazia”.

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    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.