Governatore über alles

Le sintonie teutoniche fra Draghi e Tremonti

Alberto Brambilla

E' iniziata ieri a Bruxelles la due giorni di incontri tra i ministri economici europei per stanziare gli aiuti al Portogallo e meditare su possibili ulteriori provvedimenti per l'economia greca. Dovranno concedere 78 miliardi di euro per il salvataggio di Lisbona, durante un vertice orfano del direttore del Fondo monetario internazionale.

Leggi Con Draghi alla Bce si consuma il divorzio tra Rep. e Bankitalia - Leggi L'attivismo tedesco e le divisioni dell'Europa sul salvataggio greco

    E' iniziata ieri a Bruxelles la due giorni di incontri tra i ministri economici europei per stanziare gli aiuti al Portogallo e meditare su possibili ulteriori provvedimenti per l'economia greca. Dovranno concedere 78 miliardi di euro per il salvataggio di Lisbona, durante un vertice orfano del direttore del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn, che ricopriva un ruolo di coordinamento politico nelle azioni a sostegno di Irlanda, Portogallo e soprattutto Grecia. Secondo le ultime indiscrezioni, Atene avrebbe bisogno di altri 60 miliardi di euro in due anni per riuscire a rifinanziare il proprio debito sul mercato l'anno prossimo com'era previsto.

    I ministri negano una ristrutturazione del debito, ma si profila l'ipotesi di un allungamento delle scadenze dei titoli di stato a patto che anche i creditori privati siano d'accordo. L'attesa di nuove misure potrebbe però durare fino a giugno, quando gli ispettori del Fmi emetteranno il proprio verdetto sulle finanze greche. Tra molte incertezze c'è una decisione comune presa dall'Eurogruppo.

    I 17 ministri finanziari dell'Eurozona, compreso Giulio Tremonti, hanno consacrato il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi come prossimo presidente della Banca centrale europea; unico candidato alla successione di Jean-Claude Trichet. Lo ha confermato in serata il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. “Draghi – ha detto Juncker – non è solo un uomo che gode di una reputazione internazionale eccellente, ma anche un banchiere centrale che ha dimostrato di essere attaccato all'Unione monetaria e alla sua costruzione”. L'incoronazione ufficiale arriverà al vertice dei 27 capi di stato europei il 24 giugno. Draghi ha ricevuto l'approvazione della Francia e l'endorsement della Germania, rinnovato ieri dal cancelliere Angela Merkel: “Il governo tedesco, come gli altri governi europei, ha espresso il suo sostegno a Draghi”. Il banchiere si è guadagnato il favore di Berlino con l'operato alla presidenza del Financial stability board, la visione di una Bce più falco che colomba nella tradizione della Bundesbank, e con la sincera ammirazione per il modello tedesco di riforme: “Dovremmo seguire il loro esempio”, aveva detto Draghi da italiano all'Italia. E' proprio su questo che le opinioni del banchiere convergono con quelle del ministro dell'Economia, Tremonti. Nonostante gli attriti passati, Tremonti e Draghi condividono la visione di un'economia alla tedesca, che però si è naturalmente più giovata di altre del piano infrastrutturale cinese. Seppure con sfumature differenti, trovano la sintesi nel rigore dei conti e nelle affinità dell'apparato industriale dei due paesi.

    Ora che la locomotiva tedesca è tornata tale, e guarda a un più 3 per cento del pil per fine anno, si conferma capace di trascinare gli altri paesi e s'impone come un esempio di exit strategy utile a spostarsi da un percorso di crescita debole. I dati economici europei di marzo confermano poi la necessità, manifestata da Draghi e praticata dal rigore di Tremonti, di un sistema di regole che convinca gli stati indebitati alla disciplina. Tremonti menziona spesso il rigore teutonico paragonandolo a quello italiano, oppure accostando il sistema di finanziamento all'internazionalizzazione delle imprese tedesche con quanto fanno la Sace e la Cassa depositi e prestiti in patria con il progetto di Banca per l'export. Il ministro, poi, non perde di vista Berlino anche quando parla delle debolezze strutturali nostrane: “Potremmo tornare a crescere come la Germania, il problema è il mezzogiorno”, ha detto in aprile. E anche se in passato ha preso le distanze dalla prepotenza teutonica in Europa, facendo peraltro notare come un euro costruito a Berlino abbia regalato un'enorme spinta all'export tedesco, quello rimane il suo modello sviluppista. Sia Draghi sia Tremonti guardano insomma alla Germania come si guarda un faro nella nebbia per raggiungere i propri obiettivi.

    Leggi Con Draghi alla Bce si consuma il divorzio tra Rep. e Bankitalia - Leggi L'attivismo tedesco e le divisioni dell'Europa sul salvataggio greco

    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.