Sulla frontiera
Altri sbarchi a Lampedusa. A che punto è la questione Schengen
I ministri dell'Interno dell'Unione europea vogliono salvare l'Europa senza frontiere con nuove regole per Schengen che permettano di chiudere i confini interni in caso di afflusso massiccio di migranti in un paese europeo vicino. “Schengen è una delle conquiste chiave dell'Ue. Dobbiamo mantenere e salvaguardare questa conquista”, ha detto ieri l'ungherese Sándor Pintér, che ha presieduto il consiglio straordinario sull'immigrazione.
Questa mattina alle 7 è arrivato a Lampedusa il primo di sei barconi avvistati nel Canale di Sicilia nelle ultime ore. Si sarebbero perse le tracce, invece, del barcone con 220 profughi, tra i quali molte donne e bambini, che ieri sera ha lanciato l'sos mentre si trovava a circa 80 miglia dalle coste libiche, al confine con le acque di competenza maltese.
I ministri dell'Interno dell'Unione europea vogliono salvare l'Europa senza frontiere con nuove regole per Schengen che permettano di chiudere i confini interni in caso di afflusso massiccio di migranti in un paese europeo vicino. “Schengen è una delle conquiste chiave dell'Ue. Dobbiamo mantenere e salvaguardare questa conquista”, ha detto ieri l'ungherese Sándor Pintér, che ha presieduto il consiglio straordinario sull'immigrazione. Occorre evitare “decisioni unilaterali” degli stati perché il rischio è “una reazione a catena”, ha spiegato Pintér. “Non indeboliremo Schengen in alcun modo”, ha ribadito la commissaria Cecilia Malmström, riconoscendo che qualche modifica è necessaria. Perfino il francese Claude Guéant, che ha ordinato alle sue forze antisommossa di impedire ai migranti tunisini di passare la frontiera di Ventimiglia, sostiene che è tutto un “malinteso. La Francia vuole difendere Schengen”. Secondo Guéant, “Schengen è minacciata perché ci sono flussi migratori che diventano sempre più importanti”. La reazione a catena è già una realtà che sta portando alla chiusura dell'Europa senza frontiere. Nei fatti i governi si stanno riprendendo la loro sovranità sulle frontiere interne all'Unione.
Tutto è iniziato con la decisione italiana di concedere un permesso di soggiorno temporaneo a ventimila migranti tunisini per farli circolare in Europa. La Francia ha reagito con controlli a Ventimiglia per bloccare e rimpatriare i tunisini. Il Belgio ha rafforzato le verifiche negli aeroporti. Mercoledì la Danimarca ha annunciato il ritorno dei posti di frontiera al confine con Germania e Svezia, smantellati dieci anni fa. “Tanto rumore per nulla: sono solo controlli doganali”, ha detto il ministro dell'Interno danese, Soren Pind. Legalmente Schengen prevede la possibilità di controlli entro 20 chilometri dal confine, purché siano casuali e non sistematici. Di fatto è l'ennesimo colpo alla libera circolazione Ue. Malmström preferisce non commentare: “Abbiamo ricevuto solo mercoledì la proposta. Non l'abbiamo ancora esaminata”.
Gli sbarchi in Italia “sono un alibi”, spiega al Foglio un diplomatico. La decisione della Danimarca non ha nulla a che vedere con le rivolte arabe. “Assistiamo a una crescita del crimine transfrontaliero: droghe, bande di europei dell'est, traffici di esseri umani, riciclaggio di denaro”, ha spiegato il ministro delle Finanze danese, Claus Hjort Frederiksen. Da tempo alcuni governi si sono accorti che le frontiere esterne dell'Unione sono piene di buchi attraverso i quali passa l'immigrazione clandestina. Il confine più permeabile è quello tra Grecia e Turchia. Bulgaria e Romania, pur essendo formalmente pronte a entrare in Schengen, si scontrano con il veto di Francia e Germania.
L'establishment europeista accusa i populisti per i guai che vive Schengen. Il ritorno delle guardie di frontiera in Danimarca è stato ottenuto dal Partito popolare danese di Pia Kjaersgaard. La campagna anti tunisini di Guéant è coincisa con una crescita nei sondaggi in Francia dell'estrema destra. Con la proposta di “europeizzare Schengen”, la Commissione vorrebbe evitare i gesti unilaterali, come quello francese o danese. “Ci deve essere un meccanismo comunitario”, ha detto Malmström: Parigi o Copenaghen dovrebbero chiedere a Bruxelles prima di reintrodurre le frontiere. Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, è preoccupato “per le spinte xenofobe dei movimenti populisti”. Ma “questo non è populismo, è la democrazia al lavoro”, ha risposto all'agenzia Ansa il danese Pind. E mentre l'Ue litiga sulle frontiere interne, Roberto Maroni nota che fa poco per difendere i confini esterni dagli sbarchi. “Manca concretezza nel dar seguito ai buoni propositi. L'Italia è l'unico paese che sta contrastando l'immigrazione clandestina dalla Tunisia. Lo stiamo facendo con beneficio di tutti i paesi europei”.


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