Al Qaida conferma la morte di Osama
Con il ritardo che si conviene a questi frangenti, al Qaida ha confermato la morte di Osama Bin Laden da un forum jihadista che l'intelligence americana ritiene canale attendibile. La sua morte, scrivono, “sarà una maledizione che inseguirà gli americani e i loro alleati, rincorrendoli dentro e fuori dai loro paesi”.
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Con il ritardo che si conviene a questi frangenti, al Qaida ha confermato la morte di Osama Bin Laden da un forum jihadista che l'intelligence americana ritiene canale attendibile. La sua morte, scrivono, “sarà una maledizione che inseguirà gli americani e i loro alleati, rincorrendoli dentro e fuori dai loro paesi”. Subito dopo la minaccia ci sono l'invito alla rivolta e la promessa di vendetta, elementi ovvi di una narrativa terroristica che prende atto della scomparsa del suo capo. “Presto, con l'aiuto di Allah, la loro felicità sarà trasformata in sofferenza e il loro sangue sarà mischiato alle lacrime”. I compagni d'arme di Bin Laden dicono che presto arriverà anche un suo video registrato una settimana fa a fare da documento programmatico della rivolta contro il nemico crociato. Intanto gli uomini dell'intelligence americana hanno iniziato ad esaminare i dati trovati nei cinque computer, dieci hard disk e nel centinaio di penne Usb trovati nel compound di Abbottabad. I primi risultati dicono che Bin Laden non era diventato quella figura simbolica e ispiratrice che molti giornali hanno descritto, anche sulla scorta dei report dei servizi americani.
Lo sceicco stava lavorando a nuovi attentati – il famoso “secondo colpo” di al Qaida, quello che avrebbe concesso l'accredito definitivo – contro l'America: c'erano piani per mettere bombe sui treni, magari nel decimo anniversario dell'11 settembre, il giorno di Natale oppure a capodanno. Per ora gli uomini dei servizi di Washington non hanno trovato tracce di un attentato specifico, ma alcune linee guida più che sufficienti a dimostrare che Bin Laden era sveglio e operativo, non soltanto un padre ispiratore che lascia il mestiere ai suoi figli.
L'invito alla rivolta degli uomini di al Qaida è rivolto in particolare al Pakistan, che nelle circostanze del raid di Abbottabad ha dimostrato un'imbarazzante propensione a non vedere e non sentire i movimenti terroristici che avvengono sul suo suolo. Ieri il capo di stato maggiore, Parvez Kayani, che comanda l'esercito e quindi di fatto lo stato e che nei confronti di Washington ha sempre fatto – nel bene e nel male – da stabilizzatore, ha detto che “altre azioni del genere in violazione della sovranità del Pakistan ci costringeranno a rivedere i rapporti militari e di intelligence con gli Stati Uniti”.
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