Il nemico numero uno di Obama adesso è messicano

Maurizio Stefanini

Quello che vedete in questa foto è l'erede di Bin Laden, anche se non c'entra niente con l'integralismo islamico. Joaquín Archivaldo Guzmán Loera, classe 1957, soprannominato “El Chapo” (“il tappo”) per i suoi centosessantotto centimetri di statura, inizia la sua “carriera” negli anni Ottanta come socio di Miguel Ángel Félix Gallardo “El Padrino”, il primo grande boss del narcotraffico messicano.

Leggi Le vie della droga - Leggi La poliziotta coraggiosa, la delinquente tradita e la mamma pasionaria

    Quello che vedete in questa foto è l'erede di Bin Laden, anche se non c'entra niente con l'integralismo islamico. Joaquín Archivaldo Guzmán Loera , classe 1957, soprannominato “El Chapo” (“il tappo”) per i suoi centosessantotto centimetri di statura, inizia la sua “carriera” negli anni Ottanta come socio di Miguel Ángel Félix Gallardo “El Padrino”, il primo grande boss del narcotraffico messicano. Nel 1989 El Chapo approfitta dell'arresto del socio per mettersi in proprio e provocando la scissione del cartello di Guadalajara: con lui il cartello di Sinaloa; con Arellano Félix e il fratello il cartello di Tijuana. Ma “il tappo” non si accontenta. Approfittando dell'attacco frontale in corso contro il cartello di Medellín di Pablo Escobar, prende il posto dei colombiani come grande tramite del narcotraffico verso l'America. Nel frattempo, non rispetta la divisione di territori e a Tijuana, nel 1993, viene scoperto un tunnel di 443 metri che i suoi uomini usano per contrabbandare cocaina dal Messico agli Stati Uniti. Gli Arellano Félix se la legano al dito, e il 24 maggio del 1993 gli tendono un'imboscata all'aeroporto di Guadalajara. Si innesca una battaglia a fuoco, e tra le sette vittime di quel giorno ci sarà anche il cardinale Juan Jesús Posadas Ocampo, ma non lui. Il 9 giugno del '93 lo arrestano le autorità messicane. Condannato a venti anni e nove mesi, il 19 gennaio del 2001 riesce a evadere dal carcere nascosto nel furgone della biancheria sporca, dopo aver corrotto praticamente tutto il supercarcere di Puente Grande, dal direttore all'ultimo secondino.

    Secondo le autorità messicane, 78 persone sono state coinvolte in quel piano di evasione, costato due milioni e mezzo di dollari. Ma di soldi lui ne fa a palate, grazie anche alla sua fantasia nell'inventare modi sempre nuovi per far passare la cocaina di nascosto, senza trascurare peraltro metamfetamine, eroina e marijuana. Nel 2009 Forbes lo inserisce alla posizione 701 nella famosa lista dei miliardari, il cui primo posto è occupato dal suo compatriota Carlos Slim Helú. Il patrimonio stimato del “Tappo” è di 1,7 miliardi di dollari. E' in classifica anche nel 2010, sebbene al 937esimo posto con un solo miliardo di dollari di patrimonio. Nel 2010 Forbes lo promuove nella lista degli uomini più potenti del pianeta, alla posizione 41. Da record anche il numero di morti nel suo nome: solo nel 2008 lo scontro tra il cartello di Sinaloa e il Cartello di Juárez per il controllo di un corridoio strategico provoca, tra le città di Chihuhahua e Ciudad Juárez, 1600 omicidi – sono 2000 in totale quelli avvenuti in tutto lo stato di Chihuahua e 5600 in tutto il Messico. Il cartello di Sinaloa viene ribattezzato per questo “Alleanza del Sangue”.

    Un narcocorrido, il tipo di canzone che i cantastorie del Nord del Messico dedicano ai boss e al narcotraffico, ha definito Loera “Il Signore della Montagna”: un pezzo in particolare racconta di quando fece comprare cinquantamila rose rosse per il funerale del figlio Edgár, assassinato a 22 anni. Un altro narcocorrido fu dedicato alla sua spettacolare evasione del 2001, e fa parte della sua leggenda anche la storia di quando si presentò a un ristorante circondato da oltre una ventina di scagnozzi, fece ritirare tutti i cellulari dei presenti, banchettò, e poi li fece restituire prima di andarsene.  Sul “Chapo” pendono due taglie: una di cento millioni di pesos del governo messicano, l'altra di trenta milioni di dollari del governo americano Usa. Numero uno nella lista dei ricercati messicani, fino all'uccisione di Bin Laden era il numero due in quella di Fbi e Interpol. Adesso, è il nemico numero uno anche di Barack Obama.

    Leggi Le vie della droga - Leggi La poliziotta coraggiosa, la delinquente tradita e la mamma pasionaria