Combattere senza rovinarsi/ 8

La verità sulla malagiustizia deve essere detta per tutti

Redazione

Berlusconi, ha certamente ragione quando dice che Napolitano “si fa sentire solo quando c'è da difendere i pm ma non ha mai detto una parola quando attacchi strumentali vengono sferrati contro di lui”. E hanno torto tutti quelli (Napolitano compreso) che si stracciano le vesti perché si è giunti a uno scontro di inusitata violenza.

di Mauro Mellini

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    Berlusconi, ha certamente ragione quando dice che Napolitano “si fa sentire solo quando c'è da difendere i pm ma non ha mai detto una parola quando attacchi strumentali vengono sferrati contro di lui”. E hanno torto tutti quelli (Napolitano compreso) che si stracciano le vesti perché si è giunti a uno scontro di inusitata violenza.

    Lo scontro, in realtà, quello vero, ineluttabile, necessario, e, quindi, auspicabile, non c'è stato. La magistratura non è responsabile per avere, di punto in bianco, deciso di mettersi a perseguitare freneticamente Berlusconi, obbedendo a chi sa quali sollecitazioni. Il dramma non è in quello che alcuni (anzi, troppi) magistrati fanno, ma in quello che l'apparato giudiziario è divenuto: una macchina politica, un partito che si è sostituito all'istituzione e l'ha egemonizzata e soggiogata. E' scandaloso che, a questo, sia ridotta la giustizia. Una giustizia partito non può, per agire come tale, non ricorrere alla persecuzione: non dimentichiamo Tortora, Carnevale, Andreotti. Ma forse anche noi dimentichiamo tanta e tanta gente massacrata da una giustizia che ha altro da fare che essere giusta.

    Berlusconi sbaglia? Forse sì.
    Perché quello che dice oggi, doveva dirlo fin dal 1994 e dirlo di fronte al quotidiano massacro giudiziario di tanta gente sacrificata, in vario modo, alle esigenze della giustizia-partito. Ha sbagliato a non avere affrontato lo scontro prima che il partito dei magistrati divenisse un partito “in personam”, contro una singola persona, la sua, quando già mostrava di esserlo e doverlo essere nei confronti di tanta gente. Ha sbagliato a cedere sempre quando, in tanti, gli tiravano la giacca e gli rimproveravano di non saper evitare lo scontro, quando non ha puntato su di un movimento popolare per una giustizia giusta (quale quello sembrò si formasse intorno al caso Tortora…). Oggi è forse troppo tardi. Ma darlo per scontato significa ammettere che tutto è perduto. Non tanto per Berlusconi: per le istituzioni, per lo stato libero e democratico.

    Quanto ai manifesti di Milano… andiamo, presidente Napolitano. Diciamo al signor Lassini (che è bene non “si faccia da parte”) che il suo linguaggio e, probabilmente, le sue idee sono un po' confusi e superati. Non gli diremo che quel che c'è oggi è peggio, ma che è, intanto, più complesso. In ogni modo, se dovessimo, invece, fare della storia, se nelle nostre procure non ci sono proprio state le Br, ci sono stati molti magistrati, anche appartenenti, che so, a Potere operaio, che hanno negato fin quasi alla vigilia dell'assassinio di Moro che ci fosse una “violenza di sinistra” affermando che quella che appariva tale era una montatura poliziesca e fascista… E, poi, certi “no global”… Ma, quella, diciamo, è acqua passata.

    di Mauro Mellini

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