L'addio di Westerwelle alla guida dei liberali tedeschi

Andrea Affaticati

Negli anni della sua inarrestabile ascesa Merkel ha fatto fuori uno dopo l'altro i suoi possibili contendenti al trono. Una strategia che non ha abbandonato nemmeno dopo aver preso saldamente in mano il partito. Tra gli abbandoni più clamorosi e dolorosi per la Cdu è stato quello di Friedrich Merz, la vera mente economica del partito, che ha dovuto fare le valigie quando il suo corso troppo liberista sembrava, agli occhi di Merkel, ormai superato, e l'opinione pubblica tedesca segnalava che un liberismo duro e puro non lo voleva.

    Negli anni della sua inarrestabile ascesa Merkel ha fatto fuori uno dopo l'altro i suoi possibili contendenti al trono. Una strategia che non ha abbandonato nemmeno dopo aver preso saldamente in mano il partito. Tra gli abbandoni più clamorosi e dolorosi per la Cdu è stato quello di Friedrich Merz, la vera mente economica del partito, che ha dovuto fare le valigie quando il suo corso troppo liberista sembrava, agli occhi di Merkel, ormai superato, e l'opinione pubblica tedesca segnalava che un liberismo duro e puro non lo voleva. Dopo Merz hanno tolto il disturbo il capo di stato, Horst Koehler, i potenti governatori Juergen Ruettgers del Nordrhein-Westfalen e Roland Koch dell'Assia, tutti di stampo liberista o conservatore. L'ultimo ad andarsene è stato Stefan Mappus, dopo la sconfitta di una settimana fa della Cdu nel Baden-Wuerttemberg.

    Eppure, mai Merkel avrebbe immaginato che il pericolo potesse arrivare da fuori, per giunta dal partner di coalizione ideale, come i liberali dell'Fdp sono sempre stati descritti. E invece si è sbagliata. Westerwelle, così si è fatto sapere ieri dopo il vertice dell'Fdp, non solo rinuncia a ricandidarsi come capo del partito al congresso in programma a metà maggio, ma si è dichiarato anche disponibile a lasciare il ruolo di vicecancelliere al futuro capo dell'Fdp (resterà però ministro degli Esteri del governo Merkel). Ora, chi sarà a prendere in mano il partito non è ancora sicuro. La partita si gioca tra Philipp Roesler, 38 anni, attuale ministro per la Salute, e Christian Lindner, 32 anni, attuale segretario generale dell'Fdp. Tutti e due delfini di Westerwelle, e per questo rimasti nelle ultime settimane molto in ombra, per solidarietà al capo, al quale devono la loro carriera.

    Da venerdì scorso, quando si è capito che questa volta le voci che chiedevano una rapida decisione sul futuro di Westerwelle non si sarebbero più quietate, anche loro due sono usciti allo scoperto. Sia Roesler che Lindner sono teste brillanti, giovani molto ambiziosi, ma appunto giovani, troppo giovani, secondo molti. E' però il personale del quale l'Fdp al momento dispone: i vari Bruederle (attuale ministro per l'Economia) Solms (l'economista per eccellenza al quale però Westerwelle non ha dato quanto promesso, cioè il ministero delle Finanze o dell'Economia) sono tutti troppo vecchi, almeno nella logica dei liberali.

    Ma che governo ne uscirà allora?
    Con chi dovrà discutere Merkel, con giovani che le ossa se le devono ancora fare? Non è chiaro se questo ricambio generazionale nell'Fdp indurrà anche la Cdu a guardare più attentamente alle proprie giovani promesse, che da questa parte si riducono però a uno, massimo due personaggi. Per esempio Norbert Roettgen, attuale ministro per l'Ambiente, e Ursula von der Leyen, ministro per il Lavoro: il primo è considerato non solo tra i suoi fedelissimi, il più stimato dalla Kanzlerin, ma anche in un futuro, non immediato però, un suo possibile successore. Von der Leyen ha più esperienza, se l'è fatta come ministro per le Pari opportunità e la Salute, nel suo Land d'origine, prima di essere nominata ministro per la Famiglia già nella Grosse Koalition e in questa ministro per il Lavoro.

    Difficile pensare però che la Cdu dopo Merkel si faccia guidare di nuovo da una donna. Resta Roettgen, ma per lui si sarebbe voluto aspettare almeno un'altra legislatura. Quando durante la Grosse Koalition, Muenterfering gettò la spugna per problemi familiari e perché tradito da Merkel, a prendere il suo posto di vice fu Steinmeier, non Andrea Nahles, certamente una politica molto aggressiva, ma agli occhi dell'Spd ancora troppo giovane. E con Steinmeier, Merkel aveva un parigrado, con Roessler o Lindner così non sarebbe. E allora che fare? Andare avanti lo stesso o chiedere ai tedeschi di tornare alle urne? E se si scegliesse questa seconda ipotesi, sarebbe ancora Merkel la candidata per il Kanzleramt? Domande alle quali solo le settimane a venire potranno dare qualche risposta.