Noi prigionieri dell'ingombro dell'io, la chiesa no

Giuliano Ferrara

La chiesa cattolica, intesa come luogo della cultura cristiana, continua ad essere una fabbrica di idee, mentre la cultura laica si perde in vanità, ideologismi, dogmi e fiancheggiamenti della cattiva politica. C'è un pazzo come Matthew Fox, un ex domenicano settantenne che ora milita con gli episcopaliani, che affigge le sue tesi, gesto neoluterano, sul portone della basilica romana di Santa Maria Maggiore.

    La chiesa cattolica, intesa come luogo della cultura cristiana, continua ad essere una fabbrica di idee, mentre la cultura laica si perde in vanità, ideologismi, dogmi e fiancheggiamenti della cattiva politica. C'è un pazzo come Matthew Fox, un ex domenicano settantenne che ora milita con gli episcopaliani, che affigge le sue tesi, gesto neoluterano, sul portone della basilica romana di Santa Maria Maggiore, ma vuole sradicare sant'Agostino dalla teologia cristiana. Vaste programme. Lutero si rivolta nella tomba, e al massimo dal paradiso arriva un applauso di Pierre Teilhard de Chardin. Però i libri di Fox, come quelli di Vito Mancuso, si vendono: molti hanno sete di conoscenza in ambiti comunque onorevoli e francamente più interessanti di quasi tutta la produzione letteraria contemporanea.

    C'è un uomo molto saggio come Joseph Ratzinger
    che continua a scrivere libri di riabilitazione della figura di Gesù, l'Unto del Signore nato ebreo in Palestina duemila anni fa, e di riesame del famoso metodo storico-critico in base al quale si vorrebbe consegnare alla prigione della storia e della filologia, vietando una lettura ecclesiastica, popolare, di fede, filosofica e metafisica, del vangelo e dell'intera Bibbia. Cristianesimo e positivismo, riduzionismo, relativismo non sono fatti per andare d'accordo, secondo questo Papa che ragiona come Anselmo e governa come Bonaventura, senza curarsi dei risultati di domani, nella luce di quel residuo di solida spiritualità e razionalità che ancora abita il mondo.
    Ma nelle università cattoliche ci si ingegna anche a leggere il cristianesimo e la storia con gli occhiali di Friedrich Nietzsche, e si danno lezioni di linguistica, di ermeneutica e di filosofia che i corsi di scienza delle comunicazioni, ormai quintessenza dell'ignoranza costituita in ambito secolare, se le sognano. Nessun organismo di cultura e di idee è diviso come la chiesa, come i suoi ordini, i suoi monasteri, le sue comunità, le sue diocesi: ma nella incredibile frammentazione eccelle il perseguimento coriaceo, ardito, altissimo di cose che si vedono e che non si vedono, dunque della realtà. Senza paura di san Tommaso e senza paura di Cartesio, tra metafisica e soggettivismo. La cattolicità mantiene una promessa di pluralità e di libertà della ricerca che onora la terra mentre indica il cielo con mille e mille dita.

    C'è poi la materia devozionale, clamorosamente rilanciata dal papato di Giovanni Paolo II. Bisognerà studiare e ristudiare, e raccontare come merita, il colossale e ardente fenomeno della santità, che si è ripresentato nella sua veste istituzionale, in un linguaggio codificato ma che prende energia dal non codificabile, sul sagrato di san Pietro inondato per anni di beatificazioni e canonizzazioni spavalde, coraggiose, significative. E ora ci si prepara al grande momento, che i laicisti sviliscono con polemiche da trivio, della beatificazione di Wojtyla, l'uomo più intensamente moderno del XX secolo.

    Vengono dalla chiesa cattolica, con il duello Ratzinger-Habermas la Ratisbona di Benedetto XVI e le prediche “evangeliche e cattoliche” di Michael Nazir Ali, nato nell'islam e fattosi anglicano cattolico, le poche cose davvero interessanti in fatto di multiculturalismo e di analisi storica del contemporaneo, dell'ideologia contemporanea. La chiesa litiga sul celibato dei preti e la castità, dimensioni chiave dell'esistenza nell'amore e nella sua corporeità. Litiga sull'omosessualità, con il dramma di Orvieto. Espia e fa penitenza sui peccati carnali del clero, si dibatte con la necessaria disperazione tra bene e male. La chiesa pullula di mistici che annullano in modi diversi l'ingombro pasticcione in cui ci imbattiamo ogni mattina: l'io personale. Alimenta con il cortile dei gentili la fecondità del dialogo tra sacro e profano. Ha una parola decisiva in materia di bioetica, e difende la frontiera negata e dimenticata della vita umana, della sua essenza intoccabile.
    Invece di spararla grossa e di dire troppe scemenze, magari andando a letto tardi la sera per leggere Kant senza capirlo, gli intellettuali laici, sempre in prima linea quando ci sarebbe da stare nella più riservata delle trincee pensanti, dovrebbero leggere con più cura l'ordo studiorum delle facoltà di teologia e di filosofia e di storia che organizzano la conoscenza possibile per generazioni di futuri preti e di studiosi laici che hanno lì, e solo lì, la possibilità di fare esperienza del sapere dimenticato d'occidente. E di molto altro.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.