La guerra in Libia

La marcia dei ribelli verso la roccaforte di Gheddafi

Redazione

Dopo aver conquistato Ra's Lanuf, gli insorti sarebbero entrati anche a Sirte, città natale di Muammar Gheddafi simbolo del regime e della Rivoluzione. Lo ha annunciato questa notte il portavoce dei ribelli, Shamsi Abdul Molah, che ha detto alla tv araba al Jazeera: "Abbiamo trovato una città indifesa, non abbiamo incontrato alcuna resistenza". La notizia della conquista di Sirte non è stata ancora confermata dall'alleanza occidentale.

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    Dopo aver conquistato Ra's Lanuf, gli insorti sarebbero entrati anche a Sirte, città natale di Muammar Gheddafi simbolo del regime e della Rivoluzione. Lo ha annunciato questa notte il portavoce dei ribelli, Shamsi Abdul Molah, che ha detto alla tv araba al Jazeera: "Abbiamo trovato una città indifesa, non abbiamo incontrato alcuna resistenza". La notizia della conquista di Sirte non è stata ancora confermata dall'alleanza occidentale. Un giornalista dell'agenzia Reuters che si trova a Sirte ha detto che non vi sono indicazioni che la città natale di Gheddafi sia caduta nelle mani dei ribelli: "Sembra tutto abbastanza normale, da quello che abbiano potuto vedere", mentre un lealista del raìs ha scritto alla Bbc: "Questi terroristi non hanno guadagnato il controllo di Sirte. Quando attaccheranno Sirte, con i vostri aerei americani e britannici, noi saremo pronti a difendere la città, come fu a Stalingrado". Nella città a metà strada tra Tripoli e Bengasi, però, continuano gli scontri e i bombardamenti, e questa mattina si sono avvertite forti esplosioni.

    Il segretario generale dell'alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen, ha detto che la Nato "assumerà immediatamente" il comando delle operazioni in Libia: "Abbiamo chiesto all'alto comando operativo della Nato di mettere in atto immediatamente l'esecuzione di questa operazione", che comprendono l'embargo, l'istituzione della no fly zone e la protezione dei civili dagli attacchi delle truppe governative. Il generale canadese, Charles Bouchard, comanderà tutte le operazioni. Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, ha detto che la Turchia potrà fare da mediatore per raggiungere "prima possibile" un cessate il fuoco tra le parti per evitare che la Libia si trasformi in un nuovo Iraq o Afghanistan. 

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