L'insubordinazione togata
Nel 1994 a sorpresa Berlusconi vinse le elezioni politiche. Tutto era pronto per la Repubblica delle procure, ma nei progetti codini dei pm d'assalto si intromisero la politica e il popolo. A piani scombinati, oltre a far partire le prime sfortunate indagini contro i beni al sole del tycoon amico dell'odiato Craxi, il partito dei magistrati, di cui l'associazione sindacale (Anm) è sempre stata il portavoce, si esibì in un numero da circo di alta acrobazia.
Nel 1994 a sorpresa Berlusconi vinse le elezioni politiche. Tutto era pronto per la Repubblica delle procure, ma nei progetti codini dei pm d'assalto si intromisero la politica e il popolo. A piani scombinati, oltre a far partire le prime sfortunate indagini contro i beni al sole del tycoon amico dell'odiato Craxi, il partito dei magistrati, di cui l'associazione sindacale (Anm) è sempre stata il portavoce, si esibì in un numero da circo di alta acrobazia. Il governo (decreto Biondi) aveva stabilito che per i reati politicamente sensibili, quelli che avevano permesso la sistematica distruzione dei partiti e ora venivano usati per compiere l'opera sradicando come una malapianta il nuovo potere insediato dal voto, non era possibile agire con la detenzione cautelare in carcere, la infame galera preventiva che aveva già ucciso Raul Gardini, minacciato di arresto nella Milano del Terrore, e Gabriele Cagliari tenuto in carcere ad libitum (qualche anno prima si erano presi il Corrierone dal detenuto Rizzoli, poi prosciolto da ogni accusa, con il pretesto illiberale della lotta alla P2). Bisognava dare obbligatoriamente gli arresti domiciliari, così fu deciso. Di Pietro e i suoi soci andarono in tv e dissero che con quel decreto non potevano più indagare, ci fu la solita rivolta morale ipocrita, e il governo purtroppo cedette all'intimidazione (erano anni duri). Eppure quell'intemerata dei pm era una confessione: noi indaghiamo illegalmente, usando la galera come mezzo di acquisizione della prova, cioè come tortura virtuale, per ottenere delazioni e confessioni e chiamate in correità. Invece di portare un attacco devastante a questa nozione barbarica e contra legem del diritto, la società civile e la politica cedettero di schianto al ricatto.
Ci risiamo. L'Anm e le opposizioni al suo ricasco dicono lagnosi: la nuova norma all'esame delle Camere, che prevede una responsabilità dei magistrati quando è manifesta la violazione dei diritti del cittadino, è un tentativo di intimidazione contro chi vuole solo fare giustizia. Dunque, se la logica ha un senso, in Italia si fa giustizia e si può fare giustizia, secondo questi ineffabili comizianti in toga, violando i diritti dei cittadini. Ci piacerebbe conoscere in merito il parere di tutti coloro che, nel centrosinistra e nell'establishment borghese, si considerano riformisti e liberali.
Quanto alle proteste contro la norma che abbrevia i termini della prescrizione in giudizio per gli incensurati, norma giusta e valida per tutti ma che aiuta Berlusconi a districarsi da un paio di processi dei tanti che lo assediano, certo che è un tentativo di sottrarre il capo del governo e della maggioranza alle grinfie dei suoi persecutori, e come tale va secondo noi rivendicata. Basta con le ipocrisie. Da diciassette anni la magistratura politicizzata fa e disfa i governi, o si prova nell'impresa distruggendo la separazione dei poteri e la procedura, e colpisce in ogni direzione, con il particolare accanimento fazioso noto a tutti verso il nemico assoluto. Ora basta.


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