Due pesi e due misure
Essere realisti e neoconservatori non implica essere stupidi
Nei giudizi politici si devono spesso (non sempre) usare due pesi e due misure, perché i fatti, specie nella materia multiforme della politica internazionale e della guerra, non sono mai identici. dall'altra.
Leggi Sull'orlo dell'occidente di Mattia Ferraresi
Nei giudizi politici si devono spesso (non sempre) usare due pesi e due misure, perché i fatti, specie nella materia multiforme della politica internazionale e della guerra, non sono mai identici. La guerra aerea in Libia, autorizzata dall'Onu come protezione umanitaria delle popolazioni civili, non è la guerra in Iraq, definita illegale da quel bonzo onusiano di Kofi Annan e realizzata strategicamente dal cielo e da terra, con obiettivi chiari e tutti raggiunti nel sacrificio di migliaia di vite umane, da una parte e dall'altra. Vedremo come va a finire in Libia, dove il sacrificio di vite peraltro non manca, e ci auguriamo che finisca presto e bene visto che è cominciata tardi e male. Ma sappiamo come è nata. La Francia del gollista Chirac boicottò l'impresa di Bush e dei willing a Baghdad, in modo molto spregiudicato, per le stesse identiche ragioni di cultura postcoloniale, di grandeur francese in Africa e nella politique arabe, che oggi ha consigliato all'iperpresidente Sarkozy di mettersi la maschera umanitaria, di riconoscere e aiutare in vario modo i clan ribelli della Cirenaica e di forzare le cose per vincere le elezioni domestiche e cercare di riscattare il fallimento mediterraneo della sua politica. Dietro l'Iraq c'erano l'11 settembre, lo smantellamento di al Qaida in Afghanistan e la cacciata dei talebani dal potere, un'idea precisa e realista del ruolo internazionale dell'America nel XXI secolo, una logica imperial-democratica fondata sulla reazione lucida all'espansione terroristica dell'islam politico attraverso la rete degli stati canaglia, di cui il regime di Saddam era la massima espressione fuorilegge dai tempi dell'invasione del Kuwait. In Iraq si seppe da subito l'obiettivo dei liberatori: cacciare Saddam dal potere e costruire un esperimento di democrazia nel cuore del medio oriente. Fra mille contraddizioni ed errori, con tenacia fino al surge di David H. Petraeus, fu compiuto il nation building, istruiti un esercito e un apparato statale dopo 34 anni di regime dinastico fondato sul terrore, debellata la violenza inter-religiosa in epiche battaglie come a Falluja, realizzati una costituzione e un sistema elettorale. Come si dice a Torino, non confondiamo la merda col risotto.
Se le forze oggi impegnate in Libia si ritireranno presto, lasciando intatta la no fly zone e imponendo a Gheddafi una tregua armata, aprendo la strada a una trattativa di riconciliazione nazionale, la guerra di Libia sarà stata una operazione di polizia, come la vuol definire Adriano Sofri, condotta con metodi cinici e molto liberal o rive gauche, dal cielo soltanto, ma con un esito accettabile. Ma dubito che la cultura postcoloniale francese, vecchia e polverosa, consenta questo esito. Più facile che si arrivi o a un grave stallo, o a un ulteriore disordine diplomatico-militare tra le file della coalizione, o a una caduta di Gheddafi sostituito dai clan avversi, e vedremo se campioni di una nuova Libia costituzionale o di qualcosa di addirittura peggiore del regime del colonnello, che era stato politicamente neutralizzato e normalizzato proprio dopo la vittoria in Iraq (2004). Comunque: le due imprese sono imparagonabili, e i pesi e le misure devono essere due e diversi. Essere neoconservatori non implica necessariamente essere stupidi.
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