Guerra nel Mediterraneo, filmini osceni a Repubblica
Il Mediterraneo è infuocato da rivolte ambivalenti, che squassano la vecchia stabilità dei dittatori “amici”, delle vecchie canaglie opportunamente piegate e riciclate come Gheddafi, delle classi dirigenti di rapina sfidate dalla nuova gioventù araba occidentalizzante e dai tenebrosi Fratelli musulmani con la vasta scorta degli altri gruppi di islamisti politici.
Al direttore – Sabato scorso Repubblica scrive: “Esiste un filmato File Img durata 00'01 e viene ripreso un atto sessuale completo risultando impossibile identificare i soggetti interessati... E poi un file Img durata 00'05, il video riprende la scena a carattere sessuale precedente mostrando il volto della (il nome di una ragazza, n.d.r.) e di un uomo non meglio identificato”. Ecco la pistola fumante, ad Arcore si tromba.
Frank Cimini, Milano
Tutti conosciamo la famosa legge dei vent'anni, scoperta tempo fa su questo giornale. Una certa cultura di sinistra pratica oscenità di vario tipo, ma con il regolare ritardo di un ventennio è pronta all'autocritica più o meno persuasiva, più o meno pelosa. E' successo per la questione delle libertà nell'est europeo, per il salario come variabile indipendente dell'economia, per il referendum contro Craxi sulla scala mobile, per l'antisionismo vagamente revulsivo dell'identità ebraica, per il pacifismo di strada rinnegato dai migliori tra loro dopo che Sarajevo fu salvata dai bombardamenti della Nato o dopo che l'Iraq ebbe eroicamente e liberamente votato, per le sciocchezze sull'imperialismo a caccia di petrolio, per tante altre cose. Succederà anche per la trasformazione del giornalismo in oscenità di impronta tabloid.
Ma intanto vanno avanti come guardoni ammalati, e bisogna perdonarli perché non sanno quello che (si) fanno. Il Mediterraneo è infuocato da rivolte ambivalenti, che squassano la vecchia stabilità dei dittatori “amici”, delle vecchie canaglie opportunamente piegate e riciclate come Gheddafi, delle classi dirigenti di rapina sfidate dalla nuova gioventù araba occidentalizzante e dai tenebrosi Fratelli musulmani con la vasta scorta degli altri gruppi di islamisti politici. La crisi di comando europea e americana è patente, ma è in atto un clamoroso e rombante tentativo di risolvere la tragedia libica scegliendo il meno peggio, l'uso della forza militare per impedire massacri e per osteggiare il consolidamento di un regime che sta slittando in una tragicommedia sinistra.
Repubblica informa da quel grande giornale che è: ha il vecchio, politicamente confuso ma intelligente e coraggioso Valli a Bengasi; Rampoldi scrive analisi che spiegano diplomazia e geopolitica, Nigro racconta Tripoli con gusto del dettaglio. Appena giri pagina, entri nel capitolo della faziosità neopuritana, nella zona tabloid, ed ecco l'osceno come nuova dimensione della lotta contro il governo sulla scia delle inchieste giudiziarie pruriginose, fitte di riferimenti velenosi e moralistici a un mondo che i pm non capiscono e odiano. Un mondo che odiano perché non lo capiscono, verso il quale non sono in grado culturalmente, psicologicamente, di esercitare quella misura di tolleranza liberale e di grazia, di “cautela nella valutazione degli indizi” (Giorgio Napolitano, dicembre 2009, discorso su giustizia e politica), che sarebbe altamente consigliabile.
Cominciammo con lo scandalo delle ragazze tenute sulle ginocchia e riprese dal fotografo Zappadu, lo scandalo dei vulcani artificiali e dei cactus, quello della giovanissima accompagnatrice del premier a un tavolo di industriali e banchieri (mammà al seguito), la grande festa di compleanno nazional-popolare di Casoria, le cronache di un amaro divorzio, le feste di Palazzo Grazioli in tubino nero e qualche amplesso notturno per scacciare la malinconia della vita pubblica, infine da tutto questo melodrammatico elisir d'amore venne il botto dell'accusa di prostituzione e lo scandalo della ricchezza, dei regali, delle subculture dello showbusiness e di un miniambiente che, signora mia, non è all'altezza delle frequentazioni dei veri potenti dell'establishment.
Che cos'è la demagogia, che cosa il populismo d'accatto, che cosa sono il moralismo perverso e ipocrita e la sua appendice neopuritana se non questo sfruttare lo stordimento presunto degli have nots per aspetti fatui e altre vanità di una vita da ricco e famoso? L'intrusione nel privato, la messa a fuoco di dettagli ininfluenti, chi fa l'amore con chi, quando e dove, allo scopo di travolgere e assassinare un'immagine pubblica, incuranti dei dati politici e istituzionali di fondo: che quello è il capo del governo, che è eletto dagli italiani, che siamo nella democrazia italiana e non nella Deutsche Demokratische Republik, che un premier ha dei doveri da assolvere nell'interesse di tutti, che è del tutto legittimo buttarlo giù ma con mezzi politici leciti, preparando l'alternativa che non c'è e non ci sarà mai finché il giornale tribuna delle opposizioni continuerà a trascinare la sinistra nel fango, e a farcela oscenamente ballare.


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