Una ragazza da linciare/ 8

Di che è accusata? A lei vanno le nostre rose

Redazione

Il 28 agosto 1933, a Campo di Marte, la polizia francese arresta la diciottenne Violette Nozières. E' accusata di aver avvelenato il padre e la madre con il sonnifero. Ma passano tre giorni e l'affare s'ingarbuglia: i parigini apprendono dai giornali che l'assassina accusa il padre di aver abusato di lei fin da quando aveva dodici anni. La carnefice potrebbe dunque essere una vittima. L'anno dopo si va a processo. L'accusa sostiene che Violette l'ha fatto per denaro, per mettere le mani sui 165 mila franchi del padre e goderseli con l'amante, un poco di buono. E poi, vien fuori che Violette si prostituiva di tanto in tanto nel Quartiere latino.

di Giudo Vitiello

Guarda la puntata di Qui Radio Londra su Ruby - Leggi Il linciaggio morale di Ruby, capro espiatorio dell'Italia neopuritana di Giuliano Ferrara

    Ogni ora verrà pubblicato un intervento sul "linciaggio morale di Ruby, capro espiatorio dell'Italia neopuritana".

    Guarda la puntata di Qui Radio Londra su Ruby - Leggi Il linciaggio morale di Ruby, capro espiatorio dell'Italia neopuritana di Giuliano Ferrara

    Il 28 agosto 1933, a Campo di Marte, la polizia francese arresta la diciottenne Violette Nozières. E' accusata di aver avvelenato il padre e la madre con il sonnifero. Ma passano tre giorni e l'affare s'ingarbuglia: i parigini apprendono dai giornali che l'assassina accusa il padre di aver abusato di lei fin da quando aveva dodici anni. La carnefice potrebbe dunque essere una vittima. L'anno dopo si va a processo. L'accusa sostiene che Violette l'ha fatto per denaro, per mettere le mani sui 165 mila franchi del padre e goderseli con l'amante, un poco di buono. E poi, vien fuori che Violette si prostituiva di tanto in tanto nel Quartiere latino. Cortigiana smaliziata o piccola fiammiferaia divenuta incendiaria? Difficile a dirsi. Ma quando gli dèi hanno sete, come diceva Anatole France, non c'è tempo per certe sottigliezze.

    I benpensanti di Francia sciolgono il dilemma dicendo che l'accusa di incesto è una calunnia di Violette al padre ucciso, uno sputo sulla sua tomba. I surrealisti, André Breton in testa, s'innamorano di lei, ne fanno la loro Musa; se non altro perché è cagione di scandalo, e oportet ut scandala eveniant, è bene che si squarci il velo del tempio della famiglia borghese. Diciassette surrealisti pubblicano, a Bruxelles, una splendida plaquette in onore di Violette Nozières, che raccoglie poesie di Breton e di Eluard, illustrazioni di Dalì e di Max Ernst. Quando la parricida è condannata alla ghigliottina – condanna solo simbolica, per abbeverare gli dèi, commutata in ergastolo il giorno di Natale del 1934 – Breton le invia in carcere un gran cesto di rose rosse.

    Ora, va bene che quando gli dèi hanno sete non vanno troppo per il sottile. Ma ogni linciaggio, anche il più sgangherato, dovrebbe darsi almeno una parvenza di drammaturgia, impiantarsi su un canovaccio coerente: di là il male, di qua il bene, come insegnano i benpensanti del caso Violette. Su Ruby si era scelto, pareva, il canovaccio della vergine offerta al drago, che forse non sarà tanto vergine, ma il drago accidenti quant'è drago. E per carità, di ragioni per prendersela (civilmente) con il drago ce ne sarebbero e come. Poi però si è finiti per improvvisare un comitato di citoyens inferociti contro la vergine. Di cosa è accusata, Ruby? Di chi è carnefice? Comunque la si prenda, qualcosa non torna. Per questo va a lei il nostro surreale patafisico cesto di rose rosse.

    di Giudo Vitiello