Il Pg di Cassazione e il pm Ingroia
Il ministro della Giustizia ha deciso di non avvalersi della sua facoltà di avviare un'iniziativa disciplinare presso il Csm nei confronti del procuratore palermitano Antonio Ingroia. Ha scelto di far prevalere l'interesse politico a non accentuare le tensioni con la magistratura sull'interesse legato alla richiesta di rispetto delle norme costituzionali, delle quali Ingroia si è tranquillamente dimenticato.
Il ministro della Giustizia ha deciso di non avvalersi della sua facoltà di avviare un'iniziativa disciplinare presso il Csm nei confronti del procuratore palermitano Antonio Ingroia. Ha scelto di far prevalere l'interesse politico a non accentuare le tensioni con la magistratura sull'interesse legato alla richiesta di rispetto delle norme costituzionali, delle quali Ingroia si è tranquillamente dimenticato. Il ministro ha responsabilità politiche e può quindi operare scelte basate sull'opportunità. Invece il procuratore generale presso la Corte di Cassazione, che gode anch'egli della facoltà di avviare azione disciplinare, non ha responsabilità politiche ed è un alto esponente della magistratura. Se quindi decidesse di intervenire non aprirebbe alcun conflitto tra politica e magistratura. Anche nel suo caso l'azione è una facoltà, perché per i magistrati, e solo per i magistrati, non vale il principio dell'obbligatorietà dell'azione disciplinare.
Se dunque il Pg più elevato in grado decidesse in questo senso, chiedendo al Csm di pronunciarsi sul comportamento anomalo di Ingroia, si attenuerebbe la sensazione che la casta dei magistrati gode di una sostanziale impunità, che può violare apertamente la Costituzione mentre va in piazza a “difenderla” da attacchi inesistenti. Il magistrato, si è detto e scritto in mille occasioni, anche da parte dei presidenti della Repubblica, non solo deve essere ma anche apparire imparziale. Chiedere l'imparzialità a Ingroia, sembrerebbe persino un'ingenuità. Si può sperare invece che ne dia una limpida prova il procuratore generale? Sarebbe giusto, sarebbe bello, forse troppo giusto e bello per diventare una realtà.


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