Più fan che critico, Baricco trasforma Walter Benjamin in un bomber

Redazione

Nelle note a piè di pagina c'è sempre un'eco delle glosse a un libro sacro. Che siano devote o puntigliose, modeste o insolenti, le note se ne stanno lì genuflesse, in corpo minore, gli occhi volti al grande altare del testo. Lo sapeva bene Walter Benjamin, che applicava a ogni testo (sacro o profano) la lezione talmudica dei quarantanove gradini di significato, e che sognava di scomparire dietro una montagna di note e citazioni.

di Guido Vitiello

    Nelle note a piè di pagina c'è sempre un'eco delle glosse a un libro sacro. Che siano devote o puntigliose, modeste o insolenti, le note se ne stanno lì genuflesse, in corpo minore, gli occhi volti al grande altare del testo. Lo sapeva bene Walter Benjamin, che applicava a ogni testo (sacro o profano) la lezione talmudica dei quarantanove gradini di significato, e che sognava di scomparire dietro una montagna di note e citazioni. Per la sua opera vale l'insegna sotto cui Gómez Dávila raccolse i propri aforismi: “In margine a un testo implicito”. Vale anche per un breve saggio del 1936, “Il narratore”, che Benjamin compose in margine all'opera di Nikolaj Leskov, e che Einaudi ripubblica ora con note di Alessandro Baricco: “Anni fa, quando la Scuola Holden era appena nata, questo testo ne era per così dire la Bibbia”.

    C'è da aspettarsi quindi un commentario compìto e liturgico, degli esercizi ignaziani, ma la dedica agli ex allievi della scuola di storytelling torinese (“Ehi gente, questo libretto è per voi”) è lì a sconfessarci. Baricco s'inventa un genere nuovo, una variante pop delle note a piè di pagina: le note a bordo campo, da commentatore sportivo. Sui quarantanove gradini del Talmud ci si è spaparanzato come sugli spalti di uno stadio, con visierina e pop corn in grembo: “Bello, non c'è niente da fare”; “bella frase, ma, se posso permettermi, esplosa un po' a vuoto”; “formidabile”; “applausi”; “vinceva partite impossibili, Benjamin, con mosse come questa”. Di quale match si tratti, però, non è chiaro. Un incontro di boxe? Forse (“era come un pugile che cerca di aprire la guardia dell'avversario”). Una partita di pallone? Sembrerebbe, con Paul Valéry nell'altra metà campo: Benjamin risponde a una frase del centravanti francese, Baricco fa la hola (“con tanti saluti al pur grande Valéry”). Certo, “poteva anche fermarsi, e portare a casa un bel pareggio”, ma Benjamin è un bomber incontentabile.

    O magari si tratta solo di un pokerino, che ha in palio la decifrazione del futuro della narrazione? “Spiace esserselo giocato quando, sul tavolo di quella lunga partita, ancora nessuno aveva tirato giù la carta di Lost”. Chissà cos'avrebbe detto Benjamin del progetto Dharma. E poi, rileggendo certe sue osservazioni sulla perizia dell'artigiano, è “difficile non farsi venire in mente Toy Story o Avatar”. Non che manchi di devozione, il commentario di Baricco alla Bibbia Holden; ma non è la devozione del chierico, è la devozione del fan.

    E lo stile, conseguente, dà nella fanzine: colloquiale con punte gergali, giovanilistico quanto basta, sempre personale ed esperienziale, tutto un sottolineare i passaggi che lo fanno “godere” o “impazzire”. Una frase di Benjamin per lui è come uno smash di Becker o un fraseggio di Miles Davis (questa non l'ha scritta, ma avrebbe potuto). E così, tra citazioni di Louis Armstrong e di Raymond Carver, Baricco traghetta Benjamin verso quell'America di sogno che il fuggiasco dall'Europa occupata non raggiunse mai. Lo sottrae alle polverose esegesi tardo-francofortesi per consegnarlo, splendente, alla categoria estetica del fico (o figo), architrave dell'estetica contemporanea, per la quale un nuovo Kant dovrebbe trovar posto tra il sentimento del bello e del sublime. Il sentimento del fico – ammiccamento e bamboleggiamento permanente, supremazia ironica sulla bellezza, straniamento cool della commozione estetica, gomitatine a non finire, e mai scordarsi lo specchietto da tasca. Ehi gente, è così che va letto Benjamin. Il Ficus Benjamin.

    di Guido Vitiello