Confutare il deicidio, ecco il cuore del libro del Papa. La risposta del rabbino Di Segni
Dagli stralci resi noti ieri dalla Libreria Editrice Vaticana – il Foglio aveva anticipato indice e contenuti – si evince che il libro del Papa “Gesù di Nazaret. Dall'ingresso a Gerusalemme alla risurrezione” in uscita il prossimo dieci marzo ruota intorno a uno sforzo principale, quello di Joseph Ratzinger di mostrare che Gesù è davvero quanto i Vangeli dicono egli sia, il Messia.
Leggi La Passione secondo Ratzinger. Anticipazioni dal libro del Papa su Gesù
Dagli stralci resi noti ieri dalla Libreria Editrice Vaticana – il Foglio aveva anticipato indice e contenuti – si evince che il libro del Papa “Gesù di Nazaret. Dall'ingresso a Gerusalemme alla risurrezione” in uscita il prossimo dieci marzo ruota intorno a uno sforzo principale, quello di Joseph Ratzinger di mostrare che Gesù è davvero quanto i Vangeli dicono egli sia, il Messia. E che, dunque, lui non solo è l'unto, colui che il popolo eletto attende da sempre, ma è anche “la verità”, un concetto con il quale il mondo di oggi fatica a paragonarsi e confrontarsi.
I rapporti tra cattolici ed ebrei sembrano oggi sempre pronti a infiammarsi. Ci sono ferite aperte che ciclicamente tornano a sanguinare: la beatificazione di Pio XII oramai vicina, la preghiera del Venerdì Santo nella quale i cattolici pregano per la conversione dei giudei, le accuse di antisemitismo che gli ebrei muovono ai cattolici e, più in generale, l'idea che difficilmente un Papa tedesco possa comprendere fino in fondo il popolo ebraico. Benedetto XVI nel libro agisce da teologo, e da questo livello rilegge la Passione di Cristo anche alla luce del ruolo cruciale svolto in questa vicenda dal popolo ebraico. La sua tesi è chiara ed è di fatto quella che già la dichiarazione “Nostra aetate” esplicitò nel 1965: l'interpretazione che definisce il popolo ebraico “deicida” e dunque colpevole della morte di Gesù non si regge, esegesi alla mano. Per Giovanni furono i giudei a uccidere Gesù, intendendo però per giudei semplicemente “l'aristocrazia del tempio”. Giovanni, insomma, non dà alla dizione giudei alcun “carattere razzista”. E anche Marco, che allarga il cerchio degli accusatori all'“ochlos”, non intende accusare gli ebrei quanto “la plebaglia”, una quantità di gente indistinta alla quale si aggancerà anche il gruppo dei sostenitori di Barabba.
Il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, è raggiunto dalle anticipazioni del libro mentre si trova all'estero per un convegno. Dice al Foglio: “Lanci di agenzia alla mano, mi sembra che nel testo di Ratzinger ci sia poco di nuovo. C'è un grande sforzo esegetico di leggere il Vangelo in chiave non anti ebraica ma è uno sforzo che si regge con qualche difficoltà. Giovanni parla di giudei e non di aristocratici del tempio o di plebaglia. I giudei sono i giudei. Come i cristiani restano i cristiani al di là dell'esegesi”.
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