Il Nobel per la Pace del colonnello

Redazione

Che si prova ad aver ricevuto i 250 mila dollari del Premio Gheddafi per i diritti umani? Il riconoscimento esiste davvero ed è considerato il Nobel per la Pace del Maghreb. Dal 1988, è andato a molti personaggi noti della politica internazionale. Tra loro Jean Ziegler, un sociologo terzomondista nato in Svizzera. Oltre ad aver ricevuto il Premio del 2002, è stato considerato un uomo del rais all'Onu.

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    Che si prova ad aver ricevuto i 250 mila dollari del Premio Gheddafi per i diritti umani? Il riconoscimento esiste davvero ed è considerato il Nobel per la Pace del Maghreb. Dal 1988, è andato a molti personaggi noti della politica internazionale. Tra loro Jean Ziegler, un sociologo terzomondista nato in Svizzera. Oltre ad aver ricevuto il Premio del 2002, è stato considerato un uomo del rais all'Onu. Proprio in omaggio a questo ruolo, aveva formalmente rifiutato il riconoscimento. Pochi giorni fa, quando una tv svizzera lo ha chiamato per commentare gli ultimi discorsi di Gheddafi, Ziegler ha parlato di “comportamento patologico” e ha definito il colonnello “un pazzo che fa discorsi insensati”, invitando l'Europa a “svegliarsi”.

    Anche il presidente boliviano, Evo Morales, premiato nel 2000, sembra oggi preoccupato. Anziché condannare il rais libico, lo ha invitato “a risolvere i problemi per via pacifica”. Il che può sembrare ipocrita, ma rappresenta una rupture con gli altri leader latinoamericani che hanno ricevuto lo stesso riconoscimento. Il cubano Fidel Castro, Premio del 1998, ha scritto un saggio in cui spiega che c'è un complotto della Nato per mettere le mani sulla Libia, mentre il presidente del Nicaragua, il sandinista Daniel Ortega, freschissimo di Premio nel 2009, ha espresso a Gheddafi la propria solidarietà e si è schierato al suo fianco nella “grande battaglia per difendere l'integrità della nazione”. Hugo Chávez, invece, ha taciuto per un po': il presidente venezuelano ha conquistato il Premio nel 2004, e ha ringraziato Gheddafi cinque anni più tardi, regalandogli una copia della spada di Simón Bolívar. Quel giorno aveva detto: “Quello che è stato Bolívar per noi, Gheddafi è per la Libia”. Pochi giorni fa, il ministro degli Esteri del Venezuela ha risposto ai deputati dell'opposizione che chiedevano al governo di farsi restituire la spada. “C'è una guerra per il controllo del petrolio libico e in guerra si bombarda”, ha detto al Parlamento Nicolás Maduro. A quel punto è arrivato il commento di Chávez via Twitter: “Avanti ministro Maduro, dai un'altra lezione a questa estrema destra serva degli yankee. Viva la Libia e la sua indipendenza, Gheddafi affronta una guerra civile”. La polemica è arrivata anche in Turchia, dove l'opposizione ha domandato al premier Erdogan di restituire il Premio del 2010. “Non voglio mettere a rischio i turchi in Libia”, ha risposto lui, evitando di fornire altre spiegazioni.

    Nel circolo dei premiati c'è persino Nelson Mandela, al quale andò il primo riconoscimento, nel 1988. Benché pungolato dalla stampa sudafricana sulle parole pronunciate durante un incontro con il rais più di dici anni fa – “non abbandoneremo mai Gheddafi”, disse allora – Mandela mantiene oggi un ostinato silenzio. La stessa linea è seguita da altri vincitori celebri: il filosofo Roger Garaudy, il primate copto Shenouda III, l'ex premier malese Mahathir bin Mohamad e l'ex premier libico Dom Mintoff.

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