La lezione dei puritani agli azionisti
Sotto il regno di Elisabetta I d'Inghilterra, la “regina vergine” (che fu chiamata anche “regina bastarda”) e unica figlia sopravvissuta del re Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena, si verifica la nascita del puritanesimo, movimento sorto dal calvinismo al fine di “purificare” la chiesa anglicana da ogni traccia residuale di cattolicesimo. Restava infatti ancora vivo molto, dell'antica struttura e pompa del “papismo”, lasciti che, come scrive Henri Daniel-Rops nella sua monumentale “Storia della Chiesa del Cristo” (Marietti), dovevano “suscitare gli attacchi indignati dei partigiani della religione in ispirito”.
Sotto il regno di Elisabetta I d'Inghilterra, la “regina vergine” (che fu chiamata anche “regina bastarda”) e unica figlia sopravvissuta del re Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena, si verifica la nascita del puritanesimo, movimento sorto dal calvinismo al fine di “purificare” la chiesa anglicana da ogni traccia residuale di cattolicesimo. Restava infatti ancora vivo molto, dell'antica struttura e pompa del “papismo”, lasciti che, come scrive Henri Daniel-Rops nella sua monumentale “Storia della Chiesa del Cristo” (Marietti), dovevano “suscitare gli attacchi indignati dei partigiani della religione in ispirito”.
Tutto cominciò per problemi di “vestiario”: nel 1563 alcuni prelati, tra cui Thomas Cartwright, Walter Travers e William Perkins, si opposero all'uso degli ornamenti sacerdotali, “livree dell'Anticristo”, al segno della croce, alle vetrate e alla musica d'organo in chiesa. Il clero potente e festaiolo era il nemico da abbattere in nome di una nuova sobrietà e della purezza: una nuova versione dell'antica eresia catara (da cataros, “puro” in greco) che disprezzava la carne, la materia, il mondo. I puritani erano infatti cristiani intransigenti che si ritenevano i soli a praticare il Vangelo, ardenti di una severa austerità religiosa, sprezzanti verso i “vescovi del diavolo” e i curati “ignoranti come asini e luridi come porci”.
Nel 1588 un libretto scritto sotto pseudonimo da due giovani intellettuali lanciava invettive (di avidità, di lusso, di ingordigia) contro il clero ufficiale: cominciò una progressiva persecuzione dei puritani, che al nuovo re Giacomo I chiedevano riforme tra cui l'eliminazione dei vescovi, in favore di un sistema di tipo presbiteriano, che trovava la propria autorità nel gruppo degli “anziani”, eletti direttamente dai fedeli. La risposta del re è passata alla storia: “No bishop, no king”: se aboliamo i vescovi prima o poi non ci sarà più nemmeno il re. Re Giacomo quindi non appoggiò le richieste dei puritani, ma concesse l'autorizzazione alla pubblicazione di una versione della Bibbia passata alla storia come “King James Bible”.
Lo scontro tra chiesa ufficiale e i “non conformisti” seguì con continui alti e bassi, dalla fuga dall'Inghilterra (soprattutto verso l'Olanda e verso l'America, come nel caso dei “padri pellegrini” della Mayflower), alla rivincita dei puritani, che guidati da Oliver Cromwell contribuirono alla sconfitta e alla decapitazione del re Carlo I nel 1649; dalla nuova persecuzione da parte di Carlo II fino al Tolerance Act del 1689, con cui Gugliemo III d'Orange concesse libertà di culto (segnando così inevitabilmente il lento declino di questo movimento che rimase nella sua forma originaria soltanto in America fino all'inizio del Diciannovesimo secolo, in particolare nel Rhode Island con Roger Williams e nel Massachusetts con Jonathan Edwards).


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