Il topolino deve partorire la montagna
Riuscirà un governo che si regge su una maggioranza millimetrica, il cui leader subisce un assedio mediatico e giudiziario ininterrotto, a realizzare il complesso di riforme istituzionali, politiche ed economiche dal profilo assai ambizioso che è stato annunciato? In altri termini: il topolino del centrodestra partorirà la montagna della scossa produttivista, dell'articolazione federale dello stato, della modernizzazione della giustizia?
Riuscirà un governo che si regge su una maggioranza millimetrica, il cui leader subisce un assedio mediatico e giudiziario ininterrotto, a realizzare il complesso di riforme istituzionali, politiche ed economiche dal profilo assai ambizioso che è stato annunciato? In altri termini: il topolino del centrodestra partorirà la montagna della scossa produttivista, dell'articolazione federale dello stato, della modernizzazione della giustizia?
La risposta un po' guascona di Silvio Berlusconi a chi gli presenta i termini di questa condizione paradossale è che, liberatasi dei sabotatori interni guidati da Gianfranco Fini, la maggioranza è ora più forte e più determinata di prima. In realtà la tenuta numerica della pur ristretta maggioranza nelle numerose sfide sulla fiducia è condizione necessaria ma non di per sé sufficiente a sostenere un'iniziativa di così ampio respiro. E' necessaria un'azione politica all'altezza, che dalla giusta asserzione difensiva sul danno che causerebbe al paese un'interruzione traumatica del percorso di governo passi all'affermazione in positivo di una spina dorsale del progetto, che sta nella capacità effettiva di sconfiggere la sindrome della bassa crescita.
E' essenziale, a questo fine, un impegno corale di tutto il governo e naturalmente in primo luogo una spinta decisa, determinata e riconoscibile del ministro dell'Economia. La responsabilità di tenere i conti pubblici in ordine non può essere dimenticata o annacquata, ma è necessario che sia messa in campo una volontà altrettanto caparbia di combattere i fattori strutturali che costringono l'economia italiana a competere con una mano legata dietro la schiena. Dal punto di vista delle analisi, su questo tema cruciale, Giulio Tremonti ha tutte le carte in regola.
Tuttavia le sue denunce tempestive e in qualche caso preveggenti sugli effetti nefasti del medioevo amministrativo sulle potenzialità di crescita, sono state interpretate come opzioni di carattere essenzialmente culturale. Ora anche per lui si tratta invece di fare politica, di mettere a frutto il patrimonio di credibilità e di efficienza accumulato puntando su uno sviluppo possibile, su una liberalizzazione effettiva, su una lotta alla disoccupazione giovanile nel mezzogiorno efficace. Di fronte a una prova di concretezza e di decisione dell'intero governo, e della sua tolda di comando economica, forse tante tiepidezze a tanti scetticismi si scioglieranno e il miracolo della montagna partorita dal topolino potrà realizzarsi.


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