L'ultimo sberleffo del tecnoribelle Assange è la sua autodifesa di carta

Giuseppe De Filippi

Ma come un libro? Julian Assange, il profeta impertinente del Web, l'uomo che vive e combatte nel mondo digitale, quando ha bisogno di chiudere un contratto vero e guadagnare un po' di soldi scrive un libro? E nessuno fa caso a questo terribile auto-leaks? La delusione brucia, è come se Mark Zuckerberg chiedesse a un amico di prendere l'autobus e raggiungerlo a casa per vedere le foto delle vacanze.

    Ma come un libro? Julian Assange, il profeta impertinente del Web, l'uomo che vive e combatte nel mondo digitale, quando ha bisogno di chiudere un contratto vero e guadagnare un po' di soldi scrive un libro? E nessuno fa caso a questo terribile auto-leaks? La delusione brucia, è come se Mark Zuckerberg chiedesse a un amico di prendere l'autobus e raggiungerlo a casa per vedere le foto delle vacanze stampate su una bella pellicola o per mostrargli l'album in pergamena del matrimonio. O se quelli di YouTube vi invitassero a una bella serata Sanremo. E non regge la giustificazione alla Totò: lo faccio per la causa (con quello che costano gli avvocati), perché devo pagare le spese legali per difendermi nei processi.

    E no, chi abita nel wiki-mondo non scrive libri all'antica, quelli fatti di carta e rilegati e distribuiti da inquinanti camioncini in quei templi del passato che si chiamano librerie. E soprattutto non piomba in pieno Ottocento chiedendo l'anticipo all'editore. E facendosi pagare dai lettori l'odioso diritto d'autore. No, la democrazia digitale avrebbe richiesto ben altri comportamenti. Ritieni la tua vita interessante per il pubblico? Ma metti on line la tua autobiografia, come farebbe, dal basso, un onesto blogger. Hai bisogno di soldi? Chiedi un contributo libero (da ciascuno secondo le sue possibilità). Magari non in moneta, che è prodotta dall'orrenda Spectre delle banche centrali e manipolata dalla cupola dei cambi internazionali. Nel caso puoi accettare moneta di uno stato escluso dalle grandi transazioni finanziarie, ma sarebbe meglio richiedere pagamenti in natura con prodotti equi e solidali.

    E invece il deludente Assange, quando il gioco si fa duro, adotta il rispettabilissimo (ma ritenevamo a lui estraneo) modello da personaggio televisivo: prima vi rivelo gratis i miei segreti e conquisto la vostra fiducia, poi piazzo sul mercato il libro che li compendia. Va bene per le ricette, è meno elegante per la rivoluzione. Il diritto d'autore sulla propria vita è l'ultimo sberleffo dello spacciatore di vite altrui. Meriterebbe un contro-leaks e quindi una super piratata digitale dell'attesissimo libro. Sotto con le bozze, che si muovano i corsari del Web e corrano a spiattellare tutto per tutti e gratis. Non sarà mica difficile trovare qualche manina che in nome del libero accesso al sapere diffonda il manoscritto. O qualche diplomatico col dente avvelenato che, dai giardinetti in cui è stato relegato, abbia voglia di prendersi una piccola rivincita. Ecco, potrebbe muoversi il Copasir. Ma continuiamo a sperare che Assange tiri fuori un colpo da maestro e, dopo aver incassato gli anticipi dai paleolitici editori cartacei, cominci a diffondere da solo, da qualche misterioso server, tutti i fatti propri, preservativi compresi. E poi, ovviamente, si smentisca.