Detroit - Italia/10

S'avvera la rivoluzione di Marchionne

Redazione

La rivoluzione marchionnesca è compiuta. Le nuove relazioni all'americana fra azienda e lavoratori sono pronte. La svolta “storica”, parola di Sergio Marchionne, c'è. Da Torino inizia una nuova era. L'accordo per Mirafiori è stato raggiunto senza la Fiom, che non sarà più parte della rappresentanza sindacale aziendale nella Casa torinese. La Fiat fa dunque a meno della Cgil, non succedeva dai tempi di Vittorio Valletta.

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    La rivoluzione marchionnesca è compiuta. Le nuove relazioni all'americana fra azienda e lavoratori sono pronte. La svolta “storica”, parola di Sergio Marchionne, c'è. Da Torino inizia una nuova era.

    L'accordo per Mirafiori è stato raggiunto senza la Fiom, che non sarà più parte della rappresentanza sindacale aziendale nella Casa torinese. La Fiat fa dunque a meno della Cgil, non succedeva dai tempi di Vittorio Valletta. Non solo: il gruppo automobilistico procede per la propria strada fuori da Confindustria e applica condizioni di lavoro non previste dal contratto nazionale dei metalmeccanici. Era accaduto solo negli anni Venti del secolo scorso, ricordano gli osservatori più attenti. I rapporti con il presidente della confederazione degli industriali, Emma Marcegaglia, diventano sempre più difficili. Il maggior punto di frizione è proprio la rappresentanza sindacale: il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, nell'intervista al Foglio, aveva confermato il proprio dissenso. Ieri sera, comunque, Marcegaglia ha plaudito all'“accordo innovativo”. Arduo dire altro.

    L'intesa si basa su uno scambio così sintetizzato in casa Cisl: “Non possiamo buttare a mare l'investimento in nome dei diritti del sindacato”, ha detto ieri Claudio Chiarle, segretario della Fim-Cisl di Torino. Scelte difficili che segnano una svolta nella storia delle relazioni industriali in Italia dalle ricadute ancora indefinite seppure inevitabili nei rapporti di potere che solcano la politica, l'industria e i sindacati. Non a caso le prime reazioni dei vertici del Pd sono negative, mentre il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, concorda con l'intesa.

    Marchionne mette con le spalle al muro
    chi non lo segue, sia tra le organizzazioni dei lavoratori sia nel campo degli imprenditori. Adesso che ha rotto la diga, cosa accadrà? Mirafiori dopo Pomigliano (e peggio di Pomigliano, secondo Giorgio Airaudo, responsabile auto della Fiom-Cgil) vuol dire che dall'eccezione si passa a una nuova regola.

    Non tutto è fatto, sia chiaro. Anzi, si presenta un altro azzardo per il manager dal pullover nero rivelatosi un abile e audace pokerista: il referendum. Di qui alla seconda settimana di gennaio, partirà una campagna elettorale, ma non c'è dubbio che le divisioni sindacali lasceranno i lavoratori di fronte a un'alternativa davvero esistenziale. Perché Marchionne l'ha detto: o il 51 per cento di sì o impacchetto tutto e me ne vado a Detroit. Via un miliardo di euro, via 250 o forse anche 280 mila nuove vetture Alfa e suv Chrysler, addio alla possibilità di piazzare la Fiat anche in quel segmento alto che è stato il punto debole in tutta la sua storia, persino negli anni d'oro di Vittorio Ghidella. Oggi Mirafiori ha 5.500 addetti, domani potrà non restarne nessuno.

    Ma il punto decisivo riguarda la presenza sindacale. La Newco prevede 15 rappresentanti per ciascuna delle organizzazioni che accettano l'accordo (Fim, Uilm, Fismic e Ugl). Viene superata l'intesa del 1993 raggiunta con la Confindustria presieduta da Luigi Abete; e vale solo lo Statuto dei lavoratori. L'articolo 19 stabilisce il diritto a costituire rappresentanze sindacali anche “su iniziativa dei lavoratori nell'ambito delle confederazioni più rappresentative o, fuori da esse, di quelle che hanno firmato i contratti applicati nell'unità produttiva”. E' questo il comma che, secondo Marchionne, legittima l'esclusione della Fiom la quale è sì rappresentativa, ma non firma. Sull'organizzazione del lavoro, l'aspetto più controverso, la mensa, verrebbe risolto con un compromesso (non si mangia alla fine del turno, ma in mezzo, riducendo la pausa di 10 minuti). Per combattere l'assenteismo, non sarà pagato il primo giorno di malattia, ma il secondo sì, per un periodo sperimentale di sei mesi.

    Marchionne ottiene praticamente tutto e non concede molto. Nulla sull'aumento dei salari: il contratto dell'auto prevede una retribuzione più alta rispetto agli altri comparti meccanici, come nella tradizione Fiat fino all'avvento dell'egualitarismo? L'ad non lo dice. Non fa promesse nemmeno sull'occupazione: solo un generico accenno alla possibilità di assumere se le cose andranno bene. La pianta organica, oggi come oggi, resta la stessa. Con il Natale 2010 sta nascendo un modello contrattuale che lascia all'impresa libertà di manovra rispetto agli accordi nazionali e induce, di fatto, alla presenza in fabbrica di un interlocutore omogeneo con il quale discutere. E' l'unità sindacale dall'alto, fatta dall'azienda; anche questo un rovesciamento totale rispetto agli anni 70, ormai morti e sepolti a Mirafiori. Ma per Marchionne quello di ieri è il nostro “miglior regalo di Natale alle nostre persone”.

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