Ai cancelli di Mirafiori

Gli operai e i quadri Fiat vogliono negoziare lavoro e paghe più alte

Redazione

"Qui c'è gente che per Natale sta a casa un mese e che da settembre ha lavorato per pochi giorni", sottolinea un Giuseppe T. da 30 anni alla catena di montaggio. Al di là dell'incertezza che regna sulla trattativa, a turbare i sonni degli operai è proprio il 2011. Con l'inizio del nuovo anno la Multipla e la Punto escono di produzione. "Il 10 gennaio torneremo al lavoro, almeno parlo per gli addetti alle linee di Idea, Musa e MiTo. Ma per quanto?", si chiede Salvatore C.

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    Ultimo giorno di lavoro ieri alle Carrozzerie di Mirafiori, centro nevralgico della trattativa Fiat-sindacati che si è interrotta lo scorso 3 dicembre. A lavorare ci sono circa 2.000 tute blu su un totale di 5.000. Sono gli addetti alla MiTo, che vengono visti dai colleghi quasi come dei privilegiati, perché gli unici a non essere in cassa integrazione in questi giorni. Le tute blu di Idea e Musa sono a casa, così come quelle di Multipla e Punto. Senza contare che proprio ieri il gruppo ha comunicato che un provvedimento di cassa integrazione interesserà la Carrozzeria (tutti e 5 mila i dipendenti) il 17 gennaio e dal 24 al 30 gennaio 2011, e successivamente anche altri settori. Alle Meccaniche, alle Presse e agli Enti centrali di Mirafiori si lavorerà ancora parzialmente fino a martedì e poi, complici le festività natalizie, lo stabilimento si svuoterà fino al 10 gennaio.

    "Qui c'è gente che per Natale sta a casa un mese e che da settembre ha lavorato per pochi giorni", sottolinea un Giuseppe T. da 30 anni alla catena di montaggio. Al di là dell'incertezza che regna sulla trattativa, a turbare i sonni degli operai è proprio il 2011. Con l'inizio del nuovo anno la Multipla e la Punto escono di produzione. "Il 10 gennaio torneremo al lavoro, almeno parlo per gli addetti alle linee di Idea, Musa e MiTo. Ma per quanto?", si chiede Salvatore C. Tutti sono aggrappati alla speranza che sotto l'albero di Natale si trovi una garanzia di futuro per la fabbrica torinese. "C'è un misto di preoccupazione e rabbia tra gli operai. Cos'è questo prendere o lasciare di Marchionne?", si chiede Caterina Gurzì, da 32 anni alle Carrozzerie, iscritta alla Fiom. E aggiunge: "Si stava meglio quando si stava peggio. A reggere la Fiat una volta c'era una famiglia. Adesso chi c'è? Non si capisce".

    "Non sarà un bel Natale, perché i lavoratori di Punto e Multipla, pensano che ad attenderli in fabbrica ci sarà la cassa a 0 ore". A parlare così è Benito Crispino, uno dei “capopopolo” delle Carrozzerie, iscritto alla Uilm. "C'è preoccupazione a tutti i livelli, anche tra i capi officina. Sa qual è la cosa che preoccupa di più gli operai? E' che là fuori quando si parla di loro, si parla solo di Fiom. Ma qui, al di là delle appartenenze politiche, e delle tessere sindacali, siamo tutti sulla stessa barca con il mutuo da pagare, i figli da far studiare". E in effetti a sentire gli umori in fabbrica non sembra che gli irriducibili della Fiom siano il vero perno della questione. "Il punto non è se abbia ragione la Fiom o la Fismic, o se Marchionne sia un innovatore o meno. Se l'obiettivo è conservare il lavoro per sopravvivere, sarà inevitabile fare alcune rinunce, quindi cerchiamo di limitare i danni, di capire a cosa dobbiamo rinunciare". Quello di Giovanna C., una delle operaie più giovani, non è un caso isolato, come lei sono in molti gli operai disponibili e a firmare un accordo con l'azienda, pur di garantirsi il lavoro e di uscire dall'incertezza.

    A sondare gli umori degli impiegati degli enti centrali,
    circa 5.000 addetti, i discorsi non sono diversi. "La gente a Torino non sa che anche noi impiegati abbiamo pagato salato, in termini di cassa integrazione", ci dice Tiziana M., da anni dietro una scrivania a Mirafiori. Agli enti centrali lavorano tecnici, designer addetti al centro stile, avvocati dell'ufficio legale, i creativi del marketing e i comunicatori dell'ufficio stampa prodotto, ma anche segretarie e chi tiene la contabilità e quando si evoca la marcia dei 40 mila ci si sente dire con un sorriso amaro: "Ma quelli erano gli anni 80. Sono passati trent'anni. Se oggi i capi di Mirafiori scendono in piazza, saranno mille malcontati". "Ma quand'anche scendessimo in piazza non so cosa potrebbe cambiare", dice uno dei dirigenti degli Enti centrali. "Noi colletti bianchi siamo sulla stessa barca degli operai e anzi se salta l'investimento su Mirafiori, saremo i primi a saltare". Tra gli impiegati qualcuno sintetizza: "E' meglio il galleggiamento precario degli ultimi anni, con continui stop and go lavorativi o è meglio se facciamo qualche sacrificio tutti per non perdere il lavoro e garantirci una serenità a lungo termine? Lei cosa farebbe al mio posto? Io non avrei dubbi".

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