Vedi Atene e poi muori. Piccolo viaggio nella tragedia Grecia

Redazione

Un taxi cerca di passare fra cumuli di bottiglie di plastica e resti di verdura marcia che dal marciapiede invadono la strada. Siamo nel cuore di Atene, dove il neosindaco George Kaminis, eletto nelle amministrative del 14 novembre come indipendente – ma appoggiato dai socialisti al governo – lancia da giorni richieste di aiuto. “Passeremo il Natale sotto 200 mila tonnellate di rifiuti”, dice.

di Maria Gilda Lyghounis

    Un taxi cerca di passare fra cumuli di bottiglie di plastica e resti di verdura marcia che dal marciapiede invadono la strada. Siamo nel cuore di Atene, dove il neosindaco George Kaminis, eletto nelle amministrative del 14 novembre come indipendente – ma appoggiato dai socialisti al governo – lancia da giorni richieste di aiuto. “Passeremo il Natale sotto 200 mila tonnellate di rifiuti”, dice.

    Vivere nella capitale della Grecia ai tempi della crisi significa anche tenere le finestre chiuse tutto il giorno perché l'odore che arriva dalle strade è insopportabile. L'emergenza è cominciata con gli scioperi degli spazzini e dei lavoratori dell'unica grande discarica legale, quella di Ano Liosia, nei sobborghi a nord ovest della metropoli. Protestavano contro i tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici voluti dall'Unione europea e dal Fondo monetario internazionale in cambio del megaprestito di 110 miliardi di euro alla Grecia in tre anni. A fine novembre è arrivata la chiusura della discarica per una settimana, un segno di solidarietà al licenziamento di cento precari dei servizi pubblici: come avvenuto ad altri colleghi dell'amministrazione statale, il loro contratto non è stato rinnovato quando e scaduto, perché i tagli anticrisi stabiliti dal governo non lo permettono. Ora, l'assenza di quei cento precari mette in crisi la già traballante opera di smaltimento delle cinquemila tonnellate di rifiuti che ogni giorno restano sulle strade di Atene. “Se a gennaio saranno approvati altri settecento licenziamenti in questo settore, com'è in programma, l'emergenza immondizia sarà insostenibile”, annuncia Kaminis, che chiede un incontro con il ministro dell'Interno e con il presidente neoeletto della prefettura dell'Attica, la regione di Atene, dove vivono 4 milioni di abitanti, quasi la metà della popolazione greca.

    Dal 2008, accanto alla vecchia discarica di Ano Liosia, è sorto un nuovo “sito di sepoltura sanitaria dei rifiuti”, come dice la burocrazia. Si trova a Philì ed è fra i più grandi d'Europa, con i suoi 350 ettari d'estensione. L'impianto produce anche biogas. Proprio lì erano impiegati i cento contrattisti che sono rimasti senza lavoro – in totale, i dipendenti erano 250 – e il sito adesso funziona a scartamento ridotto. I camion raccolgono i rifiuti sulle strade ma non sanno dove portarli. “E' il frutto di una gestione miope durata anni”, dice al Foglio Petros Samaras, docente di Tecnologie per il controllo dell'inquinamento ambientale  all'Università di Kozani, nel nord della Grecia.

    “Usiamo vecchie tecnologie che riescono a trarre dai rifiuti al massimo un 15 per cento di energia riutilizzabile, ma nel resto d'Europa la maggior parte degli impianti ricava dall'immondizia il 100 per cento di energia. E' così anche nella vostra struttura di Brescia – dice Samaras – La Grecia usa ancora tecniche troppo costose, che richiedono grandi aree. Con la crisi economica, le autorità non riescono a trovare fondi per trattamenti dei rifiuti più all'avanguardia, e i cittadini, già colpiti dai tagli agli stipendi, non vogliono certo pagare una bolletta più salata per l'immondizia. La preoccupazione per l'ambiente non è più una priorità”.
    Il sindaco di Atene ha chiesto una prova di senso civico ai cittadini: pur di liberarsi della spazzatura generica, la buttano nei contenitori destinati alla raccolta differenziata, comparsi da pochi anni in città. Ora la Grecia rischia di essere multata dall'Unione europea per le 250 discariche illegali – concentrate soprattutto nel Peloponneso – che ancora funzionano, nonostante il governo abbia già sborsato più di 4,5 milioni di euro nel 2005 per la stessa ragione. Sono 34 mila euro di multa a discarica, una cifra considerevole di questi tempi. Kaminis vuole assicurare ai cittadini un pranzo di Natale all'odore di melomakarona e di kourabiedes, i dolcetti al miele e alle mandorle tipici della stagione, non profanato dai miasmi che salgono dalle strade.

    Gli studenti e i lavoratori non smettono di marciare – inevitabilmente fra i rifiuti – in una serie di cortei di protesta. Lo hanno fatto il 2 dicembre contro l'annuncio di nuovi tagli imposti dall'Ue e dal Fmi: una sforbiciata del 12 per cento agli stipendi del settore privato, dopo quella del 20 per cento che ha colpito il pubblico impiego lo scorso maggio. “Meglio ridurre i salari che licenziare”, dicono il ministro dell'Economia, Giorgos Papakonstantinou, e il premier, George Papandreou. E' il settore privato a essere più colpito dall'emergenza. I 650 mila disoccupati ufficiali (questa cifra non comprende i lavoratori in nero), pari al 12 per cento della forza lavoro, sono quasi tutti ad Atene, come dice un recente studio del sindacato Gsee. Secondo le stime, il prossimo anno la disoccupazione salirà al 14,5 per cento. Sono soprattutto giovani e vivono grazie al sostegno dei genitori. Ora che gli stipendi sono in discesa, per le famiglie è più difficile aiutare i figli.

    Gli studenti liceali e universitari, da parte loro, continuano a protestare per i tagli ai fondi destinati all'università pubblica, oltre che per l'accorpamento di molte scuole primarie e secondarie. In Grecia, con centinaia di piccole isole in cui gli scolari non arrivano a cento, non è un problema da poco. Senza contare l'inchiesta aperta dalla magistratura contro la facoltà di Teologia di Atene. L'accusa? Troppi docenti legati da vincoli di parentela. Un vizio nazionale che rischia di vedere coinvolte altre facoltà – ma la Grecia in questo è in buona compagnia. Il corteo del 2 dicembre non è stato che la prova generale della grande marcia che si è svolta quattro giorni più tardi per ricordare un 15enne, Alexis Grigoropoulos, ucciso da un poliziotto due anni fa. La sua morte scatenò la guerriglia urbana in tutte le città greche. Quest'anno gli incidenti sono stati contenuti: tre feriti lievi, 41 fermati e le solite vetrine rotte. Sul quotidiano Ta Nea, il più diffuso in Grecia, un lettore chiede in un commento se qualcuno scenderà in piazza per ricordare i tre impiegati della Marfin Bank di Atene, morti asfissiati lo scorso maggio per il lancio di bottiglie incendiarie all'interno della loro filiale, in pieno orario di lavoro. I due maggiori sindacati ellenici, l'Adedy per il pubblico impiego e il Gsee per il settore privato, hanno annunciato uno sciopero generale per il 15 dicembre. Bisognerà vedere se Atene, già ammorbata dalle esalazioni dei cassonetti, lo sarà ancora dal fumo delle molotov.
    Giovedì, l'Ue ha fatto sapere alla Grecia che il governo avrà più tempo a disposizione per ripagare il debito che ha salvato il paese dal default – il limite è fissato oggi al 2013. Per molti cittadini, la notizia non è affatto buona: significa che i sacrifici dureranno ancora più a lungo.

    di Maria Gilda Lyghounis