Il Guarguaglini segreto che galvanizza i dirigenti e si confessa

Redazione

C'è chi assicura che una standing ovation come quella a Pier Francesco Guarguaglini non era mai stata riservata nelle cinque passate convention dai dirigenti di Finmeccanica, riuniti lunedì scorso a Torino rigorosamente a porte chiuse. L'assemblea annuale è caduta in un periodo rovente per il gruppo, coinvolto in un'indagine giudiziaria dalla grande eco mediatica

di Pietro Romano

    C'è chi assicura che una standing ovation come quella a Pier Francesco Guarguaglini non era mai stata riservata nelle cinque passate convention dai dirigenti di Finmeccanica, riuniti lunedì scorso a Torino rigorosamente a porte chiuse. L'assemblea annuale è caduta in un periodo rovente per il gruppo, coinvolto in un'indagine giudiziaria dalla grande eco mediatica. Un'inchiesta che il presidente e amministratore delegato (non raggiunto da alcun provvedimento) non ha mai ricordato esplicitamente nel suo discorso ma che si poteva leggere in controluce. Soprattutto nel finale, quando Guarguaglini, dopo aver citato Albert Einstein (“La crisi è un'opportunità e non c'è merito senza crisi”), ha concluso a effetto: “Tutti sono bravi marinai quando non c'è tempesta”. Una tempesta provocata non solo dalla congiuntura economica mondiale negativa ma anche “dall'aggressività, oggi molto violenta, in alcuni casi” dei competitori nei confronti di “una piccola azienda italiana diventata in pochissimo tempo un attore protagonista”. Competitori che in genere hanno alle spalle i rispettivi sistemi paesi ed è per questo che a piazza Monte Grappa, sede del gruppo, hanno apprezzato con tutta probabilità il sostegno indiretto dell'ex numero uno di Finmeccanica, Fabiano Fabiani, che, intervistato dalla Stampa, ha sostanzialmente invitato la politica a prendersi cura di settori delicati come la difesa.

    Dal punto di vista industriale ed economico, il discorso di Guarguaglini – che il Foglio ha letto – contiene diversi aspetti. Prima di tutto, Guarguaglini ha negato che aerospazio e difesa possano andare in crisi per i tagli ai bilanci pubblici di Italia, Regno Unito e soprattutto Stati Uniti. “I dati che stanno uscendo e le previsioni dei nostri tre paesi di riferimento – ha affermato Guarguaglini – dimostrano che sostanzialmente si manterrà una certa stabilità negli investimenti nel breve e medio periodo, facendo presagire così ancora interessanti opportunità per lo sviluppo di tecnologie innovative e di nuovi prodotti. In controtendenza – ha poi rilevato – i cosiddetti paesi emergenti, dove sono previsti investimenti nella difesa con una crescita media annua di circa il 4 per cento. Essi offrono prospettive di ingresso tramite la creazione di partnership locali. Una strategia, quest'ultima, che dagli Emirati arabi all'India il gruppo già persegue. E se si guarda agli States, ha sottolineato Guarguaglini, forse pensando all'acquisizione di Drs, secondo alcuni osservatori pagata troppo, “i nostri prodotti sembrano adattarsi perfettamente a una nuova filosofia di spesa che privilegia la sicurezza degli operatori, la funzionalità d'uso e l'integrazione fra i sistemi”. Viceversa, quasi una risposta anticipata al suggerimento avanzato ieri da Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera di concentrarsi su aerospazio e difesa, Guarguaglini continua a credere che Finmeccanica abbia un futuro anche nell'energia e nei trasporti, “un'altrettanto valida strada per rafforzare ulteriormente il nostro business”, considerato che “il mercato dell'energia cresce stabilmente con una media tra il 2 e il 3 per cento e nel mercato dei trasporti mondiali il tasso di crescita è del 2 per cento con punte del 5 per cento nell'alta velocità”.

    Nel discorso di Torino non è mancata una coraggiosa autocritica – è stata giudicata tale da molti dei presenti – dedicata alle lacune di Finmeccanica. Secondo Guarguaglini, “non serve semplicemente far crescere il fatturato” bensì “ottenere il pieno soddisfacimento del cliente con la giusta redditività”. Un altro punto debole è la mancata integrazione: “Prima ancora che a livello di gruppo – ha ammesso – troppo spesso l'integrazione manca all'interno delle singole aziende, anche tra stabilimenti situati all'interno della stessa nazione”. Infine Guarguaglini ha invitato i dirigenti a “essere veloci, ma non frettolosi o irrispettosi delle regole”.

    di Pietro Romano